Calabria: un'analisi delle prospettive di lavoro per i giovani in uno scenario rinnovato/Profondi cambiamenti e nuovi disagi sono intervenuti nella famiglia e nella società. Tramontato il mito del posto fisso

Lo sviluppo della regione è legato all'innovazione e all'Unione europea

La politica, l'etica, i costumi sociali sono stati profondamente modificati dai processi innovativi che contraddistinguono i nostri giorni. La scienza ha privilegiato alla ricerca concettuale lo sviluppo dei suoi linguaggi applicativi. Le nuove tecnologie non hanno solo accorciato le distanze ma hanno sconvolto l'intero spazio e così rappresentano non solo una rivoluzione tecnologica ma una vera e propria rivoluzione intellettuale. Hanno cambiato il modo in cui produciamo e scambiamo i nostri saperi, il nostro vissuto, il nostro bagaglio di conoscenze.

Il loro effetto è dilagante .

Cambia il modo di lavorare perché la conoscenza da usare non può più essere quella individuale ma è obbligata a confrontarsi con quella condivisa in rete.

Cambia il modo di fare impresa perché l'imprenditorialità per sopravvivere deve imparare ad utilizzare non solo le proprie conoscenze, ma la grande galassia che è accessibile in rete.

La conoscenza è dunque entrata in modo determinante nella generazione del valore economico e dei vantaggi competitivi ed è diventata una importante risorsa produttiva.

Alla luce di queste considerazioni è necessario ripensare alla nostra società calabrese per cercare di individuare i possibili spazi lavorativi per i nostri giovani, ed è necessario guardare in modo diverso al problema del ritardo e della debolezza dello sviluppo della nostra regione che è rimasta ai margini del mondo industriale avanzato.

Immaginiamo per un attimo di guardare da spettatori…

La Calabria ha goduto di uno straordinario processo di scolarizzazione tanto che oggi il numero dei laureati e dei diplomati è fra i più numerosi della densità raggiunta a livelli nazionali. Colpisce che in questo momento di profonde trasformazioni si voglia ritrovare nel lavoro dipendente o autonomo tradizionale la soluzione al grosso problema della disoccupazione quando invece si è venuto a formare uno scenario competitivo che è basato sulla conoscenza e sulle competenze.

Scenario che sembra invece di essere stato individuato dai giovani calabresi che sono convinti di potervisi muovere grazie alle competenze acquisite. Il mito del posto fisso resta soprattutto il miraggio di chi non ha studiato mentre la propensione al rischio, la voglia di mettersi in proprio viene dichiarata da laureati e diplomati, solo che questa disponibilità al momento pare non generare un deflusso verso le opportunità di lavoro.

La società calabrese risente di disagi profondi, cui per forza di cose è chiamata a rispondere la solidarietà familiare: questo vale per diversi aspetti della vita civile.

- In quasi una famiglia su due è presente un componente disoccupato;

- La percezione di povertà riguarda una quota doppia di famiglie rispetto alla media meridionale, al cui sostegno provvedono reti parentali e amicali;

- Un quarto delle famiglie calabresi deve affrontare i problemi di assistenza a componenti anziani o disabili non autosufficienti;

- La società calabrese esprime un grave disagio per il tessuto dei servizi che devono garantire un buon livello di qualità della vita;

- Quando l'ambiente di vita ed il funzionamento comunitario presenta carenze, lo stesso capitale sociale tende ad essere meno dinamico.

Questo vale per alcuni comportamenti collettivi ma anche nel più lento modificarsi dei modelli di valore. Vale anche per le dinamiche sociali più strumentali come il consumo e l'investimento familiare ancora legato in Calabria, fondamentalmente all'edilizia ed ai titoli di rendita fissa.

E' evidente che nella nostra società è assente o per lo meno non consolidata la cultura e la mentalità tipica dei modelli di forte sviluppo.

Quelle stesse caratteristiche che hanno fatto la debolezza di questa regione potrebbero rivelarsi una forza:proprio la mancanza di modelli di sviluppo forti,sembra potere favorire la ricerca di soluzioni.

All'assenza di sviluppo industriale corrisponde infatti una forte presenza di cultura non materiale: scolarizzazione, laureati, università, centri di formazione, centri di ricerca.

La società calabrese è dunque una società divergente a più fasi che ha bisogno di dialogare al suo interno, di riconoscere eccellenze, spinte positive e dinamiche, promuovere lo spirito di iniziativa.

Lo sviluppo della Calabria deve allora basarsi su processi innovativi e strategie che individuino e valorizzino tutti quei beni non materiali presenti per inserirli in un quadro più ampio di saperi condivisi.

E' qui che dobbiamo cercare tra l'affollarsi e l'elidersi dei cambiamenti quegli indizi che ci consentono di avanzare ipotesi sulla direzione dei processi innovativi.

E' qui che dobbiamo cercare le possibilità lavorative per i nostri giovani, seguendo principi irrinunciabili, quali: sostenibilità, pari opportunità (non solo di genere), equa distribuzione del reddito, diffuso miglioramento della qualità della vita.

Lo sviluppo della Calabria deve basarsi su alcune vocazioni territoriali quali:

Industria formativa: potenziamento del sistema formativo regionale e decisa apertura dello stesso verso i paesi in via di sviluppo (principalmente quelli del bacino mediterraneo);

la formazione universitaria dovrebbe anticipare la rivoluzione culturale in atto mentre, trainata da questa quella professionale dovrebbe al contrario privilegiare le tradizioni locali.

Settore agro alimentare: creazione di nuove filiere in grado di garantire, nel pieno rispetto delle condizioni ambientali, la qualità e la genuinità dei prodotti mediterranei tradizionali nonché la loro commercializzazione sui mercati internazionali.

Artigianato: difesa dei mestieri tradizionali, riscoperta di quelli scomparsi, creazione di una scuola artigiana in grado di rivitalizzare il settore attraverso la ricerca di nuove forme e l'utilizzo di nuove tecnologie, definizione di un marchio specifico in grado di conquistare i mercati tradizionali ed esteri (il successo di alcuni stilisti di origine calabrese potrebbe favorire la riuscita di tale progetto).

Turismo: la predisposizione di un piano che definisca sia il quadro di sviluppo dei tre settori precedenti sia gli strumenti per la valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale della Regione (compresa la loro fruibilità) dovrebbe consentire una maggiore coerenza tra attività produttive e servizi turistici, evitando in tal modo la realizzazione di interventi in tal modo la realizzazione di interventi spesso contraddittori.

E' necessario più che mai pensare alla Calabria nell'Unione europea come laboratorio dello sviluppo sostenibile nella " società della conoscenza".

Abbiamo bisogno di costruire una Calabria diversa che, recuperando appieno le sue tradizioni,si ponga come modello per lo sviluppo delle regioni della periferia sud-orientale dell'Unione europea.

Delly Fabiano, candidata nella lista Pri per le elezioni regionali in Calabria