Ricordato Visentini alla Camera/Anche se molti si sono dimenticati del suo vero partito Un leader repubblicano che la sinistra vuole per sé di Stelio De Carolis La Fondazione della Camera dei deputati nella giornata di martedì 22 marzo, presso la sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, ha promosso un incontro per ricordare il professore Bruno Visentini nel decennale della sua scomparsa. Se fossero stati invitati i giornalisti della stampa estera ignari delle vicende politiche del nostro Paese dal dopoguerra ai giorni nostri, ed avessero ascoltato i relatori, ad eccezione del Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e dell'onorevole Enzo Bianco, avrebbero commentato che la partecipazione semisecolare alla vita pubblica dell'illustre scomparso è stata dedicata alle fortune della sinistra italiana. Bruno Visentini è stato invece decisivo nell'animare il contributo alla crescita democratica del Paese nel Partito repubblicano italiano di cui fu presidente dal 1979 al 1992. E' stato il Pri a volerlo più volte nei governi italiani per rappresentare quella "borghesia illuminata" di cui a lungo avrebbe interpretato i valori identitari. E profondamente politica e di radicati convincimenti repubblicani fu la visione che Visentini ebbe del sistema tributario, che ai suoi occhi non fu mai un complesso freddo ed astratto di regole, procedure, cifre. Nell'esercizio della leva fiscale, Visentini vedeva invece uno snodo istituzionale delicato e di sostanza: il luogo in cui si realizza tanta parte del rapporto tra autorità e libertà ed in cui emerge con più forza la responsabilità individuale rispetto al benessere della comunità nazionale, fissati con chiarezza della Costituzione repubblicana. E' stato il Pri a volerlo per due mandati nel Parlamento Europeo per continuare, nelle aule di Strasburgo, la battaglia dei federalisti, perché accanto alla comunità economica si coltivasse il sogno di una unione politica dell'Europa. Averlo invece voluto ricordare per l'elezione al Senato della Repubblica nel 1994, nel collegio di Venezia e per volontà della sinistra, ci è apparso molto limitativo, soprattutto per la statura del professore. Tra l'altro occorre ricordare che il suo rapporto con il Partito comunista in Veneto, in particolare a Treviso dove era nato, a Venezia dove viveva ed a Mestre, che era uno dei principali snodi industriali e commerciali dell'area, non fu sempre foriero di intese. Consentitemi di rievocare un episodio che mi coinvolse direttamente e che riguarda il commissariamento della federazione del Pri di Venezia avvenuta alla fine del 1987. Il segretario Giorgio La Malfa ed il presidente Bruno Visentini mi scelsero per questo importante e delicato incarico che poi ci portò alla conquista del sindaco di Venezia con l'avvocato Antonio Casellati. Lo scontro, anche allora, nel Pri, era per i rapporti a sinistra, e posso testimoniarvi che le indicazioni, una sorta di diktat che Bruno Visentini periodicamente mi impartiva, erano quelle di svolgere il ruolo di una autentica contrapposizione al Pci. Visentini comprendeva bene che le possibilità di successo per il Partito repubblicano erano dettate dal riuscire a rappresentare un'alternativa democratica e moderna alla sinistra, quanto e come si era in grado di dimostrarlo alla Democrazia cristiana. Piuttosto, egli non riusciva in questo ruolo a trovare un punto di distinzione vera dal Psi di Craxi, di cui subiva una notevole fascinazione. Per cui, se da una parte ci fa piacere che un altro grande repubblicano sia stato ricordato dalla Fondazione della Camera dei deputati, riteniamo che si sia persa l'occasione per avere una informazione più completa; forse la presidenza della Camera avrebbe dovuto preoccuparsi del problema di equilibrare il ricordo di una personalità politica che, dall'immediato dopoguerra al 1992, aveva militato nel Pri e che, solo per un anno e mezzo della sua vita, dalla fine del ‘93 all'aprile del '95, era diventato un indipendente di sinistra. |