La "Pentecoste" francese/Donare una parte del proprio lavoro agli anziani non piace a tutti

E' difficile mantenere in vita il nostro modello sociale

di Andrea La Malfa

La "battaglia" sul referendum sulla Costituzione europea del 29 maggio non è la sola questione spinosa cui il governo francese si trova in questi giorni a fare fronte. Ve ne è una seconda, di cui non so se i giornali italiani abbiano dato conto, ma che si sta dimostrando un osso altrettanto duro. E' la questione della "Pentecoste".

Di che si tratta? Nell'estate del 2003 la Francia, investita da un'ondata di calore senza precedenti, registrò, nel giro di poche settimane, circa 15.000 decessi soprattutto fra gli anziani e le persone non autosufficienti. Lo scandalo e le proteste che ne seguirono portarono il Governo a promettere un intervento risolutivo. Il 1° luglio 2004 il Parlamento ha varato una legge di iniziativa governativa che istituisce una giornata di solidarietà con il fine di raccogliere fondi da destinare ad interventi diversi per fronteggiare il rischio del ripetersi della tragedia del 2003. La giornata di solidarietà deve servire a finanziare una nuova cassa (la Cnsa, Caisse Nationale de Solidarité pour l'Autonomie), che si occuperà dei finanziamenti per la protezione degli anziani e dei non autosufficienti. La stima del gettito è di due miliardi di euro.

La legge prevede un contributo extra da parte delle aziende dello 0,30% sullo stipendio lordo dei lavoratori ed una giornata di lavoro non remunerata per i lavoratori dipendenti francesi, tanto del settore privato che di quello pubblico. La scelta su quale giorno extra lavorare viene lasciata alle singole aziende, d'accordo con le organizzazioni sindacali. (con l'eccezione del primo maggio che non può essere scelto, per ovvi motivi). La legge prevede che, in assenza di una specifica decisione aziendale, il giorno che diventa lavorativo sia il lunedì di Pentecoste (quest'anno il 16 maggio) che, in Francia, fino all'anno scorso era una festività nazionale.

Nonostante la legge sia stata approvata da quasi un anno, le polemiche hanno preso forza solo nell'ultimo mese con la decisione delle ferrovie dello stato di lasciare ai suoi dipendenti la pentecoste festiva aumentando, in cambio, la giornata lavorativa di 1 minuto e 52 secondi, versando quindi allo Stato quanto richiesto, senza, di fatto, pesare sui suoi lavoratori.

Nel pubblico sono stati annunciati approcci molto variegati, mostrando un forte disaccordo sul senso della legge: in alcuni uffici sarà rispettata la giornata lavorativa del 16 maggio, in altri il giorno di Pentecoste sarà festivo, ma gli impiegati avranno un giorno di ferie in meno, in altri ancora, semplicemente, gli uffici saranno chiusi. Le proteste sono cresciute progressivamente di tono. I sindacati si sono mossi contro la legge, da una parte chiedendo al Consiglio di Stato "la sospensione della soppressione della Pentecoste" in quanto assimilabile a un lavoro forzato - una richiesta che è stata bocciata martedì scorso dal Consiglio - dall'altra minacciando forme di protesta e scioperi per il 16 maggio. L'opposizione, in particolare il Partito socialista, si è detta pronta, quando andrà al governo, ad abolire questa legge marcata come iniqua per i lavoratori, anche se i soldi per la solidarietà sono certo necessari.

Raffarin ha risposto con durezza alle polemiche nella pubblica amministrazione sottolineando che le leggi approvate non possono essere applicate a discrezione, ma vanno applicate e basta. Nello stesso tempo il governo sostiene che, con questa soluzione, ha evitato un aumento di imposte penalizzante per il lavoro e ha contemporaneamente lanciato una campagna sulla stampa per sottolineare il significato della legge e ricordare che la solidarietà sociale è un dovere in uno stato avanzato. E' chiaro l'imbarazzo nel quale questa situazione ha fatto piombare tutti, il Governo, l'opposizione e le parti sociali. Da un lato nessuno si sente di rifiutare l'appello alla solidarietà nei confronti delle categorie più deboli, come sono gli anziani e le persone non autosufficienti, soprattutto visto che una giornata di solidarietà era stata invocata proprio a seguito della terribile estate del 2003. Dall'altro per il sindacato riconoscere il principio che può essere imposta, seppure per la più nobile delle ragioni sociali, la rinuncia alle vacanze previste dalla legge o dai contratti di lavoro e l'accettazione di lavorare gratuitamente, significa accettare un vulnus molto serio della loro forza contrattuale.

Comunque finisca, sia il Governo sia l'opposizione faranno fatica ad uscirne in maniera soddisfacente. E' uno dei molti esempi della difficoltà, in una situazione di ristrettezza dei conti pubblici, di mantenere – o come in questo caso di ampliare – il famoso "modello sociale", che spesso l'Europa vanta come tratto distintivo dell'identità europea rispetto alla società americana. Sarà interessante vedere come andranno a finire le cose.