Tempi lunghi per l'unità dei laici/Quale scelta da compiere per le prossime europee Un progetto di Costituente liberaldemocratica Sull'argomento delle alleanze tra i laici, pubblichiamo oggi l'intervento di Sergio Savoldi. Contiamo, su un tema per noi così importante, di proseguire il dibattito. di Sergio Savoldi Il passaggio, inutile nascondercelo, è fra i più difficili che il PRI abbia mai avuto di fronte nel recente passato. Mi riferisco alle scelte che il partito deve operare per le elezioni europee della primavera de 2004. Seguo con molto interesse il dibattito iniziato nei Consigli Nazionali del 2003, che si sta sviluppando sulla "Voce Repubblicana" anche a seguito della insistente proposta di Davide Giacalone di presentarci alle europee in un raggruppamento laico principalmente con radicali e nuovo PSI. Gli interventi di Saverio Collura del 23 ottobre, di Pino Vita del 31, di Mauro Mita del 12 novembre e quello di Riccardo Bruno del 13, hanno messo a fuoco con buona approssimazione numerosi aspetti della questione, aspetti che si incrociano e si compongono a mio avviso essenzialmente attorno a tre nodi fondamentali: - il primo è la valutazione sul sistema politico ed elettorale attuale: sistema maggioritario, bipolarismo o ritorno al proporzionale con un quadro più ampio di opzioni politiche? - il secondo è la valutazione dell'attuale alleanza in cui il PRI si trova: continuazione della esperienza pur con la consapevolezza espressa da molti di inadeguatezza o uscita e ricerca fin d'ora di nuove prospettive in autonomia? - il terzo è il quesito contingente vero e proprio: verso le europee, come? Le opzioni in questo caso sono tre: da soli con il nostro simbolo dell'Edera, con un gruppo di laici o in una lista unica di centrodestra? Siamo in grado di correre da soli o ciò è solo testimonianza e quindi è meglio una delle altre opzioni? Per sciogliere il terzo nodo, quello della scelta contingente, è necessario dare risposte chiare per sciogliere gli atri due. Per quanto riguarda il sistema elettorale e politico vedo nel PRI sempre meno sostenitori del bipolarismo attuale. Mauro Mita lo sostiene, convinto che il PRI debba essere coscienza critica di uno dei due schieramenti, ma il dibattito interno e le posizioni di autorevoli esponenti nel partito denotano una scelta che va verso l'abbandono di questo bipolarismo che non garantisce né stabilità né azioni di governo coerenti ad un disegno strategico. Anche Riscossa, fin da Bari, è del parere che l'azione del partito debba essere decisamente orientata per la modifica del sistema elettorale attuale con un ritorno al proporzionale. Le elezioni europee si tengono con il sistema elettorale proporzionale: logica suggerirebbe di viverle con coerenza con l'orientamento che si sta consolidando nel partito, escludendo quindi la possibilità che il PRI partecipi ad una lista unica del centro destra, espressione di un tentativo di rilancio del bipolarismo all'italiana speculare al listone di centrosinistra. A mio giudizio sarebbe già un bel risultato per l'immagine che il PRI dovrebbe avere in un prossimo futuro. Rimangono le altre due opzioni: soli o in un raggruppamento laico? Veniamo alla valutazione dello stato dell'alleanza di centro destra. Giacalone e Collura danno un giudizio fortemente negativo dell'operato del governo e dello stato della alleanza. E' noto che il sottoscritto è di questo stesso avviso. Mauro Mita e Riccardo Bruno sono per il proseguimento dell'esperienza, anche se ormai non nascondono, correttamente, la consapevolezza che l'esperienza non ha respiro strategico ed anzi bisogna cominciare a guardare oltre, con tutte le precauzioni, ma oltre. Se si considera superata l'esperienza di centro destra si dovrebbe escludere ancora la possibilità di adesione ad una lista unitaria. Rimangono le altre ipotesi. Personalmente ritengo che il PRI commetterebbe un grave errore annullando la propria identità partecipando ad una lista unitaria e ciò anche nell'ottica di chi non considera ancora esaurita l'esperienza di centro destra. Peraltro almeno come si è deciso nel CN del 20 settembre, tale ipotesi potrebbe essere presa in esame dal PRI solo in presenza di modifica della legge elettorale e per le europee. Alla fine a mio avviso dovrebbe rimanere solo il nodo: da soli o in alleanze laiche come chiede Giacalone? E' evidente che per Riscossa Repubblicana che ipotizza una terza via liberaldemocratica con nucleo repubblicano la proposta di Giacalone sia oltre modo allettante. Ma qui mi rifaccio prima all'intervento di Saverio Collura del 23 ottobre, che parlava di sincretismo per la presenza del nuovo PSI nella proposta di Giacalone. Poi mi paiono altresì fondati i dubbi che avanza Riccardo Bruno quando parla di debolezza estrema del PRI rispetto agli altri possibili partner di una coalizione laica, debolezza secondo me non solo numerica, ma soprattutto di proposta politica strategica Aggiungo un'altra considerazione: in presenza di una forza secessionista repubblicana che viene continuamente esibita dal centro sinistra (schieramento che sembra aver trovato non senza altri sincretismi un'ipotesi di lista unitaria) esiste una necessità non differibile di riaffermare che la tradizione politica Repubblicana in Italia è nel PRI e solo nel PRI. L'ipotesi di una lista dell'Edera alle Europee non si presenta quindi come una opzione di testimonianza, ma di riaffermazione decisa di una identità mai perduta che è necessario riproporre in ogni situazione appena possibile. Fino a quando? Ecco il problema vero, non ancora risolto. È necessario riproporre la nostra identità e nel contempo sviluppare assolutamente quel progetto repubblicano culturale e di governo di cui parlano anche Bruno e Giacalone e che Riscossa sollecita in ogni occasione. Senza questo sforzo, senza arrivare a questo risultato, l'azione del PRI diventa veramente solo testimonianza, ma ciò indipendentemente dal fatto che alle elezioni, quali che siano, ci si presenti da soli o con altri. Quindi quale strada alla fine intraprendere? Alle europee si vada con l'Edera per riaffermare l'identità repubblicana con un programma essenziale (siamo già in ritardo sulla formulazione) svincolato dalle alleanze attuali e si lanci un appello per la costituzione nel medio periodo di una forza di liberaldemocrazia autentica che si riproponga in Italia secondo lo schema Europeo. Forza che non si può pensare di costituire ora con semplici assemblaggi, ma che richiede i tempi necessari per una ben preparata e promossa Costituente Liberaldemocratica da lanciare, chiamando altre forze e società civile a stendere un programma comune di cui il nostro potrebbe essere parte importante se non essenziale. Progetto ambizioso, percorso arduo senza possibilità di previsioni temporali, ma l'unico che a mio avviso può dare, con il Pri protagonista, futuro ad una parte del Paese che ora non si sente rappresentata dalle forze politiche attuali, né dalla famiglia socialista, ma nemmeno da quella popolare e conservatrice. |