Vasco Errani è il nuovo presidente della Conferenza delle Regioni/Approvato in Sicilia il referendum confermativo sulla legge per lo sbarramento del 5%

Per il futuro vanno ricercate ampie alleanze

Il nuovo presidente della Conferenza delle Regioni è Vasco Errani, presidente dell'Emilia-Romagna, eletto all'unanimità nella prima riunione tenuta dopo le elezioni del 3 e 4 aprile. Nominato anche l'Ufficio di presidenza che risulta composto dal vice presidente Michele Iorio (Molise), da Roberto Formigoni (Lombardia), da Lorenzo Dellai( Provincia autonoma di Trento e Bolzano)e da Agazio Loiero (Calabria).

Un'agenda delle priorità sarà messa a punto dal nuovo organismo, anche se già dalla prima riunione sono emersi i temi più attuali come la sanità, il federalismo fiscale, i finanziamenti per le nuove competenze alle regioni, attribuite alle stesse a seguito della riforma costituzionale.

Per il neo presidente della Conferenza (nella precedente gestione era vice presidente) è però indispensabile ripartire "con un nuovo spirito di maggior collaborazione tra le istituzioni, per rilanciare il ruolo delle autonomie locali nel governo del Paese" e questa impostazione Errani l'ha ribadita al ministro degli affari regionali La Loggia nell'incontro di saluto.

Dai nuovi organi regionali è emersa, inoltre, la necessità di una riforma delle sedi istituzionali, per cui non solo la Conferenza dei presidenti ma anche quella "Stato-regioni-autonomie" dovranno essere aggiornate.

Sull'esigenza di riorganizzare i momenti d'incontro tra il governo centrale e gli enti regionali concordano tutti i presidenti che per risolvere gli innumerevoli problemi sul tappeto puntano alla costituzione di un nuovo sistema di rappresentanza, composto "paritariamente" dal Governo nazionale e da quello delle Regioni.

Un clima e un linguaggio diversi da quelli riscontrati nella prima riunione dei presidenti delle regioni meridionali, quando fu decisa la nascita del "coordinamento meridionale" e sembrò che si volesse dare vita ad uno strumento con l'obiettivo di una contrapposizione politica al governo. Nel primo incontro, tenuto a Napoli, con la partecipazione di tutti i presidenti del Mezzogiorno, compresi quelli del Molise e della Sicilia espressione dell'area del centrodestra, furono in parte dissipati gli equivoci che erano sorti al momento della decisione. La riunione odierna ha contribuito a diradare ulteriormente gli equivoci e a fissare obiettivi credibili e condivisibili. Deve restare, comunque, alto l'impegno degli esponenti di centro-destra delle regioni di seguire una situazione che in gran parte in mano, alle forze di centro-sinistra, può sempre essere strumentalizzata, con il pericolo che vengano creati problemi e momenti di contrapposizione con la maggioranza di governo.

Tale impegno, che è politico, deve avvenire su temi concreti e sui provvedimenti presi dal Governo che più interessano l'opinione pubblica. Ad esempio, il 29 aprile scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo di recepimento di una direttiva europea che individua nuove e più precise norme per tutti gli impianti di incenerimento, un vero e proprio "Testo Unico". In particolare, il provvedimento regola tutte le fasi dell'incenerimento dei rifiuti dal momento della ricezione nell'impianto fino alla corretta gestione e smaltimento delle sostanze residue. Sono fissati , inoltre, limiti rigorosi per le emissioni in atmosfera e introdotti valori massimi per l'emissione degli scarichi delle acque reflue, derivanti dalla depurazione dei gas di scarico degli impianti di incenerimento. Il decreto, infine, prevede che i cittadini possano accedere a tutte le informazioni, in maniera da essere coinvolti nelle eventuali decisioni. E' questo il terreno ideale su cui si può sviluppare un'azione di controllo dell'attività e degli adempimenti delle giunte di centro-sinistra uscite vittoriose dall'ultima tornata elettorale.

Intanto si è svolto in Sicilia, per la prima volta dopo 59 anni dall'approvazione dello Statuto regionale, il Referendum confermativo sulla legge elettorale approvata, nello scorso luglio, dall'ARS che conteneva la norma che fissava al 5% la soglia di sbarramento per i partiti politici. La legge, voluta dalle maggiori forze (F.I.-An-Ds-UdC), era stata approvata senza i due terzi dei voti previsti dalla Statuto, per cui si è reso necessario lo svolgimento del referendum confermativo, proposto e sostenuto dai partiti minori, compreso il Pri. Per questa prova si è votato nella sola giornata di domenica e l'affluenza è stata modesta: soltanto il 16,88% è andato a votare. A Catania, dove si votava anche per le amministrative, la percentuale è stata del 59,92%, mentre in provincia di Ragusa si è raggiunto soltanto il 13,2%, ma per la validità della prova non era necessario raggiungere un quorum stabilito, per cui essendosi registrata la vittoria dei Sì, che hanno raggiunto il 55%, vale a dire la maggioranza dei voti favorevoli al mantenimento della legge varata dall'Ars, non si dovrà ricorrere a nuove norme.

Per le prossime elezioni i partiti minori, in Sicilia, dovranno, per poter partecipare alla suddivisione dei seggi, ricercare alleanze e formule di coalizione con altre forze, senza chiusure e abbandonando la pretesa di poter affrontare in maniera isolata le prove elettorali.

Pino Vita