Seminario Fgr, seconda giornata/Politica: le strategie della comunicazione

Quando lo show-business oscura gli ideali

Fiuggi, seminario Fgr: nella nostra mente le discussioni della prima lunga giornata, ancora gli argomenti dell'animoso dibattito accesosi a notte fonda sui mali della scuola italiana. Un tema non presente nel programma che il segretario della Fgr ha lanciato come un sasso nello stagno. Tanto è urgente quanto difficile trovare una soluzione alla scarsa qualità dell'insegnamento.

Confrontiamo le rispettive esperienze e avanziamo differenti proposte, anche controcorrente. Alla fine torniamo in camera ed è già oggi, secondo giorno del corso. Ci destiamo, lentamente, e con gli occhi non ancora schiusi ci accingiamo a fare colazione.

Il primo incontro ha subito risvegliato gli animi e le menti assonnate dei partecipanti che, con il dottor Torlontano, responsabile dei servizi politici del Tg5, hanno affrontato un tema fondamentale per chi voglia intraprendere un percorso politico: "le strategie di comunicazione politica". Dalla TV ai giornali, dalla radio a internet, fare politica vuol dire riuscire a comunicare: non è un caso se spesso si sente dire "abbiamo sbagliato nella comunicazione" per giustificare il malcontento verso certe scelte politiche. Insomma, il "Quarto Potere" di Orson Welles è ormai una realtà consolidata che però assume oggi connotati estremamente negativi. La lezione ha acceso il dibattito, anche al di fuori dell'aula di studio e nei momenti di pausa. E allora: la comunicazione, la propaganda politica moderna è sistematicamente costruita sull'impegno di riuscire a confutare la tesi dell'avversario piuttosto che portare avanti una propria, con orgoglio e fierezza; i mass-media sono concentrati più che mai sul come fare audience, su come commercializzare, vendere il proprio spazio pubblicitario, il proprio prodotto piuttosto che salvaguardare la pura informazione dei contenuti garantendo un arricchimento culturale dal proprio ascoltatore, lettore, utente.

La politica, negli ultimi anni, è stata solo un grande show-business dove ad uomini che fanno proposte, che affrontano grandi tematiche, che tentano di dare al Paese risposte concrete, si preferiscono personaggi litigiosi, polemici e senza contenuti, per il solo fatto che questi fanno audience, perché litigano urlano e a volte vengono alle mani.

Dobbiamo tornare a fare politica. Quella con la "p" maiuscola. E allora, per emergere, il consiglio è lottare su temi specifici, organizzare convegni, sfruttare le risorse offerte dalla rete. In una parola provare a fare notizia, a farsi conoscere discutendo di tematiche concrete e giovanili (un esempio: la droga).

Ma nell'affrontare i problemi e nel provare a dar loro risposte, dobbiamo essere guidati da un pensiero, da valori e principi. Da qui la domanda che apre il secondo incontro, quello con l'on. Oscar Mammì: "Cosa vuol dire essere repubblicani?". I principi ispiratori del repubblicanesimo, oggi come in passato, derivano dal pensiero mazziniano, fenomeno culturale e sociale dal quale nascono concetti come l'associazionismo, la concezione religiosa della politica, la laicità dello Stato ed una innovativa visione che faceva corrispondere ai diritti dell'uomo altrettanti doveri.

Nel corso del suo intervento l'on. Mammì ha messo in evidenza come dopo la caduta del muro di Berlino, e quindi con la fine della contrapposizione tra Occidente e l'Unione sovietica, in tutti i partiti si sono avute profonde modifiche.

Il Pri, al contrario, ha mantenuto una nobiltà e una dignità storica, riproponendo ancora oggi con grande attualità i principi ispiratori. Grazie a questo si può rispondere alla domanda posta.

Oggi essere repubblicani significa non essere completamente liberisti, ma rispettare le libertà di mercato, pensare quindi che ci possa essere l'intervento dello stato, ricordando che lo sviluppo industriale italiano deriva proprio da alcune nazionalizzazioni.

Un repubblicano deve rispettare il pensiero altrui mantenendo le proprie convinzioni, e coltivare il senso del dubbio dal confronto e da questi trarre le proprie certezze.

Queste sono state le risposte date alla volontà della Fgr di inserirsi come "attuale" proposta politica.

Un proposta politica che va al di là dei confini nazionali e pensa in chiave europea.

Una Europa unita che, dalla sua fondazione, è andata sviluppando le competenze delle proprie istituzioni, dotandosi anche di risorse economiche proprie, e rafforzando la forza dei propri atti normativi.

Le osservazioni dell'avvocato Alessandro Nucara si concentrano da una parte sulla storia e l'organizzazione istituzionale dell'Unione Europea, ed in particolare su Parlamento e Commissione, e su una tematica fondamentale come quella della tutela della concorrenza.

Ebbene, se vogliamo far politica in modo moderno e con competenza non possiamo in nessun modo ignorare il funzionamento delle Istituzioni europee, né non considerare l'esistenza e la forza di norme comunitarie che incidono in maniera significativa sulla nostra vita, modificando il nostro ordinamento giuridico, influenzando la attività del legislatore nazionale o locale e il buon andamento dell'amministrazione. E' necessario, quindi, capire che la futura classe dirigente deve saper rilanciare la competitività del nostro Paese, il che vuol dire anche avere conoscenza delle norme comunitarie e dei meccanismi per la loro corretta applicazione.

Il programma subisce una prima variazione: il Segretario nazionale Francesco Nucara viene a farci una brevissima e gradita visita, dandoci appuntamento a venerdì, quando saremo noi i protagonisti della giornata.

Ormai è tardo pomeriggio. Abbiamo partecipato a lezioni sull'ordinamento statale, sul ruolo dei partiti, sui principi del repubblicanesimo. Ora, necessariamente serve una lezione sul nostro partito.

Come è organizzato il Pri? Quali sono i suoi organi? Come si struttura sul territorio? Come si apre una sezione? A tutte queste domande hanno dato risposta Franco Torchia, responsabile del tesseramento del partito, e Sergio Ferretti, funzionario della direzione nazionale.

In particolare il meccanismo per il calcolo dei voti congressuali e per la partecipazione ai Congressi appare a tutti, e non solo perché siamo a fine giornata, complicato e cervellotico, in alcune parti contraddittorio. Serve snellire le regole del partito e renderle più chiare e semplici. In breve serve un partito dinamico e moderno.

Ed i sistemi elettorali? Meccanismi complicatissimi. E tutti diversi. Ferretti ci fa qualche esempio alla lavagna. Noi capiamo che così non può più andare. Anche le leggi elettorali necessitano con urgenza di un ripensamento e di una semplificazione.

Ormai è sera. Il segretario Postorino fa i gruppi di lavoro e ci invita a continuare a lavorare per completare la relazione giornaliera. Nella hall dell'hotel si accendono dibattiti sui temi più disparati.

E quando tutti sono pronti per andare a dormire ecco un altro "sasso nello stagno" dopo quello sulla scuola della sera prima: cosa intendiamo per libertà? Che rapporto c'è tra libertà ed uguaglianza? La discussione divampa, dimentichiamo la stanchezza. Il proprietario dell'hotel ci avvisa che sono le due di notte, ci sollecita inequivocabilmente a sgombrare! Anche perché nell'hotel qualcuno si è lamentato per le voci - le nostre - che si sentono.