Elezioni: programmi a confronto/Un'Italia in pantofole o un Paese che vuole competere Una sinistra in grado di garantire un futuro di declino di Giovanni Pizzo Qualche giorno fa, su queste colonne, avevamo sottolineato la portata storica delle prossime elezioni, partendo dalla considerazione che il Paese si trova in bilico fra un irreversibile declino e la possibilità di riagganciare il treno dei Paesi avanzati. Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, alla sua prima uscita pubblica, ha lucidamente descritto la stessa situazione parlando di declino che si può invertire, sottolineando che, ormai, per intervenire il "tempo è molto breve". Se si considera la dinamica di questi fenomeni, quel "tempo molto breve" potrebbe essere proprio la prima parte della prossima legislatura durante la quale, quindi, dovrebbero essere adottati i drastici provvedimenti necessari per innescare questa inversione di tendenza. Quali saranno questi interventi? Se ne dovrebbe parlare in campagna elettorale, invece, ecco i temi della campagna elettorale che i media di largo consumo ci stanno propinando: la par condicio, le Calderolate, le liste, i sondaggi, l'udienza di qualche leader con il Papa, i faccia a faccia, le interviste-provocazione dei giornalisti militanti. Quindi, per immaginare ciò che sarà fatto nei 700 giorni della nuova legislatura, che potrebbero essere decisivi addirittura per il futuro dei nostri figli, bisogna rifarsi ai programmi scritti. La lettura comparata delle due piattaforme, così efficacemente sviluppata da Gianni Ravaglia sulla "Voce" del 2 marzo, fornisce un risultato sorprendente, per quelle che sono le abitudini del nostro Paese, dove il messaggio elettorale tende ad essere sfocato e tendenzialmente indifferenziato, perché fatto per accontentare tutti: questa volta le due piattaforme programmatiche sono profondamente diverse ed antitetiche. Innanzi tutto la tecnica di comunicazione: la sinistra propone 280 pagine scritte, come la Bibbia o il Corano, non per essere comprensibili direttamente dal popolo, ma per essere interpretate e diffuse dai "Sacerdoti"; il centro – destra risponde con 21 pagine, scritte con un linguaggio diretto e semplicistico. Come dice Ravaglia, "siamo di fronte a allo scontro fra due modelli di sviluppo, tra una ricetta conservatrice statal collettivistica (quella della sinistra) ed un progetto di graduale, ma decisa innovazione liberale". Noi vediamo trasparire, da un lato, l'Italietta del posto di lavoro sicuro, vicino casa, orario 8 - 14, magari in un'azienda protetta dalla concorrenza della globalizzazione, con il pomeriggio ad arrotondare in nero oppure in pantofole a coltivare un hobby più o meno scemo; dall'altro l'Italia dei vincenti e creativi, di coloro che studiano all'estero, rischiano, intraprendono (in qualche caso anche troppo) che pensano che "ai cinesi gliela faremo vedere". Questa netta diversità delle proposte è certamente un fatto straordinario e positivo, determinato da una serie di circostanze singolari: mai come questa volta, una delle due parti (la sinistra) era stata tanto sicura di vincere e, quindi, ha ritenuto di non dovere mimetizzare più di tanto le posizioni più retrive espresse da parti importanti della propria coalizione. Dall'altra, le batoste elettorali intermedie hanno fatto capire che bisogna veramente procedere in quel progetto di modernizzazione in senso liberale che era stato promesso nella precedente campagna elettorale. E' evidente che, in queste condizioni, la vittoria dell'una o dell'altra coalizione inciderà in maniera decisiva sulle prospettive del Paese. A questo punto la riflessione è questa: poiché non c'è bisogno di avere una specializzazione in economia ad Harvard per capire che il declino dell'Italia potrà essere invertito se la maggioranza dei suoi cittadini accetterà la sfida della competizione, allora delle due l'una: o questi cittadini sono effettivamente in maggioranza, allora devono farsi sentire affidando il Paese al centro destra; oppure, se non sono la maggioranza, comunque saremo destinati ad accettare un futuro di declino, e a questo punto, è logico che vinca la sinistra. Poiché siamo convinti che la maggioranza degli italiani ha gli attributi per reagire e crede nella rimonta, lo scopo della campagna elettorale della Cdl dovrebbe essere, oltre quello di spiegare le proprie proposte, anche quello di far comprendere bene agli Italiani il vero contenuto di quelle 280 pagine che, forse volutamente, sono accessibili a pochi, per essere interpretate a proprio comodo, ad uso e consumo dei vari strati di popolo, dai politici e dai giornalisti Sacerdoti. |