"La guerra, il pacifismo e Saddam"

Pubblichiamo la lettera di Carlo Fabiano alunno della III^ D della scuola media di P.zza Gola Centrale di Roma

In questo periodo molti si dichiarano pacifisti e ciò che essi proclamano lo leggiamo anche nelle molteplici bandiere appese e sventolate.

"Pace": questo è il termine reiterato promosso contro la guerra. Perché lo dicono? E' ovvio: oltre ad essere la causa di ansia e impoverimento dello stato e dei cittadini, la guerra uccide senza guardare in faccia né uomini, né donne, né vecchi, né bambini.

Eppure la guerra c'è da anni: come mai questi pacifisti si sono svegliati solo adesso? Sono forse diventati tali solo ora che sentono la guerra loro vicina?

La guerra, non la vuole nessuno; ma è fin troppo facile scendere in piazza urlando "pace".

Piuttosto questi "pacifisti" si impegnino a trovare una soluzione fattibile a tutti gli stermini cui Saddam sicuramente è ed è stato l'artefice, e al terrorismo che probabilmente il dittatore Irakeno sostiene.

Anche perché la guerra non è la prima risposta: la prima è stata il disarmo volontario di Saddam, la seconda il suo esilio, ma se il dittatore si rifiuta di collaborare, bisogna usare la forza.

Molti sostengono che UK e USA vogliano capovolgere la dittatura dell'Iraq per impossessarsi del petrolio di Saddam, ma, in caso, l'idrocarburo sarà messo totalmente in un fondo dell'ONU e solo questi potrà accedervi.

Che significa "Pace senza se e senza ma"? Significa forse: "Se si riesce a capovolgere la dittatura dell'Iraq diplomaticamente, bene; altrimenti, che Saddam resti dov'è, tanto non siamo mica noi che veniamo soppressi e a volte anche torturati".

Se tutto il mondo avesse dimostrato di essere compatto contro Saddam, questi avrebbe sicuramente abbandonato la sua posizione.

Io voglio dire soprattutto che la domanda non è "guerra sì, guerra no" ma "Saddam sì, Saddam no".