Tavola rotonda con il governo italiano organizzata da Business International

"Lineamenti di fondo delle politiche per l'Ambiente"

Intervento del Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Ambiente On. Francesco Nucara

Com'è noto, l'attuale Governo ha lanciato in materia ambientale una nuova sfida di carattere politico e culturale.

Per affrontare una situazione ambientale non certo felice, problemi irrisolti che chiamano in causa Governi, Parlamenti, enti locali, si sono prese le distanze dal verbo ambientalista fondamentalista e si è intrapresa una strada che vede come fine ultimo delle preoccupazioni ambientali la conservazione della natura e la qualità della vita umana.

Si è puntato ad attuare modelli di "sviluppo sostenibili", capaci di coniugare sviluppo e ambiente per far fronte ai grandi ritardi infrastrutturali del Paese. Lasciando da parte l'inventiva occasionale che consente di dare risposte ai bisogni e ai problemi immediati, si è preferito lavorare pensando ai bisogni futuri, programmando un modello generale di sviluppo.

Con ciò non si vuole mercificare il valore ambientale o attuare una deregulation in materia ambientale ma puntare a modelli di sviluppo e produzione rispettosi dell'ambiente.

Questa logica è anche alla base del programma ambientale del semestre italiano: l'ambiente non visto come vincolo, obiettivo, ma l'ambiente visto come opportunità.

Il governo attuale ha cercato di dar vita ad un Ministero diverso, non più orientato solo verso i divieti e i controlli ma anche, e soprattutto, verso azioni positive.

E' sotto gli occhi di tutti che i no e i divieti non portano lontano.

Il pedaggio pagato a questo tipo di politica è stato caro, alto il sacrificio dell'interesse collettivo.

Ne è chiara riprova "la madre di tutte le oscurità", il black-out che ha paralizzato qualche giorno fa il nostro Paese.

Un ambientalismo bigotto, qualunquista, antisociale ha impedito di realizzare nuove centrali, all'indomani della scelta poco felice e affrettata di abbandonare il nucleare.

A ragione, oggi si può affermare che negli ultimi vent'anni il problema energetico è stato in primo luogo un problema ideologico.

Vogliamo l'energia, ma i luoghi di produzione vengano collocati il più lontano possibile da noi. Magari sulla luna!

Oggi, in materia energetica la sfida che ci troviamo ad affrontare è quella di far fronte alla crescita di domanda di energia senza aumentare le emissioni di gas serra anzi riducendole nel rispetto dei vincoli imposti dal protocollo di Kyoto, ratificato dall'Italia con la legge 102/2002.

Il Ministero dell'ambiente ha redatto il "Piano Nazionale di riduzione dei gas serra" che permetterà all'Italia di rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas del 6.5% entro il 2008-2012. Gli obiettivi sono ambizioni e prevedono tra l'altro la realizzazione di nuovi impianti a ciclo combinato, nonché, un maggiore uso delle energie rinnovabili. Questi strumenti vengono indicati come vincenti nella lotta ai gas serra anche nel documento finale del vertice di Montecatini fra i Ministri dell'Ambiente e dell'Energia dell'UE.

La strategia "win-win", messa a punto a Montecatini, prevede che le fonti rinnovabili dovranno contribuire entro il 2010 alla produzione del 12% della produzione di elettricità.

In questo settore si sono rafforzati i programmi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica con gli Stati Uniti. L'incontro bilaterale tenuto nei giorni scorsi a Sacramento ha consentito un interscambio di informazioni ed esperienze, in particolare sull'uso delle tecnologie ad idrogeno.

Particolare è anche l'impegno pubblico per lo sviluppo della tecnologia fotovoltaica.

L'impegno riguarda, da un lato, la ricerca e dall'altro, la promozione di quei settori di mercato più vicino alla competitività tecnico-economica.

L'integrazione nelle strutture edilizie di sistemi fotovoltaici viene ritenuta una strada promettente per favorire la riduzione dei costi e mitigare i problemi connessi all'occupazione di territorio causata dalle applicazioni fotovoltaiche tradizionali.

Grande e poi l'attenzione verso una tecnologia tutta italiana: quella dei veicoli a metano. In questa direzione va l'accordo di programma con la Fiat e l'Unione petrolifera.

Secondo l'accordo il Ministero stanzierà 250 milioni di euro cui si aggiungerà uno stanziamento analogo della Fiat per mettere sul mercato 300.000 veicoli a metano. Nelle 21 città interessate dal programma, entro 4 anni, saranno ridotte le polveri del 10% e ci sarà una riduzione considerevole delle emissioni di benzene e CO2.

Questo accordo si inserisce nell'ambito del pacchetto "arie pulite nelle città italiane" per il quale il Ministero ha investito nel biennio 2002-2003 circa 115 milioni di euro.

Le risorse servono a finanziare una serie di interventi strutturali che permettono il miglioramento permanente della qualità dell'aria nei centri urbani. Auto a metano e gpl, car sharing, bus elettrici, tram, sistemi di controllo e informazione sulla mobilità sono alcuni degli interventi su cui il Ministero sta concentrando sforzi e mezzi.

Questo tipo di interventi ci fanno capire come è possibile coniugare le ragioni dell'economia con le ragioni dell'ecologia: sono classici esempio di sviluppo sostenibile. In questa ottica si colloca anche il Protocollo d'intesa, recentemente firmato con Confcommercio, per la diffusione dei sistemi di gestione ambientale con le imprese, il cui obiettivo è quello di coniugare le esigenze di sviluppo delle imprese e la crescita della competitività del sistema-Paese con un maggiore livello di sensibilità ambientale verso il territorio.

Il protocollo prevede uno stanziamento da parte del Ministero finalizzato a sostenere parte dei costi sostenuti dalle piccole e medie imprese per il conseguimento della certificazione ambientale secondo le norme ISO 14001/EMAS.

Sul tema dello sviluppo sostenibile, dopo il vertice mondiale tenuto a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre 2002, anche l'Italia si è dotata di una Strategia, che individua per il prossimo decennio i principali obiettivi ed azioni per quattro aree prioritarie:

clima, natura biodiversità, qualità dell'ambiente e della vita negli ambienti urbani; uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei rifiuti.

La strategia prevede l'integrazione del fattore ambientale in tutte le politiche di settore, a partire dalla valutazione ambientale di piani e programmi; l'integrazione del fattore ambientale nei mercati, con la riforma fiscale ecologica nell'ambito della riforma fiscale generale, la considerazione delle esternalità ambientali e la revisione sistematica dei sussidi esistenti, l'integrazione dei meccanismi di contabilità ambientale nella contabilità nazionale; lo sviluppo dei processi di Agenda 21 locale. Ad oggi le amministrazioni italiane interessate dai programmi di Agenda 21 sono oltre 500.

I programmi effettivamente attivati sono 110, cofinanziati dal Ministero, a cui si devono aggiungere quelli attuati da singole realtà locali.

Secondo le indicazioni del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo 2003 la strategia europea per lo sviluppo sostenibile deve, comunque, essere rafforzata attraverso una più decisa e trasversale integrazione della dimensione ambientale nelle politiche di settore. Strumento principale di questa strategia sono gli indicatori di sostenibilità, che devono assumere sia la funzione di criteri di riferimento per la produzione di nuovi modelli produzione e consumo sia quelli di misuratori della crescita economica.

L'estate appena passata sarà ricordata oltre che per i distacchi programmati di energia elettrica, impropriamente definiti black-out energetici, anche per le sconcertanti immagini del Po ed altri fiumi in secca, il conflitto d'uso sulle risorse esigue scaturito fra i vari settori produttivi.

Immagini che ci fanno capire lo stress idrico da cui è afflitto il bel Paese.

La crisi idrica oltre che in fattori di carattere antropico come il mutamento climatico, oltre che nella inadeguatezza degli strumenti esistenti davanti alla complessità del problema, trova una delle sue cause nell'eccessivo prelievo rispetto alla disponibilità di risorse.

In aiuto all'emergenza siccità il Ministero dell'Ambiente ha varato il decreto del 21-08-03, che detta norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue depurate.

Obiettivo del provvedimento è la limitazione del prelievo delle acque superficiali e sotterranee, la riduzione dell'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori, e il risparmio attraverso l'utilizzo multiplo delle acque reflue.

Tutto ciò per tutelare la qualità e la quantità delle risorse idriche italiane.

Alcune regioni hanno già comunicato al Ministero la loro volontà di riutilizzare le acque reflue depurate.

Accordi di programma sono già stati stipulati con Puglia e Lazio.

Voglio inoltre ricordare che la riorganizzazione del settore idrico ha registrato negli ultimi tempi una forte accelerazione.

Sul futuro del settore per l'affidamento del servizio, pesava come si sa l'incognita della riforma dei servizi pubblici locali. Con lo stralcio della riforma della legge delega ambientale ed il suo successivo reinserimento nel maxi decreto collegato alla finanziaria, il futuro del servizio idrico viene riportato sotto il regime esclusivo della legge Galli, con l'unica variante ormai certa che l'affidamento dovrà avvenire attraverso procedure di evidenza pubblica.

Altra priorità del Governo è il risanamento idrogeologico, un campo in cui il Paese ha accumulato enormi ritardi a causa di politiche territoriali a volte completamente assenti, in cui è vitale uscire dalla logica di emergenza, una logica che porta ad organizzare interventi veramente dispendiosi che non possono mai essere veramente risolutivi.

La logica deve essere quella di evitare e prevenire tali eventi. La stessa logica che guida il programma di interventi e messa in sicurezza del territorio nazionale dal dissesto idrogeologico, per il quale il collegato alla finanziaria prevede la destinazione di una ingente somma.

Il Ministero ha, inoltre, siglato vari accordi di programma per l'eco-risanamento di zone del territorio minacciate dall'erosione e dal degrado.

Da ultimo si segnala l'accordo di programma per l'eco risanamento del litorale di Termini Imerese, accordo con il quale si mira anche a rilanciare le attività economiche e lo sviluppo in campo occupazionale.

In merito alle aree protette, viste oggi come occasione di crescita e di progresso per la popolazione, si sta lavorando per aumentare l'efficacia operativa degli enti che le gestiscono e per aumentare la stessa superficie protetta.

Di recente, si è avviato l'iter per la costituzione del Parco dell'Alta Murgia. Non possiamo che dichiararci soddisfatti per il fatto che le aree protette e naturali siano state escluse e preservate dalla necessità di "fare cassa" con il condono.

Concludendo, voglio ricordare l'importanza che il Parlamento approvi al più presto la legge delega ambientale per poter realizzare la grande scommessa di questo governo, attraverso l'adozione di una serie di testi unici per dare certezza alle situazioni giuridiche, semplificare, chiarire la normativa ambientale, realizzare gli obiettivi stabiliti per avanzare sulla strada dello sviluppo sostenibile.

Roma, 7 ottobre 2003