Aperti a Roma i lavori della 31ma assemblea dell’Upi/L’aumento delle entrate tributarie segue l’applicazione delle nuove leggi La Provincia: un’istituzione in crescita di Pino Vita* Si è aperta, ieri a Roma, la trentunesima assemblea dell’Upi (Unione province italiane) sul tema " Le Province, il federalismo, la coesione nazionale" che secondo il presidente dell’associazione Lorenzo Ria "rappresenta il punto nodale della vita dell’organismo perché riporta all’ordine del giorno dei lavori temi che segneranno il futuro del Paese." Le Province italiane in questi ultimi anni sono cresciute in ogni senso: sono aumentate le entrate con un balzo dal 91 al 2003 del 74%, ma sono anche raddoppiate le spese. Lo dicono le stesse Province nel Riepilogo complessivo presentato in occasione della riunione, dal quale risulta che le entrate che sono passate dai 9.110, 39 milioni di euro del 1999 ai 15.834 milioni del 2003. Questa crescita è dovuta ai profondi cambiamenti nei ruoli e nei compiti che l’istituzione Provincia ha realizzato a seguito del decentramento amministrativo e dell’applicazione del Titolo V della Costituzione. Una serie di leggi statali e regionali hanno assegnato alla Provincia nuove importantissime funzioni in materia di governo del territorio e di programmazione dei servizi fondamentali, quali la gestione del servizio idrico, la progettazione della rete dei trasporti e l’integrazione tra le diverse modalità di trasporto, l’assetto del territorio e la realizzazione delle infrastrutture di interesse sovracomunale. Spettano, inoltre, alle Provincia la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici e la programmazione della rete scolastica. Negli anni 60/70 il Pri condusse una lunga battaglia per l’abolizione della Provincia: questa linea discendeva dalla convinzione che l’attuazione dell’ordinamento regionale dovesse coincidere con la semplificazione dei diversi livelli istituzionali. C’era , inoltre, l’obiettivo del contenimento dei costi per contribuire a contrastare il crescente debito pubblico, che sta condizionando, ancora oggi, la nostra economia. Questa posizione rimase minoritaria, per la resistenza dei maggiori partiti legati ad una visione populista e ai loro interessi elettorali, e alla Province furono successivamente attribuiti i compiti che abbiamo elencato e che spiegano il forte aumento dei loro bilanci. Nel quadro presentato all’assemblea dell’Upi le entrate tributarie risultano costanti attorno al 25% del complesso, mentre i trasferimenti coprono un quarto del totale delle risorse. Le entrate tributarie (imposte e tasse) sono passate in cinque anni da 2,3 a 3,8 miliardi (+70,32%) e le tariffe, che nel 1999 rappresentavano solo il 3% delle entrate , cinque anni dopo hanno superato il 22%. Il grosso dei trasferimenti è assicurato alle Province dalle Regioni per il finanziamento delle funzioni trasferite con le leggi Bassanini che hanno fatto registrare una crescita dell’88,34 % in cinque anni attestandosi a oltre 1.300 milioni di euro dai contributi correnti che nell’ultimo biennio hanno superato i 1.400 milioni l’anno. I dipendenti in servizio al 31 dicembre 2003 sono secondo le fonti Upi 61.096; a tempo determinato 54.867, con Contratto flessibile 6.229; a tempo indeterminato con laurea 11.635 ; Dirigenti 1.798. Nello stesso tempo la proliferazione di nuove Province è stata la risposta alle richieste di nuove costituzioni che salivano da molte parti del Paese, nella convinzione che rappresentassero un’occasione di sviluppo per il territorio e di prestigio per la classe dirigente. Ai tempi di Giolitti le Province, anche se con funzioni diverse, erano 69 mentre oggi in Italia se ne contano 106 (tre delle quali sono "autonome": Aosta, Trento e Bolzano). Dal 2005 è prevista, dopo il varo di Monza e di Barletta-Andria-Trani che comunque dovranno aspettare il 2009 per eleggere i loro organi, l’istituzione di altre 4 province, tutte in Sardegna: Olbia-Tempio, Ogliastra, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano. Inoltre sotto forma di disegni di legge presentati in Parlamento ci sono almeno altre 30 comunità locali che chiedono, anche in vista degli effetti economici sperati, di costituirsi in Provincia. Le Province attualmente sono sottoposte ai vincoli di bilancio previsti per gli enti locali dalla Finanziaria 2005 in corso di discussione, dopo l’approvazione della Camera, al Senato. L’Upi svolge, nel quadro delle associazioni delle autonomie, un ruolo critico nei confronti del governo ma in maniera costruttiva per cui il presidente può dichiarare: " Le Province e l’Upi sono un punto fermo per serietà, per riconoscimento esterno, per capacità di conseguire risultati". Anche se la dichiarazione può apparire "autoreferenziale", tuttavia è diversa nello spirito dalle dichiarazioni di parte che caratterizzano i proclami dell’associazione dei comuni e quindi ci auguriamo di poter stabilire con gli organi dell’associazione un confronto positivo e utile per la soluzione dei problemi dei cittadini che restano, sempre, il punto di riferimento della tradizione autonomistica. *Responsabile nazionale Pri Enti locali |