Il vicesindaco Rizzica parla di Reggio Calabria e delle prossime elezioni/La candidatura di Nucara alle europee e la visione metropolitana della città dello Stretto

Un'Europa con una reale dimensione politica

Alle prossime elezioni europee il reggino Francesco Nucara sarà capolista nel Mezzogiorno del gruppo che i repubblicani hanno costituito con la lista Liberal Sgarbi. Il programma politico, come evinto dalle dichiarazioni del sottosegretario all'Ambiente, è caratterizzato dalla visione di un'Europa che sia non solo unione monetaria, governata da banchieri, ma anche politica, con un suo governo che rappresenti sostanzialmente, non solo formalmente, i vari parlamenti nazionali e con un presidente eletto direttamente dai cittadini europei. Al vicesindaco Gianni Rizzica, vicino per posizione politica e antica amicizia al parlamentare reggino, chiedo di esplicitarne ulteriormente la posizione.

Questa Europa disegnata da Nucara, però, non sarà l'attuale bensì quella allargata a 25 nazioni, per cui la nostra Regione, non più il fanalino di coda, perderà il diritto di priorità per i finanziamenti.

Un problema politico in più.

Infatti, oltre all'Europa a 25 nazioni, se ne va delineando anche un'altra, quella delle Regioni, intendendo con questo termine zone culturalmente omogenee e con simili strutture produttive e commerciali. Queste potranno divenire anche macroregioni con territori a cavallo di diverse nazioni. In questa Europa prossima ventura, obiettivo dichiarato di Francesco Nucara è di far sì che l'inevitabile rallentamento del flusso di denaro europeo verso la Calabria, per non comprometterne lo sviluppo, sia compensato da una maggiore capacità di spesa. A un parlamentare europeo non si può chiedere altro: sarà compito dei politici locali il saper utilizzare al meglio l'aiuto comunitario.

Sul piano specificatamente europeo quali altri obiettivi sono stati delineati?

Intanto nella prossima legislatura vi sarà l'impegno, gravoso ma qualificante, di varare la Costituzione europea. Ma, a parte questo impegno comune alle altre formazioni, il Pri insieme alla Lista Sgarbi, ritenendoli pilastri di sviluppo, punterà decisamente alla valorizzazione dei beni culturali.

La candidatura europea di Francesco Nucara

Potrebbero essere solo parole, come tante volte se ne sono sentite: eppure suonano diverse dalle solite che si è abituati ad ascoltare. È come se l'aver sentito affermare a Francesco Nucara di non correre per le europee "né con Prodi né con Berlusconi", lungi dal farlo definire affetto da ondivaghezza politica, abbia portato a farlo considerare un politico non condizionabile e pertanto maggiormente affidabile proprio per l'inconsueta posizione politica.

In un'epoca in cui sono definitivamente, e malinconicamente, tramontate le grandi ideologie del pensiero politico occidentale; e in cui, pertanto, la politica si è ridotta a mera gestione del presente in base all'unico criterio del rapporto costi/benefici; in quest'epoca, in cui nel bene e nel male ci troviamo a vivere, liberarsi dagli schieramenti, e a chiare parole affermare di aver fatto un "accordo di legislatura" con patto di lealtà per tutta la sua durata ma suscettibile di revisione ove i risultati non siano soddisfacenti è un atto di estrema coerenza: questa posizione è indice di una mentalità pragmatica in grado di ricercare sempre e comunque, ben al di sopra delle logiche degli schieramenti, l'interesse della propria "regione elettorale". La legge elettorale per le elezioni europee consente meglio questo tipo di posizione politica.

"Accordi di legislatura" al governo centrale, come dici, ma anche libertà di scelta nelle amministrazioni periferiche: a Villa San Giovanni il gruppo dei repubblicani è nella giunta comunale di centrosinistra guidata da Rocco Cassone.

Zone e città diverse possono aver determinato scelte strategico-amministrative diversificate, secondo il principio che il PRI si allea con chi condivide la formazione del programma politico.

Accordi di legislatura e questione Ponte

Anche sul contrastato tema dell'attraversamento stabile sullo Stretto Francesco Nucara, e con lui i repubblicani, hanno assunto una posizione tutto sommato abbastanza defilata da quella mantenuta dalla maggioranza: "subita" la struttura, pragmaticamente se ne vuole ricevere tutti i vantaggi possibili.

La nostra posizione sul Ponte è stata sempre chiara. Insieme alla grande infrastruttura si deve pensare a migliorare la strada ferrata sia in Calabria che il Sicilia, che sta anche peggio di noi: che senso ha fare il ponte per guadagnare un quarto d'ora, venti minuti se poi ci si impiegano cinque ore per andare da Messina a Palermo? Pensando alla viabilità stradale, che senso ha il ponte se la statale 106 resta quella che è? E poi, mancano in Calabria sufficienti attraversamenti viari trasversali e un aeroporto moderno a Reggio Calabria quale fulcro di sviluppo generale.

Si deve ammettere che in questo senso Francesco Nucara si è sempre mosso con coerenza. Ricordo che negli anni ottanta, quando era sottosegretario ai lavori pubblici, fece emettere un finanziamento per quella trasversale Bovalino/Bagnara che solo recentemente col presidente Fuda ha conosciuto il suo abbrivio. Ma torniamo al ponte.

Per noi non ha mai avuto senso parlare di attraversamento stabile sullo Stretto senza parlare del miglioramento infrastrutturale del territorio.

La città metropolitana dello Stretto

La questione ponte corre parallela a quella della Città Metropolitana dello Stretto. Solo quando si avrà una massa critica di cinquecentomila abitanti si riuscirà a portare avanti politiche di sviluppo locali che abbiano un respiro europeo: il progresso di Reggio, quindi, non potrà prescindere in futuro dalla creazione di una grande area metropolitana comune con Messina.

Su questo mi trovi assolutamente e incondizionatamente d'accordo. Mi trovi d'accordo anche sul fatto che non sia giusto né tanto meno produttivo contaminare il tema dell'attraversamento stabile dello Stretto con quello dell'istituzione della Città Metropolitana dello Stretto: questa potrà e dovrà divenire realtà indipendentemente dal tipo di infrastrutture che la collegheranno. Nel frattempo bisogna lavorare sull'Area integrata dello Stretto.

D'altronde, se ci si limita ad analizzare la qualità e la velocità dell'attraversamento del braccio di mare da punto di vista degli abitanti delle città dirimpettaie, la presenza o meno del ponte è ininfluente. Forse lo stesso si può addirittura dire anche per le due rispettive province. Il vantaggio riguarda solo le lunghe percorrenze e, in buona sostanza, più le altre province siciliane.

Non bisogna, a mio avviso, estremizzare le posizioni. La fase di costruzione del manufatto porterà alle due città lavoro e ricchezza. Per non parlare dello sviluppo commerciale che storicamente hanno avuto i territori posti all'estremità dei grandi ponti.

Europa delle Regioni e regione dello Stretto

Tornando alla Città metropolitana dello Stretto, le riforme costituzionali previste dall'attuale Governo prevedono che si possano creare delle nuove Regioni, purché abbiano un minimo di un milione di abitanti. In quest'ottica, oltre che di Città Metropolitana, si potrebbe parlare anche di Regione dello Stretto. Questa idea, presente da svariati anni e comune a diversi settori sia di destra che di sinistra, potrebbe riprendere vitalità e acquisite migliori aspettative di riuscita.

In un'Europa delle Regioni, quella dello Stretto avrebbe tutte le carte in regola per divenire un notevole polo di sviluppo per tutto il meridione italiano: una specie di porta europea a quel nuovo mercato mediterraneo che si aprirà nel 2010 quando saranno operative le risoluzioni del protocollo di Barcellona.

Reggio, quindi, non più città di frontiera bensì centro di raccordo, insieme a Messina e le due Province, tra l'opulenta Europa cristiana e il Mediterraneo islamico.

È una prospettiva alla quale si dovrà lavorare con l'apporto di tutte le forze politiche, tra le quali, naturalmente, anche quella dei repubblicani, che vedono negli Stati Uniti d'Europa il riferimento principale per la costruzione di una duratura pace nel mondo.

Al Pri bisogna riconoscere, nel magmatico mondo politico italiano in cui si osserva un a volte vorticoso cambio di etichette e stemmi e programmi, il primato della coerenza: è l'unica formazione politica sopravvissuta alla prima repubblica con lo stesso nome.

Nell'evoluzione delle dinamiche politiche italiane il partito repubblicano, oltre a mantenere il suo logo e nome, ha conservato intatta la propria identità. Dopo oltre cento anni di storia, il partito più "vecchio" nel panorama politico italiano non ha mai cambiato la sua natura ed è rimasto legato a quelli che erano i principi mazziniani.

Coerenza e identità dei repubblicani

Non mi vorrai dire che nulla è cambiato dai tempi di Mazzini a oggi?

Alcuni principi, come "capitali e lavoro nelle stesse mani", rimangono attuali nella nostra società moderna: molta gente, anche se non ha grossi capitali diventa azionista di qualcosa; alcune aziende, come premio di produzione, danno loro azioni ai loro dipendenti. Se tu leggessi il diritto di famiglia e contemporaneamente qualcosa sulla considerazione che Mazzini aveva della donna nella società, rimarresti strabiliato della sua lungimiranza.

Ma molte altre cose sono cambiate. Se non vi foste evoluti sareste scomparsi.

Evoluzione e adattamento senza tradire i principi: è stata questa la nostra forza. Quando arrivò Ugo La Malfa nel Partito Repubblicano, nell'immediato dopoguerra, uso queste parole: "Io interpreto il mazzinianesimo in chiave moderna, in chiave pragmatica, perché la Repubblica c'è e non possiamo più fare una battaglia ideale per averla. I concetti mazziniani io li trasferisco nell'epoca moderna".

Ma venne contestato perché non era un mazziniano puro da coloro i quali, rimanendo legati a schemi che non avevano più ragion d'essere, non sapevano guardare con occhi moderni alla società che si evolveva.

Coloro che contestarono La Malfa se ne andarono dal partito. Lo stesso hanno fatto di recente coloro i quali, pochissimi, rifiutando di valutare la collocazione politica sulla base dei programmi, hanno preferito logiche di schieramento incondizionato.

Come se ne sono andati altri quando avete scelto di aderire alla Casa delle Libertà: di questo passo in quanti rimarrete?

Noi lavoriamo sulle idee e portiamo avanti progetti per il bene comune: l'elettorato saprà premiare la coerenza e la trasparenza del partito nel perseguire sempre e comunque il maggiore interesse degli italiani e delle varie cittadinanze locali.

Nel nostro caso, il maggiore interesse di Reggio è la creazione della Città Metropolitana e, in prospettiva, la Regione dello Stretto. I repubblicani pensano di poter sposare questa idea?

La risposta mi sembra di avertela già data: certamente sì.

"Il Quotidiano" 4 maggio 2004