Polemiche con la Cina: un argomento divenuto pressante negli ultimi tempi/Oltre alla tradizionale concorrenza che riguarda i manufatti emergono dati negativi nel settore turismo

Quando l'Oriente diviene una delle mete predilette

Di questi ultimi tempi quando si parla di Cina c'è sempre in agguato una grana per l'Italia. Come se non bastasse ci si mette anche un settore strategico: il turismo. In base ai dati dell'Organizzazione mondiale del turismo diffusi in questi giorni la Cina nell'anno 2004 ha scavalcato il nostro Paese nella classifica delle nazioni preferite dai turisti. Francia (75,1 mln di turisti), Spagna (53,6 mln) e Usa (46,1 mln) si confermano nell'ordine saldamente in testa a questa particolare classifica mentre la Cina (42 mln) scavalcherebbe di circa cinque milioni di visitatori la nostra "povera penisola", meta preferita di solo 37,1 milioni di turisti nel 2004.

Eppure la nostra non è una "povera penisola". Sul territorio italiano vi è oltre la metà del patrimonio storico-artistico del mondo (dati UNESCO), centinaia e centinaia di siti archeologici, migliaia di musei colmi di opere d'arte di inestimabile valore, città uniche come Firenze o Venezia, castelli, abbazie e borghi, isole cariche di fascino, suggestive località di mare, parchi naturali: insomma si tratta di un vero museo a cielo aperto.

È oltremodo giustificato quindi un certo sconcerto che proviamo nell'apprendere che tutto questo "bendiddio" non solo non basta a farci essere la prima nazione al mondo in quanto a turisti ma addirittura retrocediamo in classifica. Se andiamo poi ad analizzare i dati percentuali diffusi dall'Organizzazione mondiale del turismo, lo sconcerto aumenta: la Francia vedrebbe aumentati gli arrivi di uno striminzito +0,1%; la Spagna segnerebbe un incremento pari a +3,4%; balzo in avanti è segnato anche dagli USA con un + 12%, che è però nulla se posto in confronto al +27% fatto registrare dalla Cina. E l'Italia? Il nostro Paese segna un nettissimo quanto allarmante -6% di visite nel 2004 che va a confermare un trend negativo già registrato negli scorsi anni (nel 2003, -5%).

Ma quali sono le cause di questo vero e proprio tracollo?

Alcuni analisti lo hanno imputato alla forza dell'euro a fronte di un dollaro debole. Certamente questo dato ha influito, ma il rafforzamento della moneta unica vale anche per Francia e Spagna, e in generale per tutta la zona euro, dove comunque non si registrano cadute o diminuzioni del flusso turistico.

Va detto, poi, che sicuramente la sfavorevole congiuntura economica, in particolare della Germania (verso i cui cittadini il nostro Paese esercita grande attrattiva), ha causato una riduzione del flusso turistico verso l'Italia, indirizzatosi maggiormente verso i Paesi dell'Est.

Ma sicuramente il nodo centrale della crisi rimane la nostra scarsa competitività, a causa di una mancanza di politiche efficaci legate al concetto di accoglienza turistica che in realtà incide profondamente e, nel nostro caso, negativamente nella scelta turistica.

Intere aree del nostro territorio (in particolare il Sud) non hanno sfruttato le loro enormi potenzialità turistiche anche a causa di una cronica mancanza di infrastrutture adeguate. A ciò si aggiungano gli elevati costi di viaggio. Per esempio, i voli per Reggio Calabria o Palermo sono pochi e costosi quindi per nulla appetibili. Inoltre vi è in queste zone il problema delle infrastrutture di accoglienza. Sono pochissime le aree con strutture attrezzate e fatiscenti i mezzi pubblici di collegamento.

Ma anche nelle città d'arte le tantissime potenzialità non vengono sfruttate a dovere proprio a causa di una inefficienza nell'accoglienza. Volendo fare esempi concreti: Parigi, come Barcellona o Londra, hanno una struttura di accoglienza più efficiente di una città come Roma. Un turista che giunge nella nostra capitale deve fare i conti solo con due affollatissime e poco puntuali linee metropolitane, con linee di autobus insufficienti e bloccate nel nevrotico traffico dell'Urbe a causa delle ridicole corsie veloci e preferenziali per i mezzi pubblici, con autobus affollatissimi, per buona parte obsoleti e senza aria condizionata, con prezzi di taxi elevati, con eccessivi costi di permanenza in hotel spesso di modeste dimensioni che devono reggere la concorrenza di strutture alberghiere di elevata qualità, di grandi dimensioni e con prezzi competitivi presenti in altre città estere.

A questo si aggiunga la mancanza di un adeguato sfruttamento di un patrimonio storico, artistico e culturale: tantissimi siti, musei ed opere d'arte sono poco o per nulla valorizzati.

Inoltre, pesa sicuramente sui dati negativi la riduzione (contrariamente a quanto accaduto negli altri Paesi) dei finanziamenti a sostegno del turismo. A fronte di modesti investimenti come logica conseguenza è scaturita una diminuzione delle attività di promozione dell'immagine dell'Italia all'estero.

Questa intollerabile situazione deve trovare ora una soluzione adeguata. Occorre pianificare tutta una serie di interventi di restauro e di conseguente apertura al pubblico di strutture e siti di interesse artistico, architettonico e storico. Occorre una strategia di valorizzazione delle opere d'arte presenti nei nostri musei. Occorrono infrastrutture al Sud per stimolare la domanda turistica soprattutto nei periodi estivi coniugando la voglia di mare, cultura e divertimento per i giovani. Occorre, insomma, una promozione di un turismo di qualità che l'Italia deve offrire ai suoi visitatori e che può costituire un'attrattiva unica al mondo: in una espressione, una seria politica turistica, lungimirante, di ampio respiro e a lungo termine, basata sul concetto di "accoglienza" dei visitatori e su una forte promozione dell'Italia all'estero.

Se ci si riflette basta poco. Il resto lo farebbe l'immenso patrimonio artistico, storico e culturale che il Bel Paese può vantare, che tutto il mondo gli invidia ma che noi "poveri italiani" non riusciamo stupidamente a sfruttare.

Giovanni Postorino Segretario Nazionale FGR