Devolution e grida dell'opposizione/Ma l'Emilia Romagna fa valere i propri interessi Quando per il Pds la Lega era costola della sinistra Articolo pubblicato sulla "Gazzetta del Sud" di mercoledì 5 ottobre 2005. di Francesco Nucara La devolution è uno dei temi che maggiormente sta animando il dibattito politico tra gli schieramenti. Il giudizio complessivo dei repubblicani sulla devolution, che il Parlamento si accinge ad esaminare in seconda lettura, pur criticandolo non può non essere positivo in quanto la riforma avanzata dalla coalizione di centrodestra migliora alcune disposizioni che erano contenute nella riforma approvata nella passata legislatura dall'allora maggioranza di centrosinistra. Carlo Cattaneo sosteneva che "la libertà è una pianta con molte radici". E la reintroduzione dell'"interesse nazionale", eliminato dalla precedente riforma, ne è esempio emblematico, unitamente ad una più chiara definizione delle materie assegnate alla competenza delle regioni, alla riattribuzione alla competenza statuale di alcune materie importantissime (le grandi reti strategiche di trasporti, le telecomunicazioni nazionali, l'ordinamento delle professioni intellettuali, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia), alla introduzione del principio di coerenza e uniformità nella legislazione del nostro Paese. Certo non si possono tacere le perplessità che più volte i repubblicani hanno avanzato nei confronti di questo testo, sia in quanto non elimina l'impianto realizzato con la modifica del Titolo V dal centro sinistra, sia perché la legislazione concorrente, per noi da abolire, diviene elemento discriminante tra Camera e Senato. Al contrario, le dure critiche portate avanti in questi giorni da illustri esponenti dell'opposizione risultano, come abbiamo già avuto modo di affermare nel corso della convention di Reggio Calabria, ipocrite, poco generose e in buona sostanza propagandistiche. Qualcuno, non sappiamo se ignorante o in malafede, sostiene che con questa riforma della Costituzione saremmo "recintati" pure sulla Sanità: cioè non si può essere più curati, se non a proprie spese, fuori dalla Regione di appartenenza. Se la sinistra pensa di vincere le prossime consultazioni elettorali con questi metodi si accomodi pure: sarà sbugiardata dagli elettori. La sinistra agita lo spauracchio della Lega Nord, della dissoluzione dello Stato, dimostrando lo stesso atteggiamento che la maggioranza del Paese aveva negli anni cinquanta nei confronti del PCI, quando si diceva che mangiassero i bambini. Noi non abbiamo paura della Lega, alla quale va riconosciuto il merito di contribuire ad una riforma più equilibrata rispetto a quella approvata dal centrosinistra. Ma non era D'Alema a dire (1995) che la Lega era "una costola della sinistra"? Del resto, anche l'onorevole Mantini, esponente della Margherita, nel corso del dibattito parlamentare in questa legislatura, ha riconosciuto i meriti di questa devolution, proprio nella parte in cui corregge la riforma approvata nella passata legislatura. Una riforma che comunque aveva visto il sostegno anche di un altro partito sensibile alle vicende meridionali: l'Udeur. Infatti, per bocca del senatore Roberto Napoli, il partito di Mastella sostenne che la devolution era "una riforma necessaria ed utile al Paese", e che, citando "La rivoluzione Meridionale" di Guido Dorso, "è il mezzogiorno che più di tutti ha bisogno del federalismo e dell'autonomia per fondare il futuro sull'autogoverno". Oggi, che si discute di un testo migliorativo di quella stessa riforma, si fanno invece previsioni catastrofiche per il Sud. Abbiamo conosciuto Loiero tramite il prof. Luigi Firpo, all'epoca deputato del PRI. Ci fu presentato come un democristiano "costretto a mettere le mani nel fango della politica democristiana ma senza sporcarsi le mani". L'amico Loiero continui a non sporcarsele, distinguendo i valori istituzionali da quelli poltici. Ad avviso dei repubblicani, insomma, risulta del tutto incomprensibile l'atteggiamento della sinistra che da una parte attacca il centralismo mentre dall'altra compie battaglie contro la devolution. A questo riguardo il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Errani, assume un comportamento emblematico, facendo valere gli interessi della sua Regione contro lo Stato davanti alla Corte Costituzionale. E non possiamo non denunciare come propagandistico il comportamento del Presidente Loiero, il quale, dimostrando poca sensibilità istituzionale, ha organizzato una manifestazione nel corso della quale l'argomento della devolution era posto in termini apocalittici, nelle stesse ore e nella stessa città in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Governo illustravano i motivi della riforma. Bisogna ricordare al Presidente Loiero che, salvo poi pentirsi per un voto espresso solo per dovere di coalizione (essendo allora, in qualità di Ministro degli Affari regionali, esponente di spicco del Governo Amato di fine legislatura), con quello stesso voto, favorevole e determinante, egli ha contribuito ad approvare la devolution nella passata legislatura. Una devolution votata l'8 marzo 2001, ultima seduta utile di tutta la legislatura, quella dello scioglimento delle Camere, con una maggioranza stentata e senza il consenso dell'opposizione, creando un pericoloso precedente del quale molti si sono pentiti, ed espressa in un testo che il senatore dei DS Gavino Angius non ebbe alcuna remora a descrivere come da affinare e completare, anche attraverso l'introduzione di una Camera delle Regioni. Ed alla manifestazione organizzata dal Presidente Loiero non hanno rifiutato di prendere parte anche il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Pietro Fuda, e l'assessore al Comune di Reggio Giovanna Argentino Mazzitelli. Sono personaggi, anzi amici, che ricoprono ruoli istituzionali importanti grazie alle vittorie elettorali del centro destra. Al presidente della provincia, uomo apprezzabile anche per le sue letture di Thomas Mann, consigliamo di rileggersi "I Buddenbrook" o se preferisce "Morte a Venezia". Capirà che la vita spesso non è così semplice come appare. Winston Churchill diceva: "si può lasciare il proprio partito per seguire le proprie idee". Detto nobile, se non fosse che spesso ultimamente si lascia il proprio partito per tenersi attaccati alle proprie poltrone. E per finire la favola del castoro. "Il castoro inseguito dai cacciatori che vogliono strappargli i testicoli di cui si estraggono dei medicinali, per salvarsi la vita, si strappa da se stesso i testicoli". (Gramsci: "La favola del castoro" in "Passato e Presente"). |