Cronaca dello scacco ad un intero Paese Sembrava la giornata giusta: toni cauti ma rassicuranti, la manifestazione, l'appello del Papa e, finalmente, un raggio di luce sul volto dei parenti dei nostri connazionali dopo il buio profondo dei giorni della disperazione. Il dott. Al Kubaisi (vice capo del consiglio degli Ulema) lasciava intendere che, probabilmente, molto presto i tre sarebbero stati rilasciati e consegnati nelle mani della Croce Rossa Italiana in segno del riconoscimento dell'importante lavoro svolto sotto il profilo umanitario a favore della popolazione di Falluja. Sembrava la giornata giusta, ma a tarda sera, raggelante, arriva l'annuncio della televisione satellitare araba Al Jazeera: si chiede l'impegno del nostro Governo per la liberazione dei detenuti iracheni in mano ai curdi. L'incubo per i familiari di Agliana, Cupertino e Stefio continua, mentre inizia il vile gioco al rialzo dei sequestratori. In molti, diciamoci la verità, ce lo aspettavamo e se lo aspettava, o lo sapeva, il Governo, che sin dai primi giorni invitava tutti a non cedere a facili entusiasmi. Si pensava che i tre fossero stati semplicemente "venduti" ad un gruppo di banditi privi di qualsiasi collegamento con le falangi terroristiche, o della sedicente resistenza irachena, e quindi facilmente influenzabili; solo questo poteva giustificare una richiesta così irrisoria: una manifestazione; sembrava quasi il gesto di chi essendosi infilato in una situazione non gestibile in base alle proprie possibilità, cercasse di uscirne a testa alta, magari guadagnando qualche soldo e qualche riga sui quotidiani di tutto il mondo. Ma la realtà palesatasi è diversa, molto diversa: ci troviamo, infatti, di fronte ad un nemico che conosce molto bene il nostro panorama socio-politico. La manifestazione è risultata essere una richiesta puramente strumentale al fine di saggiare la risposta dell'opinione pubblica italiana. È un nemico forte del fatto che resta a noi del tutto sconosciuto, e che mira a scardinare la stabilità politica del nostro Paese, nonché la tenuta della coalizione alleata che opera in Iraq. Questo sequestro ha alle spalle una ben congegnata regia e dimostra come sul terreno iracheno sia in atto quella temuta saldatura tra guerriglia ed elementi esterni riconducibili ai gruppi terroristici internazionali. E a conferma di queste tesi è arrivato l'annuncio di questa nuova richiesta, che ha mostrato il senso vero del rapimento e che ha trasposto la questione dal piano diplomatico a quello politico. E' una questione delicata, perché si dice che i combattenti iracheni, di cui si chiede la liberazione, in realtà sarebbero in gran numero appartenenti al gruppo terroristico Ansar al Islam, che secondo l'intelligence occidentale sarebbe il gruppo più vicino all'internazionale del terrorismo: Al Qaeda. Ovviamente una trattativa su questi presupposti non può essere intrapresa: non lo vuole il governo italiano e soprattutto non lo vogliono Bush e i leader curdi; sarebbe una debacle, che legittimerebbe i terroristi a sempre più consistenti rivendicazioni. Sembra una situazione di empasse per il nostro Governo, pressato, da un lato, dalla necessità di non cedere alle richieste e di rimanere il solo attore nella trattativa con i banditi (infatti, secondo me, il coinvolgimento della Croce Rossa, lato umanitario della presenza italiana in Iraq, per alcuni potrebbe giocare nel senso di sminuire il ruolo del governo a favore delle correnti pacifiste del nostro Paese) e, dall'altro, dalla necessità di salvare la vita ai nostri connazionali. In questo quadro sempre più complesso e fluido sembra essersi risvegliata l'O.N.U. che tramite il Segretario Generale, Kofi Annan, ha lasciato intravedere la possibilità di una nuova risoluzione che coinvolga anche i Paesi mediorientali nell'invio dei caschi blu in Iraq. Forse questa sortita potrà fornire una spalla al nostro Governo in questa difficile trattativa ed in tutta questa vicenda che ogni giorno sembra sempre più esser la cronaca dello scacco ad un intero Paese. Pasquale Spinelli |