La definizione di "autonomia" nel dualismo elettorale italiano/Non si tratta della ripresa di un progetto di terza forza o di una finta neutralità Alla base la difesa della libertà e della tolleranza Facciamo un errore se consideriamo il ruolo autonomo come una ripresa della sfida di un progetto di terza forza che si interponga con efficacia nel dualismo tutto italiano tra centro-destra e centro-sinistra, oppure se diamo l’impressione di una finta neutralità per acquisire posizioni di interesse. Andremmo incontro al fallimento come fallì la "terza forza" che mosse i primi passi nella redazione del "Mondo" di Mario Pannunzio. C’erano Ugo La Malfa, Mario Ferrara, Vittorio de Capraris ed altri. Dobbiamo invece collocare la scelta di autonomia come una battaglia sui valori del vivere quotidiano, mi riferisco alle questioni legate: all’ambiente; all’avvelenamento della biosfera; ad una nuova visione dello Stato sociale, difficile da attuare con una economia stagnante ed un tenore di vita "alto"; all’ideologia unica del profitto a cui tutto deve adeguarsi (il momento del "fai da te" è superato). Autonomia significa difendere i valori fondanti dei popoli – democrazia, libertà individuale, tolleranza, uguaglianza – dall’oblio che oggi si percepisce, in chi ascolta, quando si parla di tali principi. Significa chiedersi il perché, in un Paese che si è impoverito, in realtà si movimentano parecchi danari con transazioni eseguite in contanti (ricchezza improduttiva), il che fa pensare ad una evasione fiscale non indifferente. Vogliamo seriamente combatterla, così come il lavoro nero e il sommerso, in modo che agli evasori piuttosto che farsi pagare in nero conviene pagare le tasse ( quindi revisione del sistema fiscale e riduzione della spesa pubblica). Autonomia vuol dire non usare un linguaggio violento che punta alla demolizione dell’avversario, ma usare un linguaggio ragionato per propagandare le proprie idee. In caso contrario le battute "di spirito" subentrano alle ideologie ed il messaggio politico si priva di analisi e proposte per lasciare il campo alle provocazioni. In questo modo, i cittadini non sono governati dal potere politico ma da quel potere economico, in costante espansione, che è amministrato da società multinazionali, secondo strategie che non hanno nulla a che vedere con il bene comune al quale aspira la democrazia. Il potere si autoalimenta e si autogiustifica, la corruzione e la perversione ne diventano le regole,a discapito della dialettica tra il popolo e chi lo governa. Autonomia significa etica della responsabilità, quindi salvaguardia prima di tutto degli interessi del Paese, che Thomas Friedman così sintetizza "Non metterti mai in una posizione per cui il tuo partito – e/o schieramento –vinca solo e a prezzo del fallimento del tuo Paese". Autonomia significa che in uno Stato che non ha le risorse per garantire tutto a tutti: ai giovani un lavoro, ai futuri pensionati una pensione decente, ecc… è necessario ricercare la strada in cui ognuno deve essere disposto a concessioni, altrimenti trionfano l’invettiva e lo scontro. Autonomia significa affrontare realmente il problema dell’immigrazione di cui noi abbiamo una vitale necessità. L’apertura multiculturale non è la risposta adeguata. Dobbiamo organizzare dei piani politico-economici di integrazione nei lavori e di contro chiedere agli immigrati ( anche con azioni severe) di accettare il nostro sistema civile e legale. In poche parole i diritti e i doveri di Mazziniana memoria. Autonomia significa mantenere ferma la nostra convinzione di una Europa dei popoli, senza radici religiose di alcun tipo, in quanto Esse devono occupare uno spazio neutro che garantisce a ciascuno di coltivare le proprie convinzioni siano esse cristiane, musulmane, ebraiche o atee. Nello spirito di una cultura laica che respinge tentazioni fondamentaliste e auspica dialogo e tolleranza. Il prossimo congresso del Partito, a mio parere, deve approfondire oltre ai temi politici anche le problematiche che riguardano: l’aumento delle disuguaglianze fra i Paesi ricchi e quelli poveri, come governare e/o migliorare il processo di globalizzazione, un’equa flessibilità del lavoro che preveda istituti di formazione anche per il reinserimento lavorativo .Tanto per indicare alcuni temi. Sicuramente dovrebbe avere la valenza di una proposta del Pri per il Paese. Vedi la Politica dei Redditi!. Antonio Zoli-Sez. Pri "G. Mazzini" Forlimpopoli (FC) |