"L'opinione" mercoledì 5 marzo 2003 Biotecnologia in salsa vaticana di Cesare Greco Tra rulli di tamburi di guerra, blocchi ferroviari e, purtroppo, ricomparsa di vecchie e nuove BR, il Senato della Repubblica si prepara a dare il via libera alla legge delega sulla tutela della proprietà industriale, biotecnologica e ingegneria genetica, nella totale indifferenza dei media (fatta eccezione per Radio Radicale). Il fatto è grave, molto grave, poiché sulla base di questa legge verrà posta e sigillata la definitiva pietra tombale su qualsiasi possibilità di sviluppo delle tecnologie connesse allo studio e all'utilizzazione terapeutica delle cellule staminali embrionali. Questo governo, e in particolare questo ministro della sanità, in tema di biotecnologie hanno ormai supinamente adottato la linea tracciata dal Vaticano e dalla Cei. Quella che nella Commissione Dulbecco, voluta dal precedente ministro Umberto Veronesi, fu una posizione ampiamente minoritaria, impone oggi la sua linea attraverso l'attuale ministro Sirchia, che di quella linea minoritaria fu esponente di spicco. L'eventuale approvazione della legge taglierà definitivamente fuori dal circuito internazionale la ricerca italiana sulle cellule staminali embrionali e imporrà costi elevatissimi per le applicazioni terapeutiche che in futuro ne deriveranno. Ma il danno più grave, per il nostro paese, sarà per la ricerca in quanto libera, laica espressione dell'ingegno sottoposta non a vincoli religiosi o ideologici, ma alla condivisione critica della comunità scientifica internazionale. In questa vicenda non colpisce solo l'indifferenza dei media, distratti dai gravi avvenimenti internazionali e interni, colpisce soprattutto l'assenza di una comune "voce laica" all'interno del Parlamento. Il solo senatore del PRI Del Pennino si batte con ostinazione, tutti gli altri, a destra come a sinistra, sembrano non comprendere l'importanza della posta in gioco o, quanto meno, se lo comprendono, appaiono colpevolmente taciturni. Vi sono battaglie che vanno combattute, a prescindere dalla collocazione politica, perché questo paese ha dimostrato, nelle grandi battaglie per i diritti civili, di possedere una coscienza laica che va ben al di là di quanto espresso dalla classe politica. Per i temi posti all'attenzione del Parlamento in questi giorni (e ci riferiamo anche alla legge sulla procreazione assistita), è questo uno di quei momenti in cui il venir meno dell'impegno per la difesa della laicità dello Stato e delle sue leggi rappresenta una grave colpa carica di conseguenze future. La colpa è ancora più grave se tale impegno viene meno per meschini calcoli di convenienza o paura di possibili conseguenze politiche personali. |