Alleanza laica e prospettive del Pri/Il nostro ruolo nel sistema politico italiano Portare avanti la collaborazione con la CdL Sull'argomento delle alleanze tra i laici, pubblichiamo oggi l'intervento di Francesco De Rinaldis Saponaro, responsabile nazionale Fgr. Contiamo, su un tema per noi così importante, di proseguire il dibattito. di Francesco De Rinaldis Saponaro Ho letto con molto interesse gli articoli che nei giorni scorsi sono stati pubblicati sulla "Voce" dedicati alla questione dell'alleanza tra i laici e più in generale alle prospettive del Pri. Ho colto in essi e nel dibattito in corso la comune volontà di offrire una risposta al quesito "come tornare ad esercitare un ruolo politico riconosciuto dalla collettività?" Nei congressi di Bari e Fiuggi il Partito repubblicano ha, rispettivamente, aderito e poi confermato la propria adesione alla coalizione di centrodestra: questa strada fu intrapresa oggettivamente per necessità di sopravvivenza, che fu duramente messa in discussione dalla permanenza nelle maggioranze dell'Ulivo, e sottolineo maggioranze, perché nei quattro governi che si avvicendarono nella scorsa legislatura (Prodi, D'Alema 1 e 2, Amato) non vi fu traccia di repubblicani. Oggi altrettanto oggettivamente possiamo affermare: 1) dal maggio 2001 con l'incarico di sottosegretario all'Ambiente ricoperto dal segretario nazionale, il partito è tornato a far parte del Governo del Paese e, se ci si ricorda che alle politiche del 2001 mancava il simbolo dell'Edera, si converrà che tale fatto non è trascurabile. 2) nelle tornate elettorali amministrative del 2001e 2002 il Pri ha raddoppiato i propri consensi e le proprie presenze nei consigli comunali e provinciali, risultati che si sono ottenuti quasi esclusivamente nel Centro-Sud, e che, fatta eccezione per le Regioni Sicilia e Calabria, non possono ancora definirsi brillanti, ma che senza dubbio invertono un trend che da dieci anni era negativo, in positivo. 3) dalla crisi internazionale e dalle posizioni politiche che sono state prese, e che sono prese oggi in occasione della tragedia che mercoledì 12 novembre ha colpito gli italiani tutti, i repubblicani hanno la certezza di essere nella coalizione giusta e cioè quella che è contrapposta a certi "avvoltoi" che vanno in giro dicendo di avere un'altra idea dell'Italia e ai quali non possiamo fare a meno che ricordare che sono più di cinquant'anni che gli italiani dimostrano di avere idee diverse dalle loro. Non posso che essere d'accordo con l'amico Riccardo Bruno quando sostiene di "sperimentare ancora la collaborazione con la CdL" non solo per le motivazioni che ho già avanzato, ma anche perché dall'altra parte il quadro non è per niente chiaro (anche se è proprio questa mancanza di chiarezza che fa segnare un recupero dell'Ulivo nei sondaggi): quando il quadro si schiarirà allora anche gli italiani torneranno ad avere le idee chiare su chi affidarsi per il governo del nostro Paese. Non riesco neppure ad immaginare come i cittadini di un Paese con così profonde radici e tradizioni cattoliche possano dimenticare che sbagliare è umano, mentre perseverare con un Prodi - Rifondazione 2 sarebbe davvero diabolico. Sono veritiere le analisi storiche che il responsabile degli enti locali Pino Vita ha fatto rispetto alla questione dell'"unità dei laici", che ha visto nel corso del mezzo secolo passato una serie di fallimenti. I laici sono stati sempre in competizione. Infatti la comune matrice laica non è mai stata sufficiente per unire in un unico soggetto politico quelle forze che ad essa si richiamavano. Quelle forze che nel 1992 raccoglievano, arrotondando per difetto, il consenso di un italiano su quattro, sono quasi del tutto disperse, e mi chiedo che fine abbiano fatto. Ritengo condivisibili le opinioni espresse dall'amico Davide Giacalone nella parte in cui egli sostiene che "si deve essere capaci di ricostruire le identità politiche da gettare nella mischia e che quella ricostruzione richieda dialogo, confronto e capacità di elaborazione politica". Io aggiungo anche volontà di divenire un soggetto politico con al proprio interno diverse tradizioni unite dalle comuni risposte che tali tradizioni dànno ai problemi del Paese oggi, e questo senza rinunciare alla collaborazione con la CdL, ma semmai renderla vera collaborazione e non mera testimonianza storica e culturale. "In questa condizione il partito dei programmi e delle proposte ha il dovere di aggregare forze intorno a punti condivisi", non con il solo proposito di fare una unica lista alle elezioni Europee, ma con quello di ritornare a recitare un ruolo da protagonista nel sistema politico italiano. Data l'attuale offerta politica, spero conveniate con me che ce ne sia davvero bisogno. |