"Il Giorno" del 16 marzo 2003 "Città metropolitana per superare i confini comunali" di Antonio Del Pennino Dopo il provvido rinvio "sine die" nel calendario dei lavori della Camera delle proposte di legge per la creazione di nuove Province, tra cui quella di Monza, i riflettori milanesi tornano a puntarsi sul problema della Città Metropolitana. Ciò dovrebbe agevolare l'iter del disegno di legge che ho presentato al Senato per l'istituzione delle Città Metropolitane, in attuazione del nuovo Titolo V della Costituzione e che è all'esame della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, insieme ad un analogo progetto del Senatore Pizzinato. L'esigenza di gestire alcuni servizi che superano le attuali dimensioni comunali, attraverso l'istituzione, in luogo dei poteri locali esistenti, di un nuovo soggetto istituzionale, in cui si concentrino le attribuzioni suddivise fra diversi enti ed organi e che garantisca la pianificazione complessiva di un territorio che ormai rappresenta un "continuum" che supera i tradizionali confini comunali, è oggi ampiamente diffusa. Ma perché il cammino verso la Città Metropolitana non si complichi, occorre un contributo chiaro da parte degli amministratori locali, che rifugga sia dalle tentazioni egemoniche, sia dalla preoccupazione di difendere i poteri che attualmente sono loro attribuiti. Da questo punto di vista va giudicata positivamente la presa di posizione dei Sindaci delle maggiori città italiane, riuniti lo scorso mese a Milano da Albertini, che hanno sottolineato come il nuovo ente non dovrà diventare un'ulteriore livello di governo , ma sostituire la Provincia. La proposta è ineccepibile, ma un punto i Sindaci delle grandi città non hanno chiarito: cosa succederà del Comune capoluogo? Pensano forse di poter fare convivere la Città Metropolitana con gli attuali Comuni capoluogo? Se così fosse, diverrebbero insuperabili le resistenze dei Sindaci dei Comuni minori che, gelosi della loro autonomia "storica", considererebbero la Città Metropolitana solo come uno strumento per estendere l'egemonia del capoluogo. Da questo punto di vista non mi sembrano tranquillizzanti le recenti posizioni assunte dallo stesso Albertini, che sembra rivendicare un ruolo specifico del Comune di Milano, così come oggi è, all'interno della Città Metropolitana. Se i Sindaci dei grandi Comuni davvero vogliono far decollare la Città Metropolitana, occorre che dichiarino esplicitamente che la sua nascita va accompagnata dalla riarticolazione dei capoluoghi che devono essere sostituiti da una pluralità di Comuni corrispondenti ai quartieri tradizionali, tenendo luogo della storia e della specificità dei luoghi, in modo da rafforzarne l'identità comunale e al contempo garantire un equilibrato rapporto di dimensioni territoriali e demografiche tra tutti i Comuni compresi nella Città Metropolitana. Per altro verso mi è sembrato di cogliere nelle posizioni espresse dai Sindaci dei Comuni dell'hinterland milanese, nel corso di una recente tavola rotonda, la preferenza per la cosiddetta soluzione "funzionale", cioè per l'istituzione solo di forme di coordinamento tra gli enti locali esistenti, attraverso agenzie, o authority di settore. Tale soluzione, infatti, non intaccherebbe le loro attuali competenze e i loro poteri. Ma questo modello "volontaristico" già in passato ha dimostrato di non funzionare, rimanendo ogni decisione paralizzata dalle gelosie e dai veti reciproci. Come i Sindaci dei Comuni capoluogo devono accettare il principio dello "scorporo" delle attuale realtà municipali, i Sindaci dei Comuni minori devono essere disponibili a che alcune delle funzioni oggi attribuite ai Comuni vengano trasferite alla Città Metropolitana, se si vuole realmente da vita a un soggetto istituzionale capace di dare risposta ai vecchi e ai nuovi problemi. |