"Il Giornale" 2 ottobre 2004/L'intervista

"Con lui nessun passo in avanti. E poi ha litigato quasi con tutti"

La pagella che Giorgio La Malfa, presidente della commissione Finanze della Camera, stila per Romano Prodi al termine della sua esperienza europea, non è granchè brillante. Insufficienze in comunicazione e approfondimento, nonché nel capitolo sul patto di stabilità. Una striminzita sufficienza sull'allargamento a 25, un non giudicabile sull'euro. Ma poi tornano i brutti voti sulla capacità di guida e sul ruolino economico complessivo.

Beh, onorevole La Malfa, che possiamo dire? Che l'esperienza di Prodi a Bruxelles si è rivelata un mezzo disastro…!

"Diciamo che mentre altri presidenti della commissione, penso soprattutto a Delors, avevano mosso in avanti l'agenda europea, Prodi è invece rimasto al palo. La sua presidenza non potrà esser certo ricordata per passi in avanti significativi o per innovazioni particolari".

Ma come? Se i suoi uomini vanno dicendo a destra e a manca che tra i successi di Prodi vanno messi l'allargamento a 25, l'introduzione dell'euro, la difesa del patto di stabilità, la nuova Costituzione… A sentir loro parrebbe un trionfo.

"Non direi proprio. Prendiamo il patto di stabilità come primo elemento: in materia è stato a dir poco oscillante. Perché non puoi difenderlo al punto di chiamare in causa la corte europea di giustizia per le mancate sanzioni a Francia e Germania e dire quasi in contemporanea a Le Monde che il patto è stupido! Se dici quel patto è sbagliato, allora perché non ti sei dato da fare per cambiarlo? Il suo atteggiamento è stato ambivalente, equivoco. Dopo lo scontro che ebbe con l'Ecofin, a fine dello scorso novembre, si decise a denunciare la violazione dei trattati, ma alla fine si è ritrovato con il nulla in mano. Perché se la corte europea ammise che l'Ecofin non poteva votare proprie proposte, come aveva fatto, e limitarsi invece a votare quelle presentate dalla commissione, è anche vero che la stesa corte chiarì che la commissione può proporre una decisione ma che poi sono gli Stati che devono accettare o meno. La verità è che Prodi è invece parso voler imporre il suo punto di vista, quasi fosse lui solo a indirizzare le cose. Finendo tra l'altro di avallare le parole di chi lo accusa di non conoscere bene i trattati".

Cambierà questo "stupido" patto adesso che Prodi se ne va?

"Mi sembra sia aumentato il numero di chi ne vorrebbe una modifica, ma temo che l'operazione sarà assai difficile. Le banche centrali si oppongono, Prodi negli ultimi tempi – visto proprio quanto era accaduto – ne era divenuto il ferreo tutore. Alcuni Paesi, l'Austria in prima fila, hanno già fatto sapere di non voler muovere nulla. Insomma non vedo grandi spazi di manovra, anche se cresce la consapevolezza che si tratta di un patto nato da un'idea sbagliata: politica monetaria e finanza pubblica sono troppo rigidi e questo, alla lunga, diverrà insostenibile".

Proprio Prodi però tempo fa una modifica l'aveva ipotizzata: quella di dar più peso al debito che alla riduzione del disavanzo…

"Un'idea inaccettabile che avrebbe fatto correre all'Italia e ad altri grandi Paesi europei, il rischio di finire nell'angolo"

Passiamo all'euro. Qui com'è il voto di Prodi!

"Lui c'entra poco davvero. L'euro viene da Maastricht, un trattato pieno di errori di cui la moneta europea è parte integrante. Che poteva fare Prodi se non accettarlo? Certo, avrebbe fatto meglio a sostenere l'idea di Tremonti della banconota da 1 euro. E magari avrebbe fatto meglio ad evitare i peana per la sua introduzione in Europa. Ma non posso addossargli ulteriori responsabilità. Se le cose non marciano, se l'euro è troppo forte e molto caro per gli europei che l'hanno adottato, la colpa è più di Duisenberg e Trichet che del presidente della commissione".

In economia però questa commissione si è mossa poco. Prendiamo la strategia di Lisbona: che risultati ha prodotto?

"Lisbona è aria fritta. Vi si dice che l'Europa nel 2010 sarà all'avanguardia della produzione mondiale, ma poi di che mezzi la si è dotata? Diciamo la verità: l'Europa unita dipinge grandi obiettivi, ma poi sul piano pratico si rivela piena di contraddizioni. Certo, è vero che Prodi avrebbe dovuto decantare meno la strategia di Lisbona, visto che poteva poco o nulla per realizzarla. Ma il fatto è che le chiavi della cassa ce l'ha Trichet e che la Bce ha scelto una politica tutta basata sullo stop all'inflazione. Mentre è dimostrato che se vuoi crescere, penso all'Eire di ieri e alla Cina di oggi, un po' d'inflazione la devi comunque mettere in conto".

In conclusione, Prodi ha fatto… bene, male, peggio…

"Ha fatto… poco, assai poco. Forse pensava che la commissione fosse dotata di poteri che invece ha scoperto di non avere. E poi c'è da considerare il fatto che non è riuscito a legare con molti premier e capi di Stato. Alla fine ha litigato quasi con tutti. Beh, non è il miglior modo, in Europa, per pretendere di far passare le proprie linee politiche".

AMC