Finanziaria: in quindici punti le richieste formulate dai sindaci/I chiarimenti dell'Agenzia del territorio sulle novità relative alle varie categorie delle abitazioni Vanno evitate forzature e speculazioni di parte di Pino Vita* Sono quindici i punti formulati dal direttivo dell' Anci nei quali sono concentrate le richieste di modifica per le misure della Finanziaria nei confronti dei comuni, e sono inseriti nel documento che ha concluso la riunione tenuta dai sindaci nei giorni scorsi al Campidoglio. Nei punti formulati i Comuni chiedono l'esclusione del patto di stabilità per gli enti inferiori ai cinque mila abitanti; l'introduzione delle tasse di "scopo"; lo sblocco delle spese per investimenti; l'eliminazione dal blocco delle spese degli oneri dovuti per il pagamento di interessi sui debiti. Ed inoltre, sollecitano l'agevolazione per la formazione di società comunali finalizzate alla realizzare di infrastrutture per opere pubbliche; il decentramento del catasto a cominciare dalle grandi metropoli, il rifinanziamento dei fondi a sostegno delle abitazioni in affitto e maggiori risorse per l'edilizia scolastica. Un'attenzione particolare è dedicata ai comuni del Mezzogiorno per i quali è richiesto un "Patto agevolato per il Sud". Al di là delle richieste formulate, tra i provvedimenti varati dalla Finanziaria per i comuni, alcuni stanno suscitando, come era prevedibile e come succede ogni anno, forti polemiche. Un esempio significativo di questa tendenza riguarda la possibilità per i comuni di chiedere all'Agenzia del territorio di modificare, ai fini dell'applicazione dell'Ici, i valori catastali di immobili risultanti inferiori a quelli di mercato. Questa normativa, prevista nei commi 4/9 dell'articolo 32 del disegno di legge, ha suscitato le resistenze della Confedilizia che ha, addirittura, minacciato di ricorrere alla Corte costituzionale contro quella che ha definito " una patrimoniale aggiuntiva." L'Agenzia del Territorio ha dovuto redigere una nota, che sintetizziamo, per chiarire le novità contenute nella manovra riguardanti il settore immobiliare e gli obiettivi reali della stessa. Nella circolare è evidenziato che in base alle norme approvate i comuni potranno assumere l'iniziativa di procedere alla revisione dei " classamenti", vale a dire all'attribuzione della categoria e classe a immobili, singoli o a gruppi, situati in particolari aree territoriali. Gli interventi promossi dagli enti sono finalizzati al recupero dell'evasione e al conseguimento di una maggiore perequazione tra gli immobili, per cui i comuni avranno a disposizione una particolare procedura per poter intervenire su unità immobiliari mai dichiarate e su unità immobiliari censite come rurali, ma che allo stato hanno perso quei requisiti. In questi casi l'Agenzia del territorio provvederà ad attribuire all'unità immobiliare la classe e la categoria delle quali sono prive o a variare quella esistente per adeguarla alla situazione di fatto. Non sono pertanto previste- revisioni generalizzate delle tariffe d'estimo , che rimangono quelle fissate con l'ultima revisione del 1990, per cui - sottolinea la nota - "sono prive di fondamento tutte quelle interpretazioni che fanno pensare ad un incremento generalizzato della pressione fiscale sugli immobili". Non si tratta di un'operazione di poco conto, in quanto il totale delle abitazioni comprese nelle varie categorie sono, secondo la relazione tecnica della Finanziaria, 17,4 milioni di cui 1,8 passibile di revisione. Il grosso delle abitazioni è di tipo economico ed è contenuto nella categoria ( A3 ) e tocca i 10,4 milioni di unità e 312 mila potranno essere spostate nella categoria di tipo civile (A2), salirà pertanto la base imponibile ai fini dell'Ici. Le abitazioni di tipo ultrapopolare (categoria A5) risultano 1,3 milioni e di queste 655 mila sono suscettibili di revisione. Le norme non si fermano alla classificazione delle unità immobiliari ma riguardano anche l'applicazione da parte dei comuni della tassa dei rifiuti solidi urbani (Tarsu): al comma 9 sempre dell'articolo 32,è specificato che il parametro della superficie cui è si riferisce l'importo della stessa tassa non può essere inferiore all'80% della superficie catastale , così come definita nel Dpr 138 del ‘98. In questo modo, per ridurre l'elusione e l'evasione, si è cercato di rendere univoco a livello nazionale il contenuto del parametro riguardante la superficie immobiliare, che è una delle componenti principali per il calcolo della tassa. Come si evince da queste note si tratta di una discussione complessa che va affrontata con enorme cautela e lasciando da parte le semplificazioni e le speculazioni di parte. Il presidente dell'Associazione Domenici ha detto che "l'obiettivo dell'associazione è riaprire il confronto tra Governo e Comuni con una logica propositiva e non di contrapposizione" Questo dovrebbe essere l'obiettivo da perseguire se si vogliono difendere realmente gli interessi dei cittadini e il ruolo dei comuni. *Responsabile nazionale Pri Enti locali |