Scanzano/La psicosi italiana nei confronti del nucleare

di Giovanni Postorino

Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi la proposta del segretario del Pri della Basilicata, Renato Cittadini, che esaminava le reazioni alla decisione di identificare un sito "unico" per le scorie nucleari a Scanzano Jonico e avanzava una proposta. La vicenda è diventata ormai un fatto nazionale e il Governo sta discutendo, nel Consiglio dei Ministri di oggi, sulle possibili soluzioni, tra cui l'identificazione di nuovi siti diffusi su tutto il territorio nazionale.
Pubblichiamo l'intervento di un esponente della Fgr Giovanni Postorino che, proiettando la vicenda in un'ottica più ampia, contribuisce a chiarirne molti aspetti.

Ammettiamo per un momento di poter tornare indietro di alcuni giorni, quando ancora la polemica non era scoppiata nelle forme e nei modi ai quali stiamo assistendo da ormai due settimane.

In Italia c'erano (e ci sono ancora) numerose decine di depositi di materiale radioattivo le cui condizioni di sicurezza non erano (e non sono) adeguate. La comunità scientifica ed Enti come l'APAT o l'ENEA concordavano (e concordano ancora oggi) nel ritenere urgente l'entrata in vigore di norme che risolvessero l'improcrastinabile problema delle scorie.

Il Governo ha emanato, quindi, un decreto legge recante "Disposizioni per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi".

Ammettiamo a questo punto che l'individuazione del luogo (compiuta "in relazione alle caratteristiche geomorfologiche del terreno", così recita l'articolo 1) contenuta nel decreto governativo non fosse avvenuta per il comune di Scanzano Jonico, bensì per uno qualsiasi degli altri comuni italiani. La reazione attraverso manifestazioni, cortei, dichiarazioni, veementi proteste, scioperi, serrate, blocchi stradali, ecc., ad opera di uomini politici, ambientalisti, sindacalisti, imprenditori, scolaresche e di tutta la cittadinanza, sarebbe stata differente da quella che in questi giorni si sta allargando anche alla Campania, alla Puglia e alla Calabria? Credo proprio di no. Il copione sarebbe stato identico a Chivasso come a Bagheria, a Belluno come a Latina. E questo a causa delle emozioni che si scatenano quando si parla di nucleare.

La verità è che in Italia termini come energia nucleare, centrali, radioattività, scorie, sono tabù perché richiamano alla memoria popolare esclusivamente Chernobyl o Hiroshima. Le posizioni prese in questi giorni dalla cittadinanza lucana sono, nella maggior parte dei casi, frutto di un mix di pregiudizio, paura, falsa informazione, ignoranza scientifica e demagogia. L'angoscia per il nucleare sta portando la gente ad affermare con convinzione l'inadeguatezza del proprio territorio e a chiedere il ritiro del decreto, adducendo però argomentazioni che per nulla scaturiscono da analisi scientifiche approfondite.

Il Governo, da parte sua, ritiene quello della località lucana, il sito nazionale ideale per la raccolta dei rifiuti nucleari. Ma, d'altro canto, tenta un'impacciata retromarcia prospettando emendamenti volti ad individuare altre località, insinuando però in questo modo il tremendo dubbio che forse non sono state compiute tutte le rilevazioni tecniche del caso. Che senso avrebbe, ci si può legittimamente chiedere, prospettare modifiche al decreto se quel sito è l'ideale? Motivi, per caso, di consenso elettorale? Speriamo di no. Certo, bisogna avere coraggio nel sostenere scelte impopolari ma necessarie. Ecco perché le norme in questa circostanza non devono avere il sapore della politica, bensì ispirarsi soltanto ai risultati delle rilevazioni tecnico-scientifiche. In questo modo il politico avrà dimostrato forte determinazione nel perseguimento dell'interesse comune, e sarà al riparo dal malcontento popolare.

Forse allora conviene a tutti riaprire la discussione con argomentazioni più opportune, sensibilizzando e informando correttamente l'opinione pubblica su quella che è effettivamente l'attuale situazione (il Centro Enea di Trisaia, per esempio, dovrebbe destare molte più allarme rispetto al deposito che si vuole installare).

L'interramento delle scorie radioattive in un unico sito, ben sorvegliato e monitorato di continuo, potrà soddisfare in modo più adeguato le esigenze di tutela dell'ambiente e di protezione della vita dell'uomo, nonché por fine alla precaria e pericolosa situazione che viviamo oggi.

Valgano per tutte alcune considerazioni.

Il fatto che un gran numero di materiale radioattivo sia sparpagliato su tutto il nostro territorio senza la vigilanza opportuna non è solo causa di rischi per l'ambiente. Infatti, se dovesse impossessarsene qualche gruppo terroristico altissima è la probabilità che se ne possano servire per confezionare "bombe sporche" (come denunciano gli esperti in studi militari e strategici tra cui Carlo Jean). Chi si schianta deliberatamente con un aereo contro un grattacielo, chi irrompe con dei camion dentro una caserma di soldati facendosi esplodere, chi imbottito di tritolo sale su un autobus in pieno giorno, potrebbe mai avere la minima riluttanza nell'abbinare un chilo di esplosivo ad un quantitativo, anche minimo, di materiale radioattivo?

Vi è poi il problema dei rifiuti di origine medica che vengono prodotti quotidianamente raggiungendo un ammontare di diverse tonnellate l'anno. Questi rifiuti radioattivi medicali sono affidati in custodia ad ospedali e cliniche private, mentre forse sarebbe più opportuno che venissero inviati ad un unico centro di raccolta e stoccaggio in modo da poter essere sorvegliati in condizioni di massima sicurezza possibile.

Non si può dire, al momento, se il sito si farà, né tanto meno dove sarà ubicato. Sta di fatto che permane nella popolazione italiana un problema psicologico molto radicato nei confronti del nucleare. Alla classe politica e agli esponenti del mondo scientifico spetta il compito di estirpare questa psicosi attraverso argomentazioni comprensibili supportate da dati tecnici. Il nucleare non vuol dire leucemia, cancro, mutazione genetica, armi, morte, bensì benessere: bisogna solo saperlo gestire.

Che il sito per il materiale radioattivo debba farsi a Scanzano ovvero nel territorio di un altro comune non può essere decisione politica. L'indicazione deve scaturire da intensi test condotti per accertare l'idoneità del sottosuolo che deve accogliere le scorie. Solo così si risponderà a numerosi interrogativi, dissolvendo dubbi e vincendo paure. A questo punto risulteranno ingiustificate ulteriori forme di pretesta, condotte dagli abitanti della Basilicata o da quelli di qualsiasi altra regione.

Se non si vuole rinunciare ad esami medici come la risonanza magnetica nucleare e se si vuole essere coerenti con certe (sciagurate) scelte compiute in un non lontano passato e se, correttamente, riteniamo del tutto immorale dare ad altri i rifiuti che noi produciamo, le scorie sono il prezzo da pagare: un prezzo che possiamo tranquillamente affrontare solo se ci faremo guidare dalla razionalità e dal buonsenso.

Insomma, se c'è il rischio che qualcosa di terribile accada cerchiamo almeno di ridurlo al minimo.