La Francia fra sì e no/Insperata rimonta del fronte favorevole al Trattato costituzionale Ue

Chirac si è impegnato per convincere gli indecisi

di Andrea La Malfa

Sul referendum del 29 maggio sul Trattato costituzionale europeo, i sondaggi in Francia del week end scorso davano vincente il fronte del sì con un valore che si aggirava intorno al 52%. Il no era passato in testa nei sondaggi prima di Pasqua, ed ha raggiunto il 56% dopo l'intervento di Chirac in una tribuna politica sul primo canale francese, il 15 aprile, che ha, però, dato inizio alla campagna per il sì.

Il cambio di opinione espresso nei sondaggi a partire da Pasqua, sembrava addirittura aver colto di sorpresa il fronte del sì ed il governo, che ha avuto bisogno di tempo per cercare di capire il significato di tali dati ed organizzare di conseguenza la sua azione per convincere gli elettori. Le televisioni in questi giorni sembrano impegnate in una campagna di sensibilizzazione, per cui vengono riportate con forte evidenza tutte le iniziative pro referendum. I telegiornali hanno effettuato servizi estesi sul recente incontro franco-tedesco a favore del Trattato, dove si sono visti, schierati insieme per il sì, Chirac e Schroeder.

M6, vale dire il canale "giovane" della televisione francese, ha dato l'avvio la settimana scorsa ad una trasmissione giornaliera di 5 minuti, che va in onda alle ore 20,00 in cui si risponde a domande sul significato della Costituzione europea. Le domande sono per lo più sul tono "Il trattato cambierà la legislazione sul lavoro?", o " Potremo ancora fare le leggi per la Francia?". Su tratta di una trasmissione che cerca di dare risposte semplici, sottolineando che, sostanzialmente, con l'accettazione del Trattato non cambia nulla, e che la Costituzione serve a evitare una paralisi dovuta all'Europa a 25.

L'impressione è che i valori raggiunti dal no, e la percentuale che si mantiene comunque ancora alta, siano dovuti alla somma di quella parte della popolazione che vive una forte preoccupazione per il futuro francese dal punto di vista sociale e che teme "l'invasione" di lavoratori a basso costo provenienti dall'Est, con la parte della popolazione che vuole solo esprimere un malcontento verso l'azione generale del governo: ambedue le opinioni risultano abbastanza forti fra i socialisti.

Parlando del referendum con amici francesi, si notano poi anche alcune ragioni più complesse ed elaborate: da una parte una critica ai governi francesi che hanno prima proceduto alla costituzione dell'Europa senza mai preoccuparsi di sentire direttamente l'opinione della popolazione; dall'altra la posizione per cui votare. Il sì costringerebbe il Paese in una situazione di accettazione irreversibile di tutte le decisioni prese in sede di Unione europea. Votare no, invece, non darebbe quasi fastidio, non modificherebbe l'Europa che c'è oggi e permetterebbe maggiore libertà per i futuri governi, nonché l'elaborazione di un Trattato più adattabile e modificabile, meno rigido Il fronte del no sembra utilizzare un po' tutti questi argomenti; il fronte del sì in questo momento pare si stia concentrando in una campagna di chiarificazione su cosa voglia e, soprattutto, cosa non voglia dire, questo Trattato, e su come i francesi non abbiano in realtà nulla da temere da esso.

In conclusione, è ancora presto per fare una previsione attendibile sull'esito di questo prossimo referendum di maggio. Quasi un terzo degli elettori dichiara di non avere ancora deciso come si comporterà una volta recatosi alle urne. Probabilmente i no sono più motivati e più decisi dei sì. Ma l'esito finale dipenderà da come si orienteranno nelle prossime settimane proprio gli indecisi, quegli elettori che non hanno una opinione già nettamente delineata.