Università, intervista a Zecchino/Le conseguenze della staticità burocratica dei docenti

Necessaria una nuova trasparenza per il sistema

L'onorevole Ortensio Zecchino, padre della riforma dell'ordinamento degli studi universitari, guarda con fiducia al disegno di legge del ministro Moratti sullo stato giuridico dei docenti universitari.

Onorevole Zecchino quali sono i capisaldi del disegno di legge Moratti sullo stato giuridico dei docenti universitari e qual è il suo giudizio di merito?

"Come ministro che ha varato la riforma dell'ordinamento degli studi universitari, che il presidente del Consiglio Berlusconi ha definito come una riforma da mantenere, credo che il provvedimento della Moratti cerchi di eliminare una certa staticità burocratica dello status dei docenti".

Che cosa intende con questa espressione?

"La concezione del posto garantito per tutta la vita nelle tre fasce della docenza (ricercatori, associati e ordinari). Nell'attuale sistema c'è la garanzia dell'acquisizione, una volta per tutte, di una posizione che non può essere messa in discussione. Questo è un dato che non funziona più nel nostro tempo e che non esiste da nessuna parte nella vita dei docenti. Rispetto a questo dato viene proposta per la prima fascia la soppressione come posto fisso garantito e la sostituzione con borse di studio che possono durare anche otto anni. Alla fine di questo periodo, gli aspiranti docenti devono trovare una loro definitiva collocazione. Per i docenti di prima e di seconda fascia sono previste forme di valutazione e di verifica in itinere. Oltre ad aver fatto la riforma dell'ordinamento ho anche proposto quella dello stato giuridico della docenza che è stata discussa in Parlamento e che non è approdata al risultato atteso. Era la stessa filosofia".

La modifica dello stato giuridico della docenza che tipo di vantaggio pratico porta alle università?

"Porta alla possibilità di verificare la produttività della didattica e della ricerca. Il meccanismo della garanzia definitiva disincentiva la ricerca. La conferma di un eterno precariato rende tutto più difficile e l'assoluta garanzia dell'inamovibilità e della insindacabilità della propria attività può costituire una remora a far bene".

Quanto è diffuso il nepotismo all'interno delle università italiane?

"So che questo è un punto di grande attenzione da parte dell'opinione pubblica. Intanto devo dire che c'è una regola naturale di trasmissione dei mestieri. Vale per la politica…"

Ma lei sa meglio di me che senza voti non c'è trasmissione che tenga…

"Nel sistema universitario la trasmissione del mestiere viene agevolata dal fatto che il principio di reclutamento è regolato dal principio della cooptazione ed è più facile che in politica. Per quanto riguarda la politica lei sa meglio di me che con il sistema maggioritario siamo arrivati alle nomine del ‘principe'. Il sistema della cooptazione rende più facile il nepotismo e quindi è necessaria la trasparenza del sistema universitario. E' necessario un meccanismo di valutazione. Prima ancora di varare la legge sul 3+2, ho varato la legge sulla valutazione che non dà ancora i suoi frutti. E la sola concorrenza del mercato tra università non basta per orientare al meglio le risorse statali. Il discorso della valutazione vale per l'università come soggetto complessivo e deve valere per i singoli docenti. Certi fenomeni degenerativi devono essere bloccati".

Qual è l'organo preposto che valuta la produttività e la qualità della ricerca e della docenza?

"Ci sono diversi meccanismi consolidati in altri paesi, come la Francia e gli Stati Uniti. Queste valutazioni devono essere fatte da competenti della materia, ma ci devono anche essere criteri oggettivi di valutazione che sono i più obiettivi. Per i docenti che non scrivono un rigo da 10 anni è semplice esprimere un giudizio di disvalore".

(Intervista a cura di l. p.)