Abu Ghraib e i valori degli Usa/Si deve ristabilire la differenza fra "il bene e il male"

Problema di coerenza che investe le democrazie

Pubblichiamo un intervento di Valbonesi, segretario regionale dell'Emilia Romagna e componente di minoranza della Direzione nazionale del Pri.

di Widmer Valbonesi

Sono d'accordo con la presa di posizione di La Malfa: se coloro che devono rappresentare la superiorità dei valori occidentali (la libertà, il rispetto dei diritti umani, la tolleranza, il metodo democratico) si comportano come gli aguzzini del regime, vengono meno i presupposti morali dell'intervento militare in Iraq.

Se quelli erano i veri presupposti che giustificavano l'intervento e non la presenza delle armi di distruzione di massa o il petrolio, cioè l'abbattimento del regime sanguinario di Saddam, comportarsi da barbari rende immoralmente concepibile la differenza fra "il bene e il male".

La cosa è ancor più grave perché portata avanti da coloro che storicamente dovrebbero rappresentare il baluardo di un nuovo equilibrio mondiale basato sulla democrazia e il rispetto dei diritti umani. Ma se questo sul piano morale è esecrabile, anche per chi politicamente come noi è sempre stato dalla parte americana, sul piano politico, per ciò che significa, è distruttivo, soprattutto se non si ha il coraggio di assumersi la responsabilità politica di aver commesso quelle nefandezze.

La superiorità del regime democratico che ha la forza in sé per denunciare anche gli abusi, le violenze ed i crimini più efferati, rispetto ai regimi totalitari di destra, di sinistra o di regimi religiosi, ha un senso solo se si fanno pagare coloro che li commettono e coloro che li hanno ordinati.

Non si capisce la difesa di Rumsfeld da parte di Bush se non in una logica di autodifesa che vuole coprire eventuali altri segreti, ma così facendo è evidente che espone tutti coloro che sono in missione in Iraq a delle critiche feroci anche rispetto alla possibile corresponsabilità morale di quelle torture.

Perché un conto è svolgere azioni umanitarie e di presidio del territorio, un conto è stare con degli alleati che compiono atti di quella violenza inaudita, in spregio a tutti i più elementari diritti umani.

Bush non è più seguibile in questa sua strategia da integralista religioso: deve far pagare i colpevoli se vuole avere ancora una parvenza di giustificazione morale all'intervento e deve accettare che ci sia a questo punto un intervento dell'Onu che traghetti la crisi irachena verso una soluzione di democrazia effettiva.

Lungi da me l'idea che nel frattempo occorra ritirare le truppe; sarebbe un disastro per il popolo iracheno e per tutta la comunità internazionale, perché dimostrerebbe che il terrorismo islamico è in grado di inginocchiare i suoi avversari, ma quelle foto e quei filmati non indignano solo le coscienze libere e civili del mondo intero, ma sono la propaganda più efficace per il reclutamento dei terroristi. Ecco perché i responsabili materiali e i loro mandanti politici devono pagare e se non pagano è perché sono coinvolti anche le massime autorità.

Speriamo che a farli pagare siano i cittadini americani, che col voto possono fare parziale giustizia ma non cancellare quella vergogna .

Naturalmente questo dà linfa strumentale anche a coloro che sono sempre stati antiamericani e che vedono questi episodi come il prezzemolo delle loro analisi false e solo confinabili nella mediocrità della politica nazionale. Il problema dell'immagine e della coerenza degli Usa rispetto alla democrazia e al rispetto dei diritti umani, è un problema che riguarda tutti i Paesi democratici, perché rappresenta la linea di tenuta del mondo democratico rispetto alle civiltà teocratiche o totalitarie.

Se non si capisce che l'imbarbarimento comporta una escalation di violenza e di terrorismo, e che quindi non è il sistema americano che va condannato, ma chi ha deviato dai principi di civiltà, si commette un errore gravissimo di prospettiva politica.

Senza l'America democratica a fianco dei Paesi democratici non si costruisce un equilibrio di pace e di rispetto della democrazia e dei diritti umani, anzi si crea un fronte in sede Onu di Paesi che credono di poter prescindere da questi principi. Ecco perché occorre comunque mantenere una separazione di analisi fra le responsabilità che vanno perseguite fino ai massimi livelli e preservare l'alleanza fra Europa e Usa come asse portante dei nuovi equilibri mondiali.

Non serve molto l'atteggiamento ipercritico e strumentale riferito alla contingenza politica nazionale da parte della sinistra, come non serve molto un atteggiamento da giustificazionisti sempre e comunque degli errori americani, non serve alla creazione di una politica di coesistenza pacifica, di emancipazione e di rispetto dei diritti umani che dovrebbe essere lo scopo dell'impegno politico.