Bolkestein, una direttiva per liberalizzare i servizi Il ministro per le Politiche comunitarie, onorevole Giorgio La Malfa, ha rilasciato la seguente intervista al "Messaggero" del 16 ottobre 2005. "Non possiamo fare a meno di una più ampia liberalizzazione dei servizi. Il centro-destra ne è consapevole, ma anche buona parte della sinistra. Le manifestazioni di piazza sono solo il frutto delle contraddizioni interne all'opposizione e di paure immotivate". Parla con tono pacato Giorgio La Malfa, ministro delle Politiche Comunitarie, visibilmente soddisfatto per la vittoria incassata venerdì al consiglio dei ministri con il via libera al suo Piano di attuazione della strategia di Lisbona: 75 progetti (per 13 miliardi di euro in tre anni) e un vasto programma di liberalizzazioni che, al netto della congiuntura, "potrebbero far aumentare di un punto percentuale la crescita del Pil". Quali sono le priorità? "Il primo punto in agenda è la liberalizzazione dell'offerta di energia elettrica alle famiglie. Il termine europeo è il 2007, ma io spero che si possa anticipare il tutto all'inizio del prossimo anno: gli utenti ne avrebbero solo vantaggi, perché una maggiore concorrenza garantisce prezzi più bassi. Poi bisognerebbe intervenire sulla telefonia fissa e, quindi, sulla banda larga. E via di seguito, fino al complicato universo dei servizi professionali, in linea con il percorso tracciato in sede europea". Ma la direttiva Bolkestein, sulla liberalizzazione dei servizi, è contestata anche oltre i confini nazionali e l'accusa è che apra la strada a una privatizzazione selvaggia lesiva dei diritti essenziali. "Sgombriamo subito il terreno dagli equivoci: servizi di interesse generale come la sanità o la scuola non sono toccati dalla direttiva europea, che peraltro non è ancora stata approvata in via definitiva. L'obiettivo è sì quello di innescare un processo di generale liberalizzazione in Europa, ma su altri terreni". Il mondo imprenditoriale, ma non solo, spinge per una maggiore concorrenza. "Al Paese serve una svolta, non c'è dubbio. Ma serve anche una maturazione culturale, per la quale ci vorrà tempo". A proposito di tempi, non crede che sia troppo rischioso legare alla vendita degli immobili pubblici il reperimento delle risorse necessarie a finanziare il Piano di attuazione della strategia di Lisbona? "No, perché il treno di Maastricht ha la precedenza su quello di Lisbona. Intendo dire che i soldi per il Pico ci saranno solo se le condizioni della finanza pubblica lo consentiranno. Altrimenti si aspetterà qualche mese e non sarà una tragedia". |