Intervista al costituzionalista Frosini/Una valutazione della proposta Fini Prima la cittadinanza, poi il diritto di voto di Lanfranco Palazzolo Sì al diritto di voto agli immigrati per le elezioni amministrative con una proposta di legge costituzionale, no al diritto di voto passivo che propone An. Questo è quello che pensa il Prof. Tommaso Edoardo Frosini, professore straordinario di Diritto pubblico comparato nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli studi di Sassari. Come giudica la proposta di Gianfranco Fini? "Non conosciamo ancora una proposta precisa sul voto agli immigrati. Pare che la proposta di An inciderà sull'articolo 48 della Costituzione. Quindi si tratterebbe di una proposta di legge costituzionale e non di una legge ordinaria. Personalmente credo che questo sia il percorso giusto. E' vero per alcuni studiosi che l'estensione del diritto di voto agli stranieri, nel caso di elezioni amministrative, potrebbe essere concessa con una legge ordinaria; per una parte della dottrina, cioè, gli stranieri non possono avere diritti politici "costituzionali" ma possono avere diritti politici "legislativi", e quindi conferiti mediante una legge qualora si tratti di elezioni di carattere amministrativo. Per cui la legge costituzionale sarebbe necessaria solo per elezioni di carattere politico o regionale. E' giusto? "Questa impostazione non mi trova d'accordo. Secondo me, l'aspetto fondamentale del diritto di voto è che rappresenta lo strumento attraverso il quale l'individuo può scegliere i propri rappresentanti. Se vogliamo tenere distinto il problema delle elezioni amministrative da quello delle politiche, e vediamo questo problema sotto il profilo del diritto di voto, ritengo giusto che si intervenga comunque sul testo della Costituzione e si modifichi l'articolo 48 introducendo la possibilità per gli stranieri di votare nelle elezioni degli enti locali, specificandolo e prevedendo un certo periodo di tempo nel quale gli stranieri devono risiedere in Italia per avere l'esercizio del diritto di voto". Qualcuno afferma che gli immigrati debbano votare in base alla loro capacità contributiva. E' costituzionale? "Sì. Il diritto di voto e la rappresentanza nascono sulla base di una celebre frase, che prevede "No rappresentation without taxation". L'eventuale modifica all'articolo 48 dovrebbe prevedere una riserva di legge, la possibilità per il legislatore di chiarire le modalità del diritto di voto per gli stranieri alle elezioni amministrative. In quella legge si dovrà affermare che gli stranieri dovranno essere in regola con il pagamento delle tasse nel nostro Paese, avere un'occupazione, non dovranno avere precedenti penali. Si dimostrerà in questo modo l'effettiva integrazione degli stranieri nel nostro territorio. Una volta dimostrata questa integrazione, avranno il diritto di scegliere i rappresentanti dell'amministrazione locale dove risiedono". E' d'accordo per l'estensione del diritto passivo? "Gli stranieri dovrebbero prendere la cittadinanza per avere l'elettorato passivo. Potrebbero votare per le amministrative, ma non potrebbero essere votati". Perché in ogni caso gli immigrati dovrebbero essere esclusi dal voto per le elezioni Regionali? "Gli enti locali sono enti privi di produzione legislativa. Comuni e provincie non emanano leggi. Le regioni emanano leggi ed atti di indirizzo politico. Questi sono riferibili alla Costituzione e all'esercizio della sovranità popolare, e quindi al possesso della cittadinanza italiana. La distinzione tra diritti politici "costituzionali" e diritti politici "legislativi" si fa forte. Per le elezioni politiche e regionali a mio avviso bisognerebbe avere comunque la cittadinanza italiana per poter concorrere alla determinazione di atti di indirizzo politico". |