Le mani sulla legge 194/Qualcuno vuole rendere ancor più difficile l'esistenza delle donne I consultori? Pensiamo piuttosto a renderli decorosi di Loredana Pesoli* E' dall'inizio della legislatura che diversi esponenti della maggioranza si interessano alla legge 194, (naturalmente con l'intento di migliorarla…) ma sempre con una ambiguità di fondo, con la tattica del lancio del sasso e il repentino ritiro della mano, aizzando conflitti, parlando e straparlando, soprattutto gli uomini, col solo risultato di inasprire le posizioni, acuire i conflitti senza migliorare un bel niente. E intanto consultori, medici, donne, adolescenti, madri e padri, intere famiglie, tutti, abortisti e antiaboristi, sono scontenti, per servizi insufficienti, strutture inadeguate, personale carente, scarsezza di fondi, assenza di politiche a sostegno della maternità e della conciliazione vita/lavoro. Ora, poi, a confusione si aggiunge confusione. E, prima di mettere "volenterosi" di qualsiasi genere in certi fatiscenti consultori, non sarebbe il caso di renderli decenti e dotarli di personale e attrezzature necessarie? Intanto, in questa gara a chi è più paladino delle donne, tra chi dà numeri sulla crescita del pil e chi quel pil lo deve produrre dentro e fuori casa, si sta concretizzando, inesorabile e dirompente, un nuovo, grande movimento delle donne che, all'affannarsi di uomini politici, tutti pervasi dall'ansia difendere la loro salute e il loro corpo (delle donne), contrappone determinazione e serietà per un cambiamento reale della politica. L'attacco alla 194, perché di questo si tratta, sta ricompattando una forza trasversale che unisce le donne, in un comune atteggiamento di riserva nei confronti di certi politici e di certi opinionisti neo-teo-con, che sono molto occupati, con questi giochi di prestigio tematici, a far distogliere lo sguardo da problemi molto seri legati alla vita quotidiana, emergenziali per milioni di persone. L'ostinazione con la quale certi personaggi si accaniscono a rendere ancora più difficile la vita delle donne che affrontano scelte personali, spesso con vincoli dettati dall'emarginazione, dalla povertà, dalla violenza, dalla disoccupazione (guardare i dati), colpevolizzandole - invece di occuparsi di risolvere i drammi che stanno alla base di queste scelte - si risolve in un atteggiamento dissonante, immotivato, cattivo e classista. Farebbero molto meglio ad occuparsi seriamente di rimuovere le cause che sono alla base di tali dolorose scelte. Non vogliono aiutare le donne, evidentemente, ma perseguirne la demonizzazione, nel tentativo di scaricare dalle proprie spalle il peso di essere, sul tema, una classe politica e dirigente che si dimostra inadeguata, impreparata, inadempiente e disattenta, e provvede a lavare la propria coscienza con eserciti della salvezza in salsa nazionalpopolare, da somministrare nei consultori come l'aspirina. Sono convinta che le donne non permetteranno un tale inganno, così come non dovranno permettere ai furbi di far cadere il disegno di legge del Governo sulle cosiddette quote rosa, rocambolesco tentativo di recupero in "zona Cesarini" che, seppure bruttino e malconcio, potrebbe consentire il raddoppio della presenza femminile in Parlamento (dal 10% al 20%: non ci basta - ma si faccia) già dalla prossima legislatura. Banco di prova per centrodestra e centrosinistra dunque; il ministro Prestigiacomo si dia una mossa per presentarlo in Parlamento. E poi vediamo se le intenzioni del centrodestra sono vere e se il centrosinistra sa dire solo no. Intanto continua la raccolta delle firme per l'appello al Presidente Ciampi sulla incostituzionalità della legge elettorale che non rispetta l'art. 51 della Costituzione. * responsabile Mfr |