Intervista a Carlo Ripa di Meana/Costante negli anni l'impegno ambientalista dei repubblicani "Il Pri, un partito in grado di affrontare i nuovi tempi" Mi candido con il Pri perché il Partito repubblicano ha sempre mantenuto una grande attenzione ai temi ambientali. Lo spiega alla "Voce Repubblicana" Carlo Ripa di Meana, ex commissario europeo all'Ambiente e capolista della lista Pri - Liberal Sgarbi nella circoscrizione dell'Italia centrale. Onorevole Ripa di Meana, perché ha deciso di candidarsi a queste elezioni politiche con il Partito repubblicano e con i liberal di Vittorio Sgarbi, dopo l'esperienza nell'area politica ambientalista da cui è uscito in maniera traumatica nella seconda metà degli anni ‘90? "L'unica continuità con la dimensione della questione ecologica e, in particolare, di quella del nostro Paese e dell'Unione europea, che ho trovato nel ‘mercato' della politica e dei suoi passaggi elettorali, è risultata quella di un partito come il Pri, che ha sempre mantenuto un'attenzione e anche un'elaborazione legislativa sulle questioni ecologiche e ambientali. Mi riferisco alla lunga stagione di Presidente di "Italia nostra" di Giorgio Bassani nella sua fruttuosa esperienza nel periodo più bello di quella associazione. Mi riferisco alla sensibilità culturale che ha portato Giovanni Spadolini a concepire il ministero dei Beni culturali e ambientali - allora si chiamava così - in base all'articolo 9 della Costituzione che recita: ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione'. Voglio anche ricordare l'impegno di Giuseppe Galasso, che con la sua legge ha messo, per quanto possibile, al riparo da profanazioni, la difesa delle coste italiane". L'impegno del Pri sull'ambiente è proseguito? "Sì, con Giorgio La Malfa e sua moglie Daniela. Ricordo in anni molto recenti le riviste del ‘Ceep Ambiente' e ‘Energia e materie prime', che allora i repubblicani pubblicavano. Quando ero commissario all'Ambiente, in tempi non lontani, ho partecipato ad un convegno organizzato a Ischia su questi argomenti". L'influenza del Pri è stata determinate? "Sì, ho trovato nell'influenza del Pri tutte le migliori ragioni di un partito che, per tutte le sue qualità, è sopravvissuto alla tempesta della prima Repubblica, unico tra i partiti del passato. Il Pri oggi si sta attrezzando ad affrontate tempi nuovi manifestando la sua intenzione di assumere la questione ambientale come fisiologica e in forme assolutamente non secondarie rispetto alla sua politica complessiva. Questo mi è piaciuto molto perché conosco ed apprezzo Giorgio La Malfa e lo sento come uno degli uomini contemporanei più vigili, uno spirito libero, non dogmatico. Mi ha fatto molto piacere quando mi ha invitato a prendere parte a questa importante iniziativa politica in vista delle elezioni europee". La sintonia con il Pri è su tutti i temi? "Sì, condivido tutti i punti principali dell'iniziativa repubblicana sulla politica internazionale ed europea. Sono favorevole ad un impegno europeo che veda uscire l'euro dalla sua solitudine e che non sia più ‘governato' dalle indicazioni della Banca centrale europea e vorrei che fosse immesso nel problema del rilancio della politica economica europea. Vedo come essenziale che l'Unione europea resista alle tentazioni antiamericane e al ‘piffero francese' intonato da Chirac e che voglia confermare come pietra angolare questa solidarietà occidentale. Auspico che lo sviluppo dell'Unione europea a 25 avvenga con questa mutua garanzia. Non dico che bisogna essere acritici nei confronti della politica americana, ma l'Europa si deve muovere nella necessità di salvaguardare l'unità dell'area Nord-americana ed europea per rispondere al terrorismo fondamentalista". Quali altri temi pensa che debbano essere affrontati in questa campagna elettorale? "Quello del bipolarismo. Trovo che questo sistema politico non sia affatto brillante. Ma un altro argomento che mi attrae molto è quello di uno spazio europeo per la cultura. Il nostro patrimonio culturale europeo è in pericolo. Basta pensare ai santuari ortodossi in Serbia distrutti dal fanatismo musulmano. A questo si è aggiunta l'intuizione di Vittorio Sgarbi per tutelare il patrimonio della nazione e il paesaggio. A questi temi, come Presidente del Comitato nazionale del paesaggio (Cnp) da più di tre anni dedico il mio tempo". Qual è la principale battaglia che state conducendo? "Contro l'energia eolica. In Italia il vento non consente di ottenere risultati energetici degni di nota e impone un sistema di incentivi, di contributi a fondo perduto, tangenti lasciate nelle anticamere dei sindaci e un sistema di corruzione. Questa è una battaglia ciclopica che abbiamo voluto intraprendere. Si sono fatte vive solo poche forze politiche come i radicali, Vittorio Sgarbi, Radio radicale e anche Giorgio La Malfa. Anche ‘La Voce Repubblicana' si è impegnata su questo. Ho visto un articolo di Francesco Bernardini che critica l'eolico. Quello che si sta facendo è un tentativo molto interessante con persone molto diverse tra di loro". Come descriverebbe questa alleanza? "Il Pri dà quello che di meglio si possa chiedere in materia di affidabilità politica in qualità di partito della ragione. Mentre Sgarbi ha avuto questa intuizione con una terminologia che io non sarei mai stato così bravo ad individuare". Lei pensa di proporre una battaglia contro ogni forma di affarismo ambientalista? "Sì, mi dichiaro contro ogni forma di affarismo ambientalista. Abbiamo trovato ad esempio Legambiente con il ‘sorcio in bocca'. Il Presidente di Legambiente della Basilicata De Leo, con una lettera dello scorso anno, ha interpellato una ditta altoatesina che gestisce in Basilicata due centrali eoliche, offrendo alcuni servizi a pagamento. Ma sia Legambiente che il Wwf sono sui libri paga dell'industria eolica e quindi il loro parere sull'eolico non vale nulla perché alla fine risulta un parere di parte. Sono nel businness fino al collo. Le loro valutazioni sono come quelle dell'industria. Questo è grave perché hanno tradito la loro vocazione originaria, che è quella dell'indipendenza rispetto agli imprenditori, che giustamente, facendo il loro mestiere, perseguono il profitto". (intervista a cura di l. p.) |