Regioni e Province avanzano proposte di modifica delle misure del Governo/Federalismo fiscale: i fondi saranno distribuiti secondo le correzioni dell'Alta Commissione

Finanziaria: terreno di confronto a tutto campo

di Pino Vita*

La Finanziaria è sempre al centro dell'attenzione delle forze politiche e sociali, delle Regioni e degli Enti locali: dopo le riflessioni del governatore Fazio sulle gravi condizioni della finanza pubblica e sulla necessità di tenere sotto controllo, tramite un'apposita commissione, il tetto di spesa del 2% sono state, nei giorni scorsi, le Regioni e le Province a dare un giudizio sulla Finanziaria e avanzare le loro proposte.

Per le Regioni la "manovra finanziaria non e' sostenibile", come ha detto il vice presidente dei governatori, Vasco Errani, al termine della Conferenza dei presidenti nell'ambito della quale gli stessi, unanimemente, hanno espresso "una valutazione non favorevole sulla manovra".

Nell'occasione i governatori hanno anche sollevato questioni strategiche per la prospettiva delle finanze regionali: al primo posto il capitolo investimenti che, "nella combinazione tra l'articolo 3, che impedisce alle regioni di finanziare con mutui soggetti diversi dagli enti della pubblica amministrazione, e il tetto del 4,8% rispetto alla spesa del 2003, porta ad un taglio pesante degli investimenti. Particolari ripercussioni si hanno- sostengono le regioni- per quelle politiche di programmazione e pianificazione dei fondi per lo sviluppo che ogni regione ha messo in atto e sulle quali contano per il superare le attuali difficoltà produttive e occupazionali.

Le Province, da parte loro, si presentano al tavolo del Governo con un pacchetto di otto proposte (quelle dei comuni erano quindici e sono state pubblicate su questo giornale ) con le quali chiedono alcune modifiche sostanziali alla Finanziaria. Tra le proposte la più importante, per gli effetti che produce nel tempo, riguarda l'art. 6 della Finanziaria: l'Upi ritiene inaccettabile l'introduzione del tetto all'incremento della spesa come elemento di base per il Patto di stabilita' interno. Le Province, per tenere sotto controllo il debito propongono di contenere da un lato il saldo netto da finanziare, in termini di competenza, attraverso una riduzione anche del 20% sul 2003, e dall'altro lato, di fermare il disavanzo finanziario, in termini di cassa, secondo quanto era previsto dalla Finanziaria 2003.

L'Upi non si limita a chiedere modifiche ma propone che la base di calcolo dei trasferimenti erariali per gli enti locali venga adeguata al tasso di inflazione programmata: dovrebbe produrre contabilmente 150 milioni per il 2005. Sempre sul versante delle compartecipazioni a gettiti erariali, le Province chiedono che la loro quota sia resa "più dinamica", per rimanere agganciata all'effettivo andamento del gettito.

L'Upi guarda anche alle questioni pregresse e chiede al governo di reintegrare il mancato incasso dell'Ipt (Imposta provinciale di trascrizione), derivante dalla campagna di ecoincentivi promossa dal governo nel primo trimestre del 2003: si dovrebbero raggiungere i 31 milioni. A questa cifra se ne deve sommare un'altra, stimata dalle Province in 282 milioni che deriva dal rimborso degli importi IVA spettante agli enti locali e alle Regioni a statuto ordinario per gli oneri sostenuti nel triennio 2004-2006 per i contratti di trasporto pubblico locale e servizi non commerciali.

Viene infine chiesto al governo di procedere al rifinanziamento di misure a sostegno dell'innovazione e delle tecnologie, con l'inclusione della diffusione della Tv digitale e dell'accesso a larga banda ad internet.

L'ultimo proposta riguarda il finanziamento della legge sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici: i fondi previsti sono insufficienti, e quindi sarà difficile- secondo le province- rispettare la scadenza del 31 dicembre 2004. Per questa ragione chiedono al governo di raddoppiare le somme (da 30 a 60milioni di euro nel triennio 2005-2007).

Il responsabile della finanza dell'Upi Gino Nunes ha detto : "Abbiamo calcolato che se non cambia il tetto del 2% sulla spesa per investimenti 50 Province su 60, monitorate dall'associazione, usciranno fuori dal Patto di stabilità interno, per un importo di circa 1.200 milioni di euro".

Come si vede gli enti locali hanno ormai raggiunto una capacità di proposta notevole, basata sulle previsioni realistiche delle conseguenze finanziarie prodotte dalle misure del governo e dalle sue precedenti inadempienze.

Prosegue ancora il confronto Governo/Region sugli effetti del federalismo fiscale (decreto 56 varato dal governo di centro-sisnistra riportato dal nostro giornale) che per il ministro la Loggia dovranno essere sospesi in quanto bisogna apportare le necessarie correzioni.

"Il governo – ha spiegato la Loggia -è intenzionato a modificare il decreto per una soluzione piu' equa e solidale rispetto alle esigenze delle Regioni e, con particolare riguardo, a quelle del Mezzogiorno". Sotto il profilo operativo,aggiunge il ministro, "si sta lavorando all'ipotesi di una sospensione degli effetti del decreto, distribuendo questi fondi con le necessarie correzioni secondo criteri da studiare con l'Alta commissione per il federalismo".

Questa posizione di dialogo con le Regioni non ha impedito al Governo di costiutirsi davanti alla Corte costituzionale contro il ricorso presentato dalla regione Campania sull'attuazione del provvedimento.

*Responsabile nazionale Pri Enti locali