"Il Giorno" 8 ottobre 2003/Quel referendum antinucleare di sedici anni fa

Fu una sconfitta per il Paese

Il ricordo dell'ex presidente dell'Azienda Energetica milanese Giacomo Properzj

Chissà dov'è finita quella ragazzina di circa sedici anni che, in piedi su una sedia, mi gridava: "Assassino, tu vuoi farci morire tutti!" Era la primavera del 1987 e nell'aula magna del liceo Berchet si svolgeva un tumultuoso dibattito in relazione al referendum sull'energia nucleare che di lì a pochi giorni si sarebbe celebrato in tutta Italia.

Io, che ero allora Presidente dell'AEM, sostenevo le tesi dei nuclearisti contro il divampare dell'emotività antinuclearista dovuta all'incidente di Chernobyl. Il referendum, come si ricorderà, fu vinto dagli antinuclearisti con l'80% dei consensi e da allora in Italia non si possono più costruire centrali nucleari e sono state smantellate, con gravi costi, quelle che c'erano. Il referendum era stato promosso da Martelli e Pannella che ora tacciono imbarazzati perché l'Italia è costretta a comperare dalla Francia il 20% dell'energia elettrica (prodotta con sistemi nucleari) e un banale incidente può provocare un blackout a livello nazionale. Nel frattempo, in tutto il mondo, le centrali elettriche nucleari moderne sono diventate più sicure e meno inquinanti delle altre e l'Italia, tra l'altro, era un paese che aveva sviluppato una buona tecnologia nucleare ora, in gran parte, perduta.

Allora, come oggi, "Il Giorno" mi diede spazio per sostenere queste idee che sono rimaste le stesse e, purtroppo, sino ad oggi, minoritarie nel Paese: quella ragazza urlante sarà ormai una signora di circa 32 anni, probabilmente sposata e preoccupata che i suoi figli, crescendo, si vengano a trovare in un Paese tecnologicamente in declino e destinato all'emarginazione.

Chissà se adesso parteciperebbe a un referendum inverso, destinato ad abrogare le leggi che vietano l'utilizzo del nucleare per la produzione elettrica, fermare lo smantellamento delle centrali esistenti e provvedere alla loro ricostruzione? Questa è la strada, insieme a quella di ultimare le centrali in via di edificazione, per riportare il nostro Paese verso una capacità autonoma di produzione di energia elettrica, sufficiente a provvedere alle necessità dei consumi interni.

Altri sistemi di produzione elettrica sono marginali, fatto salvo per le celle combustibili ad idrogeno (fuel cells), già sperimentate, a suo tempo, dall'AEM e sulla cui strada gli attuali, opulenti amministratori dell'azienda farebbero bene a proseguire. Quali saranno, tra le modeste forze politiche della seconda Repubblica, quelle che avranno il coraggio di questa scelta revisionista? Per ora, purtroppo, non si vede che l'agitarsi anodino di personaggi caricaturali alla televisione.

Giacomo Properzj
Segretario cittadino Pri