Sull'unità dei laici e le prospettive del Pri/Serve una buona dose di realismo Andiamo avanti senza escludere alcuna soluzione Sull'argomento delle alleanze tra i laici, pubblichiamo oggi l'intervento di Luca Sforzini. Contiamo, su un tema per noi così importante, di proseguire il dibattito. di Luca Sforzini "Piedi ben saldi per terra e maniche rimboccate", mi raccomandava un vecchio amico, laico tutto d'un pezzo, solida formazione liberale. Nelle lunghe chiacchierate notturne in Oltrepo Pavese, a due passi dalla Stradella di Agostino Depretis, rievocava a volte le vicende milanesi di Malagodi e Pannunzio. Era il 1989, ed io, allora sedicenne, avrei imparato la fatica del costruire un partito pietra su pietra, l'importanza di ogni singola pietra, anche la più grezza, anche quella raccolta nel paesino più sperduto. Avrei capito che la pietra angolare la si trova così. Quanto a pragmatismo, tutto il mondo laico parla da sempre la stessa lingua. Anche Guido Mazzali, socialista autonomista, segretario della Federazione milanese, nel 1956 offrì ad un Bettino Craxi emergente la sua brava gatta da pelare, con modi spicci: "C'è un posto come capozona a Sesto San Giovanni. Prendere o lasciare." Il futuro Presidente del Consiglio prese. Pare gli risuonasse nelle orecchie il consiglio di molti deputati socialisti : "Prima di pensare a Roma, devi metterti alla stanga dalle tue parti". Ugo La Malfa, infine, quasi incarnava pragmatismo e concretezza d'azione. Lo ha ricordato Francesco Nucara a Palermo, celebrandone il centenario della nascita: "Il pensiero e l'azione devono procedere di pari passo, senza mai perdere di vista gli obiettivi concreti delle battaglie che si intraprendono". Così, credo che un sano esercizio di pragmatismo anche a noi repubblicani d'oggi e di domani non possa nuocere. Nelle province lombarde, come credo in tutta Italia, lavoriamo ogni giorno alla costruzione delle condizioni politiche ed organizzative che ci garantiscano il "diritto di tribuna". L'approdo di repubblicani nei consigli comunali, provinciali e regionali ad ogni rinnovo amministrativo è il nostro obiettivo immediato e concreto. Come raggiungerlo, ce lo dettano le condizioni d'ogni singola realtà locale : da soli o in alleanza, con liste autonome o in liste di coalizione. Certo, ogni volta che si coinvolgono vecchi iscritti o nuovi aderenti in una competizione elettorale nel nome dell'Edera, quelle diventano teste di ponte per il livello amministrativo o politico superiore. Credo che nessuno nel partito contesti l'importanza di questo lavoro. Dice bene Davide Giacalone : la ricostruzione richiede dialogo e confronto. Sul territorio, quando si tratta di organizzarsi in vista delle competizioni amministrative, a confrontarsi con noi troviamo principalmente il Nuovo Psi. Accade per ragioni politiche e pratiche, ovviamente. Come ben sa Antonio Del Pennino, e come tenacemente coltiva con il suo lavoro in Senato e fuori, troveremmo anche i radicali, se solo volessero spendersi nelle competizioni amministrative. A volte, troviamo sinceri liberali in difficoltà nel rapporto con Forza Italia. Sul territorio costruiamo quindi, quotidianamente, alleanze. Alleanze "tecniche" ovviamente, dettate dalle leggi elettorali. E' vero, come sottolinea Collura, che il Nuovo Psi troverebbe forse collocazione naturale nel Partito Socialista Europeo, anziché nell'Eldr; ma così non è, al momento. E' vero anche che dai radicali ci divide senz'altro la posizione sul nucleare; ma - ancora con Giacalone - scelgo ciò che aggrega e non ciò che divide. In molti, a Pavia come a Cremona, come a Milano, vorremmo essere "integralisti repubblicani", come simpaticamente sintetizza Pino Vita; e lo siamo, ovunque sia possibile. Ma in molti casi, la legge elettorale ce lo impedisce. Questo è il punto. Quale cortocircuito dovrebbe impedire che ciò che vale sul territorio, nelle province, nelle elezioni amministrative, valga anche per l'Europa? La nostra storia politica non comincia né finisce con le elezioni europee della primavera prossima, e le stesse non si tengono sulla luna, ma qui ed ora, nelle condizioni date. Lo ricordo innanzitutto a me stesso, per non rischiare di sviluppare un ragionamento rinchiuso in una bolla d'aria, isolato dal mondo esterno. Anche per questo, è estremamente importante la scelta della segreteria nazionale di "visitare" tutte le realtà regionali in questa fase delicata per il partito. Ad oggi, non sappiamo con quale legge elettorale dovremo fare i conti. Sappiamo quasi per certo che non avremo voce in capitolo, e che in materia dovremo subire le decisioni prese da altri. Mi sembra importante, però, che ci si avvicini a quell'appuntamento con grande flessibilità, senza chiudere la porta ad alcuna soluzione in nome del pragmatismo laico e repubblicano, e garantendo comunque al partito il diritto di tribuna. Per il futuro prossimo, poi, non rinuncerei a cercare l'araba fenice : quell'equilibrio fra tradizione politico-culturale e novità che sappia elaborare una proposta politica nuova per il nuovo millennio, e parlare alle nuove generazioni. L'abuso del termine "nuovo" non è casuale. Bene fa Bassi a cominciare a porsi il problema di quali possano essere, oggi, i nostri interlocutori privilegiati nella società. Ma questa è un'altra storia. Intanto, lavoriamo per rafforzarci, dicono Bruno e Mita. In questo, sono d'accordo con loro. Torno a dire : piedi ben saldi a terra e maniche rimboccate. E prima che a Roma - o a Strasburgo - si pensi, ad esempio, a Brescia. Dove, alle comunali della primavera scorsa, l'Edera non c'era, né sola né male accompagnata. |