Energia, linfa vitale: ma sale la domanda finendo col raddoppiare entro il 2050. Così come crescerà l'inquinamento/Molte le speranze che si concentrano, ad esempio, sull'idrogeno, anche se in realtà ne esiste un "tipo nero" ed un altro indicato con l'aggettivo "verde" Riequilibrare le risorse e sostenere la ricerca contro i "ghetti" di domani di Vincenzo Cesareo* L'energia è la linfa vitale dell'era dell'informazione. Mentre è stato chiarito che la recente crisi californiana dell'energia elettrica non è dipesa dalla "net economy", ci sono segnali che fanno preoccupare analisti ed esperti. I prezzi degli idrocarburi salgono, la deregulation del mercato dell'energia elettrica negli USA ha portato più problemi che benefici e l'industria pesante, grande consumatrice di energia, soffre. Il tutto in un periodo di recessione. La realtà che circonda i nuovi scenari energetici è molto complessa e si muove su piani temporali diversi, con associazioni ed operatori che sono concentrati sul breve periodo ed altri sul medio o lunghissimo. Questo comporta alcune difficoltà di comunicazione, dovute ad una babele di linguaggi: si va dal linguaggio tecnico-scientifico, al linguaggio quasi visionario, ad un linguaggio molto più ancorato ai dati della realtà attuale. Anche i ruoli in gioco sono diversi: dall'operatore tecnico-scientifico a quello economico, ai cittadini, alle istituzioni. Ci sono forti contrapposizioni che percorrono il campo dell'energia, tra un mondo che si orienta soprattutto verso il risparmio energetico ed un altro che guarda con molta più attenzione alla produzione energetica; tra un mondo che è abituato a considerare la pianificazione dell'energia delle centrali come una pianificazione calata dall'alto sul territorio, ed un mondo che cerca di dar vita ad una pianificazione partecipata, o quantomeno che tenta di mettere in rapporto l'elemento centrale con quello locale. Quali saranno, pertanto, i nuovi scenari energetici? Non ce lo devono spiegare gli scienziati che, su un pianeta sempre più popolato, ci sarà sempre più bisogno di energia elettrica. La domanda mondiale, si calcola, crescerà del 50% da qui al 2030 e raddoppierà addirittura entro il 2050. Basti pensare che solo negli Stati Uniti la richiesta di energia elettrica crescerà del 40% nei prossimi 18 anni, passando da circa 3,8 migliaia di miliardi di kilowattora a circa 5,3 migliaia di miliardi. Oggi l'80% dei consumi mondiali di energia è soddisfatto dai combustibili fossili. E' in questo contesto che nasce l'esigenza di una regolazione dei mercati indipendenti sia dalle imprese che dallo Stato: questa è l'origine dell'Autorità per l'energia elettrica e del gas. Infatti anche nei mercati liberalizzati, i governi possono difficilmente funzionale come arbitri imparziali se mantengono la proprietà ed il controllo delle imprese. In un contesto privatizzato, subiscono le pressioni delle lobby industriali e degli elettori. Pertanto nasce la necessità di istituire organi di supervisione dei mercati indipendenti dai poteri politici, oltre che dalle industrie. Per quanto riguarda le direttive europee, che praticamente sono alla base del processo di liberalizzazione che stiamo attualmente vivendo, il breve tempo della liberalizzazione e le forti variazioni intervenute nel prezzo del petrolio non permettono di valutare l'effetto sui prezzi dell'energia. Dall'esperienza dei Paesi che hanno avviato il processo da più tempo, risulta che la concorrenza, quando opportunamente regolata, può portare a forti riduzioni del prezzo dell'energia. Resta comunque indilazionabile iniziare la corsa alle energie alternative: l'U E, ad esempio, si è impegnata a produrre, entro il 2010, il 22% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili: centrali eoliche, geotermiche, idriche, pannelli solari. Oggi in Italia siamo già al 17% soprattutto grazie alle dighe. I vantaggi? Intanto non inquinano. E presto sarà indispensabile potenziare queste fonti alternative perché il petrolio è destinato a finire. Persino società petrolifere come la Shell e la BP stanno passando gradualmente all'energia solare. E gli svantaggi? Il prezzo: un kilowattora fotovoltaico (ossia prodotto da un pannello solare) costa il doppio rispetto all'energia tradizionale. Si parla anche di nuove centrali a turbogas, che però usano il metano e quindi inquinano. E' allo studio la possibilità di sfruttare i moti del mare in profondità nello Stretto di Messina, che darebbero energia a tutta la Sicilia. La Danimarca è il maggiore produttore mondiale di energia eolica, seguita dall'India e dall'Olanda. Nel Paese dei mulini a vento la usano per illuminare e scaldare le case. Un kilowattora eolico ha un costo minore di un decimo rispetto all'energia tradizionale. Infatti nel mondo si è passati dai 6.070 megawatt eolici del 96 ai 31.650 della fine del 2002. A Madrid ed in altre 8 città europee di grandi dimensioni si stanno sperimentando gli autobus ad idrogeno. Su questa fonte di energia si concentrano molte speranze. In realtà esiste un idrogeno "nero" (prodotto da petrolio e carbone, e che aumenta l'effetto serra) ed uno "verde". L'idrogeno, infatti, non è una fonte energetica di per sé, ma un trasportatore di energia. Per ricavare energia bisogna spezzare la sua molecola, tramite un processo chiamato elettrolisi: oggi lo si fa usando petrolio, metano o carbone, ossia combustibili inquinanti. In Islanda, invece, progettano di convertire gli impianti ad idrogeno non inquinante, perché per l'elettrolisi useranno il calore dei geyser. Esistono già i prototipi di automobili ad idrogeno, purtroppo inquinanti (usano metano per l'elettrolisi) anche se almeno non producono polveri. La Germania ha già installato due milioni di metri quadrati di pannelli solari sui tetti delle case, e l'Austria un milione e trecentomila. L'Italia, invece, ‘o Paese do sole', ha solo 180mila metri quadrati di pannelli. A dire il vero, però, Carlo Rubbia, già premio Nobel per la Fisica, ha realizzato una nuova centrale Enea in Sicilia, a Priolo Gargallo, costituita da 360 specchi parabolici, che concentreranno l'energia solare in una serie di tubi, riuscendo a fornire energia elettrica necessaria ad una cittadina di 20mila abitanti. Al costo di 50 milioni di euro, immetterà 20 megawatt nella rete nazionale al costo stracciato di 6 centesimi a kilowattora: meno della metà del costo medio delle attuali energie verdi. Sicuramente un passo avanti, ma non idoneo a scongiurare il grande spauracchio del black-out. Perché, Milano o New York non cambia, si passa dal riscaldamento a go - go in inverno, all'aria condizionata effetto Polo in estate. Per non parlare dei gas di scarico, degli elettrodomestici vecchi ….. Risultato? Più inquiniamo, più abbiamo sete di energia. Negli ultimi 420mila anni non c'era mai stata sulla Terra una variazione della presenza di anidride carbonica superiore alle trecento parti per milione di volume. L'anidride carbonica, lo ricordo, "cattura" i raggi del sole che vengono così riflessi nell'atmosfera: a questo effetto serra dobbiamo la temperatura di circa 18 gradi centigradi nel nostro pianeta, che ha permesso la nascita della vita. L'effetto serra fa paura perché cresce in modo incontrollato, a causa delle emissioni di anidride carbonica nelle industrie: siamo arrivati ad un picco di 373 parti per milione di volume. Nell'ultimo secolo la temperatura è salita di 0,6 gradi. Se arriveremo a 550 parti di anidride carbonica per milione di volume sarà la catastrofe. Speriamo che gli Stati Uniti, soprattutto dopo la recente adesione della Russia, ratifichino l'accordo di Kyoto, firmato da 120 Paesi, che impone di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 5,2% entro il 2012. E l'Italia, che l'ha firmato, le ha aumentate del 7,3% ! Tra cento anni, andando avanti così, è facile prevedere città nelle quali i poveri staranno in ghetti sempre più poveri ed i ricchi in gabbie dorate sempre più blindate (una sorta di arresto domiciliare). L'unico modo di evitare questo incubo? Riequilibrare le risorse a cominciare da quelle energetiche, investire e sostenere la ricerca. *Consigliere regionale Pri in Calabria |