Centrosinistra in pieno caos/E l'esecutivo attuale ricorda molto i peggiori reality show

Due velocità: quella del XXI secolo e quella del governo

di Gianni Ravaglia

Stanno facendo della legge Finanziaria un mercato, hanno presentato più emendamenti dell'opposizione, cambiano idea ogni giorno, si votano contro l'un l'altro in Consiglio dei ministri, manifestano in piazza contro il governo senza che nessuno tragga le conseguenze delle proprie gesta. Non si riesce a trovare un argomento serio, dall'immigrazione al Mose, dalle pensioni alle coppie di fatto, dalla giustizia alle liberalizzazioni, alla politica estera, sul quale la maggioranza sia concorde, nonostante le oltre duecento pagine di programma concordato. Il centrosinistra è un caos totale. Ed erano andati al governo dicendo che avrebbero portato serietà, etica della responsabilità, senso dello Stato Quanto alla credibilità internazionale: se Berlusconi poteva essere contestato per avere rapporti troppo amichevoli con Bush e con Putin, questi si arrabattano tra gli incontri di Prodi con Ahmadinejad e il sostegno di D'Alema al Venezuela di Chavez.

L'attuale caos nella maggioranza di governo non è però casuale. Il centrosinistra, infatti, ha avuto un solo grande, unificante obiettivo: battere Berlusconi. Obiettivo valido per tenere unita un'opposizione, del tutto insufficiente per governare un Paese nel bel mezzo di una trasformazione epocale delle ragioni di scambio internazionali. Battuto Berlusconi sono esplosi i conflitti, prima latenti, tra i duri e puri comunisti doc che, invece di stare nelle catacombe della storia, assieme a tutte tirannie, in Italia, sono ancora lì a volere imporre la propria egemonia al governo e i radical- catto- postcomunisti che qualche idea innovativa l'avrebbero anche ma, se vogliono tenere in piedi il governo Prodi, sono costretti a tenerla nel cassetto. Tale scontro, per i cittadini e le aspettative di crescita economica è tutto in perdita, in quanto, bloccate dai comunisti le proposte innovative, restano in campo sempre e solo quelle che intendono ridistribuire i margini sempre più esigui di una economia in declino ma, sul piano politico, nell'area della sinistra, esso ha una rilevanza decisiva. Margherita e Ds infatti hanno consegnato al rilancio della propria esperienza di governo anche la costruzione del nuovo partito democratico, al contrario dei comunisti che invece ne contestano il ruolo. Per cui i no del Ministro Ferrero ai provvedimenti del governo sono anche un no di Rifondazione alla nascita del partito democratico. Sullo sfondo di tale conflitto predomina ancora l'arretratezza culturale tipica di una sinistra classista e illiberale che non vuole fare i conti con la nuova divisione internazionale del lavoro imposta dai Paesi in via di sviluppo e con i processi di competitività indotti dalla globalizzazione dei mercati. Mentre gli investimenti internazionali, le produzioni, i mercati, i consumi hanno gli stimoli e la velocità del XXI secolo, la nostra sinistra gira ancora un film da anni Settanta. Anche allora, quando i costi del lavoro, dell'energia, delle materie prime ridussero radicalmente la competitività delle merci italiane, la sinistra e il sindacato risposero con il punto unico di contingenza, nuovo statalismo e nuovi vincoli per le imprese. Pur potendo utilizzare la svalutazione della moneta, oggi improponibile, si ebbe come conseguenza il decentramento industriale, l'avvio del processo di polverizzazione del tessuto industriale della nazione e la nascita dell'economia sommersa. Era il film degli equilibri più avanzati e del compromesso storico. Un vecchio film le cui scene, tra polverosi tappeti e mura scrostate, illustravano l'incontro tra una vecchia classe dirigente che aveva perso l'orgoglio della propria missione e una nuova classe, non ancora dirigente, che voleva piegare l'economia alle logiche della propria ideologia classista. Fu un disastro! La vecchia classe dirigente fini maciullata da Di Pietro. Quella presunta nuova, battuta più volte da Berlusconi, è passata a studiare Keynes quando era necessario scoprire Hayek e continua a credere di dover interpretare il film dell'opposizione anni Settanta. Non si accorge di dare al mondo, ogni giorno, l'immagine di un patetico, incredibile, irresponsabile reality show di una sinistra, quella italiana, che sta al governo senza però essere ancora classe dirigente. E' purtroppo un reality show, i cui protagonisti, nel caos generale di progetti incompatibili, solo su di un punto riescono a trovare sempre l'accordo: tassare, tassare, tassare. E, se il pubblico non capisce le ragioni di tale incoscienza, viene dato per matto. Non se ne può più. Per favore: toglieteci questo reality dal palinsesto!