Le "contro proposte" dei governatori per le riforme costituzionali/I nodi: contestualità, interesse nazionale, nuove Regioni, autonomia finanziaria

Sul disegno di legge valutazioni e tempi diversi

I Governatori, per come annunciato, hanno presentato le "controproposte" delle Regioni da inserire nel dibattito al Senato. Prima fra tutte "la contestualità affievolita" che abbiamo illustrato ampiamente nei giorni scorsi; il meccanismo approvato incide, dicono i Governatori, "negativamente sulla stabilità e sulla governabilità delle regioni".Tra gli altri punti del documento: le questioni sulla formazione delle leggi, dell'interesse nazionale, dell'istituzione delle nuove regioni, l'autonomia finanziaria. Per quanto riguarda l'interesse nazionale, i presidenti dicono di''comprendere e condividere le preoccupazioni sollevate nel dibattito politico-istituzionale'' ma aggiungono di non ritenere ''corretto che questa preoccupazione possa tradursi in una impropria censura su singole leggi approvate da Consigli regionali sulla base di valutazioni di merito di natura squisitamente politica''. ''In questo senso - affermano- il coinvolgimento del Senato rischia di trasformare questa Camera da centro di armonizzazione delle istanze regionali in controllore contrapposto alle Regioni''. Sull'istituzione di nuove Regioni, i presidenti esprimono netta contrarieta''', facendo balenare la prospettiva di una frantumazione delle Regioni esistenti'', dovuta, anche "all'esclusione di ogni consultazione delle popolazioni soggette a distacco". I governatori si soffermano anche sul tema dell'autonomia finanziaria, ed auspicano la piu' rapida attuazione dei meccanismi di federalismo fiscale e di perequazione previsti dall'art. 119 della Costituzione. Per questo si dicono contrari ''ad ipotesi di inserimento nella riforma costituzionale di disposizioni volte a stabilire regimi finanziari transitori''. Quanto alla formazione delle leggi, i presidenti criticano il fatto che il testo all'esame del Senato tenderebbe, a loro parere, a dare vita ad un sistema ''macchinoso e intricato, destinato inevitabilmente a sommare alla conflittualita' esistente tra Stato e Regioni una conflittualita' tra gli stessi rami del Parlamento''.Per questo i governatori propongono la loro "ricetta" per semplificare le procedure: la Camera dovrebbe esaminare i disegni di legge riguardanti le materie non comprese nel secondo comma dell'art. 70. Dopo l'approvazione da parte della Camera, questi disegni di legge verrebbero trasmessi al Senato federale che, su richiesta della maggioranza dei propri componenti, esamina il disegno di legge. Entro i 30 giorni successivi il Senato delibera e puo' proporre modifiche sulle quali la Camera decide in via definitiva. I termini sono ridotti alla meta' per i disegni di legge di conversione dei decreti legge. La funzione legislativa verrebbe esercitata collettivamente dalle due Camere per l'esame dei disegni di legge concernenti le materie di cui all'art. 117, comma terzo, la perequazione delle risorse finanziarie, le funzioni fondamentali di comuni, province e citta' metropolitane, i livelli essenziali delle prestazioni dei diritti civili e sociali, nonche' il sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato federale. Questi disegni di legge sono presentati al Senato e devono essere approvati dalla due Camere.

Queste proposte sono collegate all'offensiva portata avanti dalle Regioni nel corso della settimana, quando una rappresentanza dei governatori, composta da Ghigo, Bassolino, Vasco Errani, Storace e Formigoni incontrando i presidenti di Camera e Senato Casini e Pera e i capigruppo dei due schieramenti era riuscita ad aprirsi un varco, avanzando una serie di riserve sugli articoli 3 e 12 già esaminati. Il presidente della Conferenza delle regioni Ghigo, al termine della riunione, dichiarava:" Vogliamo partecipare a definire le competenze del Senato federale e presenteremo alcune considerazioni, poi il Senato che è sovrano deciderà quando mettere al voto gli articoli. Intanto il confronto si è riaperto e questo è positivo."

Grande motivo di preoccupazione per le regioni era la crescita continua dei conflitti tra Stato e regioni che il Senato federale , nel testo in esame non elimina. Era questo un aspetto che il Pri aveva sottolineato, con particolare forza, e con la presentazione di alcuni emendamenti, illustrati in Aula dal senatore Del Pennino.

Dopo l'incontro dei capigruppo della maggioranza del Senato e del presidente della Conferenza delle Regioni Enzo Ghigo con il presidente del Consiglio Berlusconi, questo confermava la volontà del Governo di andare avanti a pieno ritmo sulle riforme costituzionali " anche in assenza del contributo dell'opposizione". In vista di quella data hanno fatto sentire la loro voce anche i Comuni e le Province che dicono che il dibattito sulle riforme presso il Senato "è semplicemente scandaloso perché non considera in alcun modo la dimensione costituzionale che i Comuni , le Province, e le Città metropolitane hanno assunto con la riforma del titolo V parte seconda della Costituzione," Evidenziano che gli enti locali sono completamente assenti dal dibattito istituzionale delle forze politiche di maggioranza e di opposizione e la discussione sul Senato federale" diviene così solo una lotta di potere tra il Parlamento e le Regioni.".

I presidenti dell'Anci, Upi, Uncem annunziano per il 24 marzo la convocazione a Rimini degli Stati generali delle Autonomie locali, dopo il quale richiederanno un incontro ai presidenti di Camera e Senato e a tutti i gruppi parlamentari per aprire un confronto sul ruolo costituzionale delle autonomie locali.

Il voto finale sull'articolo 12 è nel frattempo slittato alla prossima settimana e tutte le operazioni dovranno essere comprese nei tempi fissati dalla Conferenza dei capigruppo che ha stabilito la data finale delle votazioni sul disegno di legge per giovedì 25 marzo.

Pino Vita