I progetti fra Italia e Cina sostenuti dal nostro Ministero dell'Ambiente. Francesco Nucara ha illustrato a Pechino queste iniziative/Nel programma generale, finalizzato alla realizzazione di lavori pilota, svolge un ruolo determinante l'attività in un settore fondamentale del futuro come quello delle biotecnologie Riprendere in modo sinergico una collaborazione del passato: i vantaggi che ne derivano "Perché questo progetto?", è il titolo della relazione presentata da Francesco Nucara a Pechino, il 19 ottobre 2005, nell'ambito del Program Management Office for Environmental Protection. di Francesco Nucara E' dal tempo di Marco Polo -e cioè dalla via della seta percorsa, per la prima volta, nel 1292- che la Cina continua ad esercitare un fascino magnetico sugli occidentali. La Cina è il sogno segreto ed il mistero di ogni viaggiatore; la curiosità assoluta di ogni studioso; l'inconsueta esperienza, struggente ed indimenticabile, di ogni visitatore. Ed oggi, che la realtà sociale cinese realizza la magica fusione di una tradizione millenaria con le espressioni più moderne della tecnologia e del progresso, la Cina incrementa questo suo potere ammaliante: essa continua ad essere il regno del bello ma anche l'avanguardia del tecnologico; la pagoda dell'origine della civiltà umana ed, al contempo, il grattacielo della sua più moderna espressione. In questa armonia, nella quale l'infinità dell'arte si mescola alla potenza della ricerca e dell'industria, si realizza –in noi ospiti occidentali- lo stesso ed inalterato incanto che già conquistò Marco Polo ottocento anni fa. Oggetti ed idee Di tutto questo, in primo luogo, noi vi siamo grati e per tutto questo esprimiamo la nostra profonda e sincera gioia ad essere qui con voi oggi. Anche lo scopo di questa visita è, alla fine, lo sviluppo moderno della finalità dei primi mercanti veneziani: loro scambiavano oggetti preziosi; noi sostituiamo agli oggetti le idee, i progetti, le tecnologie non meno preziose ed innovative, al giorno d'oggi, di quanto non lo fossero le sete e le spezie per il passato. Ed è prezioso, innanzitutto, il cammino della collaborazione che ha preceduto, fino ad oggi, questa nostra visita. Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha avviato dal 2000 un Programma di cooperazione con l'Agenzia per la protezione dell'ambiente cinese (SEPA), con l'Accademia delle Scienze Sociali di Pechino (CASS), con il Ministero delle Ricerca e della Tecnologia cinese (MOST), con il Ministero delle Risorse Idriche cinese, con l'Amministrazione Forestale di Stato, con il Comitato Nazionale per le Riforme e lo Sviluppo, e con le Municipalità di Pechino e Shanghai. Il Programma è finalizzato alla realizzazione di progetti pilota e studi di fattibilità per la protezione e conservazione delle risorse naturali; si articola prevalentemente nei settori dell' efficienza energetica e della promozione delle fonti rinnovabili; promuove tecnologie e sistemi di trasporto a basse emissioni; si occupa, infine, dell' agricoltura "sostenibile" e della formazione ambientale. Il Programma di cooperazione -incluso dalle Nazioni Unite tra le "Partnership Initiatives" per lo sviluppo sostenibile- è stato presentato al Vertice Mondiale di Johannesburg del settembre 2002, dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai Ministri dell'Ambiente Xie Zhenhua per la Cina ed Altero Matteoli per l'Italia. Protocollo internazionale Il Programma si colloca nell'ambito delle Convenzioni e dei Protocolli internazionali delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, sulla protezione della fascia di ozono, sulla protezione della biodiversità, sulla eliminazione delle sostanze chimiche organiche persistenti, sulla lotta contro la desertificazione. I progetti pilota e gli studi di fattibilità per l'attuazione del programma sono stati predisposti secondo il "format" di World Bank (WB) e di Global Environment Facility (GEF), nonché delle altre istituzioni finanziarie multilaterali che sostengono i programmi internazionali per la protezione dell'ambiente: ciò mira a costituire la base per ulteriori finanziamenti destinati allo sviluppo ed alla diffusione dei progetti stessi. Inoltre, i progetti in campo energetico e forestale sono finalizzati a generare crediti di carbonio e crediti di emissione, secondo le procedure previste dal Clean Development Mechanism (CDM) del Protocollo di Kyoto. L'elaborazione dei progetti è affidata a una task-force permanente italo-cinese, composta da esperti del Ministero dell'Ambiente italiano, delle Agenzie e Ministeri cinesi, di Istituzioni scientifiche e Università italiane e cinesi: tale gruppo di lavoro costituisce il Program Management Office (PMO) con sede a Pechino e a Shanghai. Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha affidato all'Ufficio ICE di Pechino il ruolo di project manager della task-force. ICE assicura anche la collaborazione di esperti delle imprese italiane interessate a partecipare alla progettazione ed al co-finanziamento del Programma. Un comitato di coordinamento, composto dall'Ambasciata italiana in Cina, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e da ICE, assicura la coerenza del Programma con la strategia e le politiche di cooperazione italiana con la Cina. Due progetti di rilievo Tra il 2001 e il 2005 il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha co-finanziato il programma con più di 96 milioni di euro, attraverso contributi diretti e mediante l'impiego di Trust Funds istituiti presso World Bank e Fondi Multilaterali. Al co-finanziamento dei progetti partecipano le Istituzioni Cinesi con 18 milioni di euro e le Imprese Italiane - che hanno aderito al programma di cooperazione - con 9 milioni di euro. La United Nations Foundation, le Agenzie delle Nazioni Unite (UNEP, UNDP, UNIDO) Global Environment Facility, World Bank e Fondo Multilaterale del Protocollo di Montreal per la Protezione della Fascia di Ozono vi prendono parte con 19 milioni di euro. Il programma comprende pertanto, fino ad oggi, progetti per l'ammontare di 142 milioni di euro. Per il finanziamento dei progetti, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha istituito meccanismi di finanziamento e allocato risorse, sulla base di accordi con le Istituzioni Finanziarie Internazionali, con le Autorità cinesi, con Università ed Istituti Scientifici Italiani e con Imprese Italiane. Ed è esattamente in questo contesto che si inserisce il progetto del quale siamo in procinto di discutere finanziato, lo scorso giugno dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, nel quadro dei rapporti bilaterali Italia-Cina. L' obiettivo del lavoro è già bene espresso nel suo titolo generale che recita: "Attività di ricerca e sviluppo sostenibile nel settore delle biotecnologie applicate alla salvaguardia dell'ambiente, in collaborazione con la Repubblica Popolare Cinese". In particolare, due sono i progetti che fanno capo al disegno di ricerca coordinato dal Professor Sala: il primo progetto è dedicato al "Miglioramento genetico del pioppo coltivato e salvaguardia della biodiversità del pioppo naturale" mentre il secondo concerne la "Salvaguardia della biodiversità del riso e della vite". Perché queste tematiche? Oggi la Cina si presenta come uno dei leader mondiali nella ricerca e sviluppo delle piante coltivate, sia non-Ogm che Ogm. Di estremo rilievo sono i benefici attesi da questa ricerca nei settori agricolo, commerciale e ambientale. Italia e Repubblica Popolare Cinese hanno già una lunga e importante consuetudine di collaborazione in questo settore. Infatti, negli anni 1987-1994, l'Italia aveva finanziato e sviluppato il progetto "Biotechnology for China" -coordinato dal Professor Leonardo Santi - nell'ambito del "World Laboratory Project", il cui responsabile era il Professor Antonino Zichichi. Un laboratorio avanzato Il progetto, inteso ad aiutare lo sviluppo delle scienze agrarie e biomediche nella R. P. Cinese, prevedeva -in prima istanza- la donazione di strumentazione scientifica per la creazione di un laboratorio avanzato di biotecnologie vegetali a Pechino (presso l'Istituto di Microbiologia, Academia Sinica) ed uno di Biotecnologie mediche a Shanghai; successivamente sono stati elaborati progetti di ricerca di mutuo interesse nell'ambito delle biotecnologie vegetali, coordinati dal Professor Sala. Sono state istituite, tra l'altro, borse di studio per prolungati soggiorni (1-2 anni) di giovani ricercatori cinesi in laboratori italiani d'avanguardia. Nel settore vegetale, il risultato applicativo più interessante è stata la costituzione di cloni di pioppo-Bt resistenti agli insetti parassiti, oggi coltivati in Cina senza ricorso all'uso di insetticidi. L'Italia è intervenuta ancora in Cina quando, negli anni 2001-04, la Fondazione Bussolera-Branca (di Mairano di Casteggio, Pavia) finanziò un progetto di ricerca Italia-Cina sempre coordinato dal Professor Sala, sulla produzione di cloni di pioppo-Bt sterili, cioè incapaci di produrre fiori. Questa ricerca era intesa a proteggere la biodiversità del pioppo naturale, evitando incroci con il pioppo coltivato. Attività sinergiche Dopo il 2004, la cooperazione Italia-R.P.Cinese nel settore delle piante coltivate si è ridotta a sporadiche e spontanee iniziative. Oggi noi siamo orgogliosi di avere recuperato questi rapporti e dato un nuovo, proficuo avvio a queste attività sinergiche, intese a migliorare la produttività agricola ed il suo utilizzo industriale. Il fine comune sarà lo sviluppo di una agricoltura competitiva ma rispettosa dell'ambiente e della biodiversità. La prosecuzione della collaborazione Italia-Cina, nel settore delle biotecnologie vegetali, offre notevoli vantaggi reciproci ed è, nel prossimo futuro, particolarmente vantaggiosa per il nostro paese. Infatti, dopo un primo periodo in cui noi abbiamo aiutato la scienza cinese a crescere e ad arrivare agli attuali ottimi livelli, possiamo, adesso, raccogliere i frutti del canale preferenziale di cui oggi godiamo. In primo luogo, riprendiamo le posizioni più avanzate della ricerca e dello sviluppo nel settore vegetale, con particolare attenzione a quelle applicazioni biotecnologiche che apportano benefici all'ambiente e alla biodiversità. L'incremento della collaborazione nel settore del miglioramento genetico del pioppo avrà conseguenze molto positive sulla pioppicoltura in Italia. Oggi, nel nostro paese, è ancora difficoltoso progettare e condurre la sperimentazione in campo di piante Ogm, mentre in Cina ciò è permesso, anche se sotto stretti, ma non proibitivi, controlli. Selezione italiana Vi è da notare come il 50% dei cloni di pioppo coltivati in Cina sia stato selezionato in Italia: ciò significa che i cloni che verranno geneticamente migliorati in Cina, saranno direttamente adattabili alle condizioni agricole italiane. Da parte sua, la Cina ha sempre espresso grande interesse per il nostro know-how a livello di analisi molecolare dei genomi. Inoltre, da parte cinese, vi è una grande attenzione alle applicazioni delle moderne tecniche di meccanizzazione della coltivazione del pioppo e della sua lavorazione industriale, settore in cui l'Italia è all'avanguardia. Ma non basta: le colture resistenti agli insetti coltivate in Cina, possono fornire interessanti indicazioni sulla lotta a parassiti che possono ritornare utili anche per la nostra agricoltura. Infatti, in alcune zone temperate della Cina sono segnalate specie appartenenti allo stesso genere degli insetti infestanti le colture italiane o, in alcuni casi, appartenenti alla medesima specie. Le valutazioni del rischio in Cina costituiranno, dunque, una fondamentale base di partenza per la valutazione e per il rilascio di tali colture in Italia. Per dirla con il Professor Sala, in conclusione, non parleremo più di biotecnologie "for China", bensì - correttamente - di biotecnologie "with China"! |