"Il Giorno" domenica 7 settembre 2003 "Bioindustria e sviluppo" di Lilia Alberghina* I progetti per dare nuova spinta a Milano devono ancorarsi solidamente a potenzialità reali del territorio. Una delle vocazioni di Milano, e della Lombardia, è certamente quella di divenire centro propulsivo di una bioindustria competitiva a livello internazionale. Le biotecnologie sono strumento di grandi prospettive per l'industria farmaceutica, diagnostica, chimica, agroalimentare, ambientale. La dinamica internazionale del settore vede la continua apparizione di nuovi operatori: piccole imprese che sviluppano tecnologie o prodotti, e trasferiscono al sistema industriale consolidato semilavorati di elevato valore aggiunto, come, ad esempio, principi farmaceutici già validati su modelli animali, che dovranno andare incontro alla validazione clinica, che sarà svolta dalle grandi imprese farmaceutiche. È ormai esperienza acquisita che lo sviluppo delle start-up biotech richieda una infrastrutturazione del territorio in distretti, che forniscano condizioni facilitanti sotto forma di laboratori attrezzati (bioincubatori), di condivisione di servizi e di accesso ai finanziamenti. Precondizioni alla formazione di un biodistretto è la presenza sul territorio di università ed enti di ricerca qualificati. Le Università statali di Milano, Milano-Bicocca, Pavia, Brescia, Insubria, le Università private Cattolica e San Raffaele, sono impegnate in ricerche biotecnologiche di livello internazionale. Istituti privati di ricerca , Mario Negri, Istituto Europeo di Oncologia e l'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (IFOM), di alta qualificazione scientifica nella biomedicina, sono attivi sul nostro territorio. La Regione Lombardia ha istituito tre centri di eccellenza presso Milano-Bicocca, l'IFOM e il Parco Tecnologico Padano di Lodi. Il 50% delle imprese biotech italiane opera in Lombardia. Il sistema finanziario è ricco di risorse, per non parlare della cultura d'impresa, altamente qualificata (Università Bocconi e Politecnico di Milano). Poiché, peraltro, la creazione di un distretto deriva da presenze strategiche sul territorio, ma è stata spesso innescata da interventi legislativi nazionali, la Lombardia è oggi fortemente interessata a che venga sollecitamente approvato il disegno di legge dei Senatori Del Pennino e Castagnetti, che prevede un sostegno del governo nazionale per la realizzazione di biodistretti. L'intervento richiede una progettualità regionale, la costituzione di una società di gestione del distretto, un finanziamento quinquennale statale, che verrà integrato da un equivalente finanziamento locale. Per questo mi auguro che nell'ambito della prossima finanziaria, grazie ai parlamentari lombardi, si reperiscano le risorse necessarie per far decollare questo progetto e che il presidente Formigoni, che tanto ha già fatto per le biotecnologie in Lombardia, si faccia carico di sensibilizzare il governo.
*Lilia Alberghina |