Politiche di coesione comunitaria/Omogeneizzare le varie realtà socio-economiche Esigenze che si scontrano con la situazione italiana di Laura Montana Il secondo Memorandum italiano trasmesso alla Commissione europea della UE parla in maniera diffusa della necessità di avere come obbiettivo principale, da perseguire nel prossimo futuro (anni 2006-2013), la coesione fra le diverse entità territoriali esistenti nell'area comunitaria, coesione che rappresenta un obbiettivo globale di omogeneizzazione delle diverse realtà socio – economiche e delle diverse realtà culturali. Tale politica di coesione comunitaria è rivolta specificatamente alle Regioni d'Europa e non ai Paesi, in coerenza con l'art. 158 del Trattato. Ma tale esigenza si scontra con la realtà italiana sotto diversi profili: innanzi tutto, l'Italia presenta, fin dalla nascita, un dualismo strutturale fra il Nord ed il Sud del Paese, dualismo che ha visto nascere e crescere già diverse generazioni di "meridionalisti", senza però che tale problema trovasse soluzione alcuna; ancora oggi il divario economico fra le due Italie si mantiene forte e costante, con tassi di sviluppo dell'area meridionale sempre più modesti rispetto ad alte aree del Paese. Se l'obbiettivo principale è quello di dare sostegno alle zone arretrate dei diversi Paesi, è altrettanto vero che la politica regionale di coesione è rivolta anche alle Regioni non arretrate affinché all'interno dei propri contesti territoriali, possano individuare le priorità da perseguire verso le quali concentrare le risorse e gli interventi. Con l'ingresso dei nuovi Paesi nella Ue, occorrerà realizzare una riforma significativa ed ampia delle politiche regionali volta a realizzare nelle diverse aree le condizioni per attrarre investitori e capitali; ciò significa infrastrutture e servizi ma anche sicurezza ed accessibilità. Si tratta, quindi, di impostare delle politiche di "contesto" che sono imprescindibili per uno sviluppo economico di un Paese; investimenti effettuati in altre direzioni, come quelli in favore dell'occupazione o degli investimenti, non consentono uno sviluppo di un'area ma solo crescite parcellizzate di alcuni settori o, peggio, di talune realtà imprenditoriali. La politica degli incentivi, prima, e quella delle agevolazioni dopo, hanno mostrato tutti i loro limiti; non si è creato un tessuto produttivo, non si è creata una cultura di impresa, i territori hanno quasi sempre mantenuto la loro connotazione o la loro vocazione, il tessuto sociale si è sfaldato verso forme di ghettizzazione e di emarginazione sempre più radicalizzate. La politica di sostegno alle forze lavoro, è stata quanto mai difficile e contraddittoria: vi è stata da parte di tutti gli interlocutori istituzionali la difesa ad oltranza dei posti di lavoro esistenti e poca incisività sulle politiche di "accesso" al mercato del lavoro, accesso, negli ultimi tempi, riservato per larga parte agli stranieri extracomunitari. Attualmente, anche le leggi di finanziamento finalizzate a determinare categorie, non hanno trovato copertura di spesa a da oltre un anno non hanno attuazione, mentre i finanziamenti de minimis hanno avuta larga prevalenza sul finanziamento di progetti industriali con notevole dispendio di risorse finanziarie a pioggia quasi tutti di scarsa entità e di scadente qualità strutturale. E' mancata, in buona sostanza, una visione "di contesto" nella quale vi fosse chiarezza sulle condizioni di accesso al mercato del lavoro e sulle condizioni di permanenza nel mercato del lavoro. Gli obbietti comunitari, invece, sono rivolti sempre più verso forme di interesse comune, verso il mantenimento di forme di concorrenza che rispettino parametri generali e condivisi dai Paesi facenti parte della Ue, verso parità di condizioni, verso parità di trattamento, verso lo snellimento degli iter burocratici. Occorre semplificare i processi decisionali pubblici e renderli omogenei nell'area comunitaria sì da facilitare la circolazione delle persone, delle idee e dei capitali in tutta l'area, cercando di evitare che, soprattutto nei nuovi Paesi aderenti, si possano praticare politiche economiche sostanzialmente concorrenti al resto dell'Europa: basti pensare a quanti investimenti sono stati realizzati nell'Europa dell'Est a causa del basso costo della mano d'opera e della minore pressione fiscale. Questi fenomeni hanno avuto caratteristiche distorsive che hanno contribuito ad aumentare le differenziazioni fra Paesi ed hanno creato realtà diverse fra loro, dove la "coesione" è ben lontana dall'essere realizzata. Cosa fare per esser predisposti verso la nuova Europa? Quali debbono essere gli obiettivi prioritari per cercare di invertire la tendenza alla diversificazione delle aree all'interno di ciascun Paese e fra Regioni di diversi Paesi, tutti nell'ambito comunitario? Occorre in primo luogo agire sul capitale umano, prima e principale risorsa dell'Italia, ricca di qualità, di versatilità, di tenacia, attraverso la rivitalizzazione e modernizzazione delle strutture scolastiche, attraverso una formazione professionale più finalizzata alle realtà locali e nazionali, attraverso un apprendimento allargato anche alle componenti operative sul mercato; occorre creare "reti" di servizi integrati e di strutture formative, occorre investire nella ricerca e nella innovazione tecnologica, occorre una migliore qualità dei servizi sociali e delle public utilities o, meglio, una riqualificazione generale e generalizzata degli investimenti pubblici, una modernizzazione della Pubblica Amministrazione; occorre porre in essere politiche di salvaguardia del patrimonio ambientale e del patrimonio sociale; occorre porre in essere politiche di sostegno per le categorie sociali più deboli. L'individuazione delle priorità sembra abbastanza facile per chi vive ed opera in questo Paese da molti anni, ma ciò che in verità andrebbe fatto, e subito, è la individuazione dei contesti, dei sistemi attraverso i quali e dentro i quali le singole attività possano trovare collocazione ed i diversi interessi trovare adeguata contemperazione in una visione politica più ampia ed integrata, fortemente rispettosa delle regole fissate in sede comunitaria. Non vi è più tempo per correre rispetto al contingente, alla politica del day by day , alle emergenze continue che sorgono da più parti : occorre muoversi con tempestività e con chiarezza di idee , agire senza esitazioni e senza mediazioni per un'Italia che non sia più… il Mezzogiorno d'Europa ma che veda l'Europa operare per il Mezzogiorno. |