Dibattito sui media/Tra forme tradizionali di comunicazione e le nuove frontiere tecnologiche L'attenzione secolare dell'Edera verso l'editoria Questo l'intervento che il segretario del Pri, Francesco Nucara ha inviato al convegno dell'Uspi, Unione stampa periodica italiana, a Frascati, Scuderie Aldobrandini, 17 - 18 marzo 2005. di Francesco Nucara I Convegni di Frascati promossi dall'U.S.P.I. in collaborazione con la rivista "Il Tuscolo" rappresentano ormai un importante appuntamento nel panorama delle iniziative di studio e di approfondimento delle tematiche della comunicazione. Personalmente sono lieto di mantenere fede alla consuetudine di parteciparvi perché da questi convegni, a differenza di quanto troppo spesso accade per altre manifestazioni, esco arricchito nella conoscenza di temi di grande impatto civile e culturale, con la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza di confronto e di dialogo con le diverse componenti del mondo dell'informazione, dell'emittenza e dell'editoria. Un'esperienza realmente preziosa, fondamentale per stare al passo con i problemi del nostro tempo e con le istanze della società civile. Con i lavori di oggi entriamo nel centro nevralgico della comunicazione contemporanea e, insieme, della comunicazione del futuro. La rapidità dell'evoluzione dei mezzi e delle modalità del comunicare ci porta infatti in ambiti che sono in continuo cambiamento, tanto che ci riesce difficile stabilire che cosa è attuale, che cosa è imminente, che cosa è futuribile. Bisogna aver avvertenza di queste caratteristiche del fenomeno, soprattutto da parte di chi è investito della responsabilità di regolare le diverse forme del comunicare con norme giuridiche, per loro natura connotate da un elevato grado di fissità e di programmatica stabilità. E ciò non solo perché si corre il rischio di varare norme che, nel momento stesso in cui vengono emanate, sono già superate e inadeguate, ma anche e soprattutto perché si va incontro alla concreta possibilità di comprimere e forse addirittura di strozzare il progresso tecnologico e, con esso, gli sviluppi positivi dei quali possono beneficiare potenzialmente i media. Qualcuno ha sostenuto, soprattutto nei Paesi che sono all'avanguardia nelle innovazioni tecnologiche, che ci si deve, almeno in questa fase storica, astenere dal dettare regole e norme e lasciare che i processi evolutivi trovino spontaneamente i loro equilibri. È una soluzione estrema, che non condivido affatto, poiché una deregulation selvaggia normalmente rischia di sacrificare non, come si vuol far credere, le sacche di arretratezza, ma e ciò sarebbe grave e ingiusto anche le potenzialità positive che hanno però necessità di essere tutelate nelle fasi di decollo e di assestamento. Un esempio della grande difficoltà che presenta in questa congiuntura l'attività legislativa in materia, è data in maniera lampante dal lungo travaglio che ha subito la direttiva europea sul diritto d'autore nella società dell'informazione: l'invocata urgenza di armonizzare le normative interne degli Stati membri ha spinto il legislatore comunitario a porsi per tempo il problema, ma dopo non pochi anni di lavoro (più di un lustro) la montagna ha partorito il topolino di scarse e marginali norme, che sono ben lontane dall'aver toccato il cuore delle complesse problematiche affrontate. Come ho già avuto occasione di dire nel mio intervento durante il precedente Convegno di Frascati, io personalmente e il partito che ho l'onore di rappresentare siamo particolarmente sensibili ai problemi della editoria periodica di cultura e di informazione specialistica e locale. L'attenzione del Partito Repubblicano per l'editoria non è certo una novità, ma è piuttosto un'attenzione secolare, nata con il partito stesso. Si potrebbe tracciare un percorso ideale che i repubblicani hanno intrapreso nella difesa della stampa, nella piena coscienza del suo ruolo fondamentale per la vita culturale, sociale ed economica del nostro Paese. Basti pensare all'importanza vitale che la stampa ha avuto nella diffusione delle idee repubblicane in epoca mazziniana, o per avvicinarci al presente alla battaglia per il risanamento dell'editoria italiana avviata da Giovanni Spadolini negli anni Ottanta per salvaguardare uno dei fondamenti della nostra Costituzione: la libertà e il pluralismo della stampa. Ed è in particolare alla stampa periodica di cultura e di informazione specialistica e locale che guardiamo come al mezzo che dà voce, in maniera libera e articolata, alle ricchissime e feconde energie presenti in un Paese come il nostro che proprio nella cultura e nelle tradizioni locali offre il meglio di sé. Ebbene, i processi di trasformazione della comunicazione offrono a questo settore dell'editoria occasioni nuove e preziose per svilupparsi e conquistare spazi di diffusione più ampi. L'U.S.P.I. può ben documentare quali e quanti siano i piccoli e medi editori che per superare le barriere imposte da un sistema distributivo penalizzante hanno intrapreso o sono pronti a intraprendere la via della pubblicazione on line dei loro prodotti. Il quadro normativo al quale devono fare riferimento per porre su basi chiare e certe le loro iniziative di trasformazione, si presenta però oggi non poco confuso. Ovviamente la chiarezza del quadro normativo è solo la prima esigenza da soddisfare, ineludibile, ma del tutto parziale. L'editoria periodica ha bisogno, dopo tante promesse senza risultati apprezzabili, che lo Stato e le Regioni si facciano carico dei suoi problemi che sono poi problemi di tutta la società civile - e adottino le misure indispensabili per accompagnare, con gli opportuni sostegni, i suoi sforzi di trasformazione e di ammodernamento. La stampa periodica svolge un ruolo importantissimo nei tempi moderni. Questo ruolo lo esercita non tanto per i mezzi di cui dispone ma per la natura stessa della sua missione. Perché parla e insiste; unisce le virtù dei forti convincimenti a quella delle lunghe consuetudini; parla a tutti e a ciascuno, si rivolge a tutte le classi discute di tutte le questioni. L'editoria periodica ha pure grandi doveri da compiere perché esercita una grande influenza. La sua missione è grande e proporzionata alla forza che possiede, la sua responsabilità è immensa. Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini che fu, a mio avviso, un pioniere della stampa periodica cui assegnò un grande valore. Come sostiene Leona Ravenna in un suo libro del 1939 a proposito dell'uso massiccio che Mazzini faceva della stampa periodica: "Che se un senso di stanchezza talvolta si insinua, scorrendo le annate di quei periodici, per il ripetersi di certe iscrizioni, il ribattere di certe idee (…) il merito è proprio questo insistente, instancabile, fermissimo ripetersi di una verità divenuta poi tanto diffusa…" E, proseguendo, scrive quello che condivido totalmente della stampa periodica, e chiudo con questa bellissima frase : "E' proprio da chiedersi, se non è la caratteristica prima di qualsiasi azione che miri a trasformare una mentalità, e a creare una nuova attitudine di popolo, la ripetizione: la goccia che scava il macigno, il piccone che sgretola la rupe, il buon seme che trova il terreno per fruttificare?". Questo interrogativo ha bisogno di una adeguata risposta. |