L'Edera e il Mezzogiorno/Prospettive di un bilancio grazie alle pressioni dei repubblicani

2006: presentiamoci al voto con piani convincenti

di Giovanni Pizzo

Il risultato della elezione per il sindaco di Catania ha dimostrato, ancora una volta, che l'elettorato – soprattutto quello del Sud – sta prendendo sempre più coscienza del proprio ruolo, e quasi si "diverte" a scompaginare le teorie dei guru dei sondaggi e dei politici e politologi che affollano i media. Oggi, per questo, la Cdl dovrebbe essere ancora più convinta nell'utilizzare questi undici mesi finali di legislatura per dare consistenza alle direttrici di azione che il nuovo Governo si è prefisso, avendo ancora buone possibilità di riconquistare la fiducia di quegli elettori che hanno determinato l'esito del voto di aprile.

Ma bisogna lavorare avendo una prospettiva di undici anni, non di undici mesi, perché è così che dovrebbe sempre fare una classe di governo matura e responsabile, di fronte alla portata delle questioni che si trova ad affrontare. Se così avessero fatto i Governi di undici anni fa, oggi avremmo ben altre condizioni davanti a noi. Questo nuovo Governo ha determinato una svolta di portata storica per il Mezzogiorno: ha preso atto che la cosiddetta "questione Meridionale", lungi dall'essere superata, resta un punto centrale per la ripresa di tutto il Paese: ma l'istituzione di un ministero ad hoc – fortemente voluto dal Partito repubblicano - costituisce solo un primo tassello per il rilancio di una forte politica "attiva" che aggredisca i nodi che condizionano lo sviluppo e supporti le potenzialità del territorio. Ma, ovviamente, non basta la nuova targa ed un nuovo posto in Consiglio dei Ministri. Cosa può fare concretamente negli undici mesi del suo mandato il nuovo Organismo? Certo, non ci facciamo illusioni, non gli chiediamo di consegnarci un Mezzogiorno adeguatamente infrastrutturato con servizi pubblici efficienti, aziende che lavorano senza condizionamenti illeciti, e città riqualificate. Quello che, però, possiamo chiedergli è di delineare una vera "Programmazione" per i prossimi undici anni (non mesi), riorganizzando l'enorme mole di letteratura programmatica prodotta in questi anni in un numero limitato di precisi e concreti "Progetti Speciali", che individuino non solo le risorse finanziarie necessarie (cosa molto complessa, ma non la più difficile), ma anche, e soprattutto, i responsabili dell'attuazione, le procedure e gli strumenti operativi, le modalità di controllo dei risultati, le azioni sostitutive in caso di inadempimento. Si tratterebbe, in sostanza, di dare concretezza e piena attuazione alla legge sulla programmazione negoziata, che, in teoria, prevede già questo tipo di approccio. I Repubblicani che hanno ricevuto l'insegnamento di Ugo La Malfa, di Francesco Compagna, di Bruno Trezza, hanno al riguardo qualche idea da suggerire al nuovo Ministro. Pensiamo a sei Progetti Speciali: 1) Viabilità, Trasporti e Logistica; 2) Acqua e Difesa del Suolo; 3) Turismo, Ambiente e Beni Culturali; 4) Riqualificazione delle Aree Metropolitane; 5) Agricoltura e industria agroalimentare; 6) Formazione e Ricerca scientifica.

I contenuti specifici dei sei progetti speciali dovranno scaturire da un serrato confronto con le Regioni, i Ministeri competenti, gli Enti Locali, le forze sociali e le associazioni di cittadini, in un processo di composizione degli interessi generali e di quelli dei soggetti e territori interessati. Ciascuno di questi progetti dovrebbe essere affidato ad un Organismo attuatore, forte ed organizzato, che potrebbe essere identificato fra soggetti esistenti o essere costituito per lo scopo. Lo sviluppo coordinato e sinergico dei Progetti Speciali dovrà essere assicurato dal Ministero per lo sviluppo e la coesione territoriale. Certo, se fra undici mesi potremo presentare agli elettori del Mezzogiorno questi progetti ed i relativi soggetti attuatori, sarebbe già un grande risultato, anche se, dovremo ancora una volta ammettere, con Ugo La Malfa, che di Mezzogiorno tanto si parla ma nulla si fa.