"L'opinione" martedì 30 settembre 2003

"Non vogliamo ammainare lo storico simbolo dell'Edera"

Eletto nelle liste di Forza Italia e membro del gruppo misto (che vede riuniti liberaldemocratici, repubblicani e socialisti del nuovo Psi), il deputato Giorgio La Malfa accoglie di buon grado l'invito a discutere dell'appello che il nostro giornale ha deciso di lanciare in vista delle prossime elezioni europee. Per iniziativa de L'opinione, infatti, diversi e autorevoli esponenti dell'area laica dibatteranno il prossimo 8 ottobre (presso l'Hotel Quirinale in via Nazionale a Roma) sulla possibilità di presentarsi uniti all'appuntamento con gli elettori, rinunciando per una volta ad uno sterile campanilismo di partito. L'esponente repubblicano non rifiuta il dialogo ma dalle sue parole si comprende bene come il Pri sia già fortemente orientato nella direzione opposta a quella da noi auspicata. "Le prossime elezioni europee saranno fondamentali per rilanciare con forza la nostra identità politica. Per questo restiamo molto cauti sulla prospettiva di una lista unica, sia essa del Polo oppure con diverse altre forze laiche, a meno che una nuova legge elettorale non la renda proprio indispensabile. Deve infatti essere chiaro a tutti che i repubblicani non intendono ammainare l'edera, l'unico simbolo laico sopravissuto nel panorama politico italiano. Certo, ci sono anche i Radicali italiani, ma loro sono laici sui temi sociali e per il rispetto dei diritti civili mentre noi ci distinguiamo per le nostre proposte in politica estera ed economica".

Ritiene adeguata la vostra collocazione politica nell'attuale coalizione di governo?

Siamo alleati nella Casa della Libertà ma non siamo confluiti in alcuno dei partiti che la compongono. Su alcuni temi - ad esempio sulla difesa della scuola pubblica e sul diritto alla fecondazione assistita - esercitiamo una riconosciuta e concordata libertà di giudizio che non incrina in alcun modo l'accordo a suo tempo stipulato con Silvio Berlusconi. Del resto condividiamo appieno la politica economica ed estera del governo e della maggioranza. Non nego però che la laicità resti comunque un valore minacciato, anche perché la fine della Democrazia Cristiana ha paradossalmente allargato l'influenza della chiesa e dei cattolici nella politica italiana. Resta pertanto intatta l'esigenza di una ricomposizione della famiglia laica, ma questa non può prescindere dall'individuazione di un programma comune che possa riunire in un unico simbolo quanti oggi militano alla sinistra, al centro e alla destra dello schieramento politico.

Il Parlamento dovrà comunque rimettere mano all'attuale legge elettorale. La diminuzione dei parlamentari italiani nell'assemblea di Strasburgo (a seguito dell'ingresso di nuovi paesi nell'Unione Europea) obbliga infatti a una ridefinizione del numero degli eletti in ciascuna circoscrizione. Per i repubblicani quali altre modifiche si rendono necessarie?

Siamo senz'altro favorevoli all'incompatibilità della carica di parlamentare europeo con quella di parlamentare nazionale, di consigliere regionale e di sindaco di una grande città. Quanto al resto preferiamo invece che rimanga l'attuale sistema proporzionale a liste concorrenti e con la multipreferenza. Vede, gli elettori italiani hanno una gran voglia di proporzionale. Hanno ormai compreso che il nuovo sistema maggioritario garantisce l'alternanza ma non la governabilità (comportando l'alleanza con Umberto Bossi o con Fausto Bertinotti un costo troppo elevato per le singole coalizioni). In questi anni è progressivamente scomparso il ruolo dei partiti tradizionali e senza di essi la vita democratica del paese rischia di piombare nel caos. Ben venga dunque il ritorno delle antiche bandiere, con le loro storiche connotazioni ideali.

Vittorio Pizzuto