Fecondazione artificiale: un metodo che risale al 1765. Ebbe inizio dall'opera di Lazzaro Spallanzani, famoso scienziato dell'illuminismo/Uomo di coraggio, sacerdote senza ipocrisia: dimostrò che le funzioni vitali non discendevano da alcuno degli influssi misteriosi di cui fino alla sua scoperta si era andati vociferando

Grande naturalista che fu animato da uno spirito pionieristico ed essenzialmente pratico

di Katia Mammola*

Omne vivo e vivo, omne cellula e cellula…

Corre l'anno 1769: il secolo dei lumi dispiega, sulla trama della storia dell'uomo, l'ordito del suo progresso. La conoscenza, la seta mirabile del futuro. Il naturalista Lazzaro Spallanzani, colui che Voltaire avrebbe definito " il più abile osservatore d'Europa", tiene le sue lezioni presso l'ateneo di Pavia e ad esse conviene -ci racconteranno le cronache- una folla enorme di ascoltatori. Gli astanti sono ammaliati dalla sua abilità oratoria , rapiti dal tono enfatico, soggiogati dagli atteggiamenti teatrali: il Maestro, lo scienziato un po' mago (ma quante volte i crogiuoli della scienza e gli alambicchi della magìa hanno goduto di pari dignità di risultati o hanno subìto, coeve, i capricci di una sorte volubile nella considerazione dei contemporanei?) si compiace oltremodo di questa entusiasta popolarità e tende ad accentuare la mimica dei gesti, la voce oramai stentorea, le affermazioni perentorie, l'assoluto silenzio della sala intimidita in devoto ascolto…

Chi oserebbe mai, chi, rompere l'incanto acquiescente dell'autorevolezza indiscussa, della leadership inevitabile, adesso come un giorno a venire ancora lontano?

Eppure, un temerario lascerà a noi -che ci interroghiamo incessantemente- una testimonianza, appena la bava di un dubbio, un rèfolo lieve che ci rassicurerà, leggendo, della nostra condivisa, ineluttabile, umanità.

"Nessuna delle aule di questo grande edificio - l'Università - era capace di contenere il suo immenso uditorio. Dalla sua cattedra, la più alta di tutte, sempre col cappello in testa, declamava le sue lezioni con aria da predicatore e con strane inflessioni di voce. Qualche volta sembrava il tuono che rumoreggiasse mentre, quando parlava tra parentesi, si faceva fatica ad afferrare quello che diceva. La sua voce diveniva così sottile che un bello spirito pretendeva che Spallanzani, ravvicinando le gambe, potesse a volontà dare alla voce il timbro di soprano. I suoi gesti erano anche originali. Qualche volta picchiava col pugno sulla tavola come un furioso, tal altra diveniva così tenero che si poteva credere volesse abbracciare i suoi uditori. Certo non senza una ragione, avevan trovato per lui questo feroce complimento: C'est le Buffon d'Italie".

Tanto riferisce l'irriverente Giuseppe Frank.

Lazzaro Spallanzani nacque in provincia di Reggio Emilia, nel 1729. Già a quindici anni, compiuta presso i Gesuiti una severa formazione classica, la sua intelligenza e la sua perspicacia gli avevano guadagnato il soprannome di "astrologo". Studiò diritto, greco e francese. Libero e combattivo per temperamento, esordì, da principiante, nel 1760, con un'operetta d'erudizione in cui rilevava le inadeguatezze della traduzione italiana dell'Iliade del Salvini considerato il più autorevole interprete di Omero: certo non doveva mancargli l'audacia! Diventato sacerdote della congregazione della Beata Vergine di Modena, insegnava già fisica e matematica e, pur conservando intatta la passione per i capolavori dell'antichità, decideva di dedicarsi esclusivamente alla sua grande passione: le scienze.

Tutte le discipline scientifiche dipendono da una interazione fra osservazione, esperimento e teoria e trovano connotazione nella loro stessa storia: la biologia -quale studio scientifico dei fenomeni della vita- è, di per sé, un costrutto storico. Il suo sviluppo all'ombra della fisica, della quale possiede il rigore matematico, ha condizionato lo status attuale del pensiero biologico: ed uno dei padri fondatori della biologia moderna è, giustappunto, l'abate Lazzaro Spallanzani.

Se la politica è l'arte del possibile, la ricerca è certo l'arte del risolvibile. Entrambe sono faccende eminentemente pratiche a sentire l'immunologo Peter Medawar: e Spallanzani fu uno sperimentalista, secondo il metodo baconiano, non un costruttore di ipotesi. Egli traduceva qualunque problema in termini di esperienze da orchestrare, realizzare ed infine interpretare ed il suo genio multiforme lo condusse a dedicarsi alle scienze positive, in particolare alla fisica, alla geologia, alla mineralogia. Fu appassionato raccoglitore di ogni genere di campioni riguardanti le scienze naturali: raccontano che, recatosi a Napoli per studiare l'attività del Vesuvio, finì per riempirsi le tasche di reperti, al punto da non riuscire a muoversi e da rammaricarsi amaramente, tuttavia, di non potere trasportarsi il Vesuvio a Pavia! Ma, pur nella molteplicità di interessi che lo portarono a coltivare contemporaneamente ambiti non rigorosamente affini (testimonianza storica della intrinseca interdisciplinarietà delle scienze e dell'unità del sapere, oggi troppo spesso oscurate dalla specializzazione tecnologica), diede inizio, nel 1765, alla storia del metodo della fecondazione artificiale nel mondo. Ne plasmò il primo periodo di un cammino che condurrà questa sperimentazione alle acquisizioni della odierna biologia dello sviluppo e che trova attuazione e verifica -a livello mondiale- nell'Istituto per la Fecondazione Artificiale degli Animali, fondato nel 1937 a Milano ed a lui doverosamente dedicato.

Nel lontano 1765, le polemiche sulla generazione spontanea si trascinavano stancamente: a travolgerle lo Spallanzani irruppe con la forza di quel tornado che fu la pubblicazione del suo saggio "sugli animaletti". Egli riuscì a dimostrare, confutando le teorie del prete Needham e del celebre Buffon, che gli infusori avevano origine da germi preesistenti. Buffon ammetteva ancora la generazione spontanea per animali relativamente complessi: non si dimentichi che, fino al 1668 ed alla dimostrazione di Francesco Redi (che i vermi della carne putrefatta non provenivano dalla decomposizione della carne ma dalle uova deposte dalle mosche), la tesi universalmente accreditata e sostenuta dalla Chiesa era proprio quella della generazione spontanea: le rane nascevano dai miasmi degli stagni, i topi potevano formarsi da una camicia sporca chiusa in un vaso con dei chicchi di frumento. Corruptio unius, generatio alterius. Spallanzani aveva la mente sgombra da preconcetti, non era legato ad alcun sistema dottrinale e possedeva, come dirà Pasteur, "il riflesso sperimentale": queste le armi che capovolsero la posizione e decretarono, dopo un secolo di attesa, la caduta definitiva della dottrina per cui "la sostanza vivente può nascere dal non vivente". Il libro procurò allo Spallanzani notorietà accademica e numerose cattedre gli vennero offerte in Italia e in Europa: accettò di insegnare a Pavia (dalla quale si allontanerà solo per i frequenti viaggi di studio) e strinse una salda amicizia intellettuale con il biologo svizzero Charles Bonnet con il quale corrisponderà ininterrottamente fino al 1781.

La celebrità presso il grande pubblico, invece, la ottenne grazie alle indagini sulla riproduzione di organi ed agli studi, i primi ad essere effettuati, riguardanti la fecondazione artificiale. Fu lui a dimostrare, nei batraci, la necessità del contatto diretto tra le uova ed il liquido spermatico inoculando, con un ago, dello sperma all'interno di uova appena generate. Confutò, così, con la semplicità del genio, la ben radicata teoria dell'aura seminalis, secondo la quale lo spermatozoo esplicava la propria azione grazie ad una sorta di vapore; non ne comprese, tuttavia, la funzione fondamentale pur chiarendo la natura animale e la presenza costante degli abitanti dello sperma -che egli identificava come vermicelli spermatici - e pur dimostrando, basilarmente, che la quantità di sostanza necessaria alla fecondazione era "sopra ogni credere piccolissima".

Sostenne, con Bonnet, la teoria del "preformismo" postulando l'esistenza di germi in cui l'essere futuro preesiste in miniatura e la generazione consiste, dunque, nel semplice sviluppo di minuscoli feti già in nuce.

Non erano ancora che le premesse ma, come all'alzarsi della nebbia, disvelavano la via all'arduo problema dell'ontogenesi.

E, nel 1779, primo al mondo (la leggenda narra di un unico ed antico tentativo di fecondazione artificiale, di veridicità assai incerta, eseguito con successo da un capo arabo, nel 1300, con lo sperma di uno stallone di proprietà di una tribù nemica) riuscì a fecondare artificialmente i mammiferi fertilizzando una cagna ed ottenendo da essa cuccioli vivi e normali che nelle fattezze e nei colori assomigliavano ad essa madre, ma anche al maschio che somministrato aveva lo sperma.

Non c'è capitolo delle scienze naturali -fondamentali per la fisiologia gli studi concernenti la meccanica circolatoria e i complessi meccanismi degli apparati digerente e respiratorio- che non serbi traccia del suo lavoro: dai fenomeni dell'ibernazione e della respirazione dei tessuti, al volo cieco dei pipistrelli, seppe guardare ai fatti ed osservare (un quasi-autodidatta che fino a trent'anni non aveva mai visto un microscopio) i fenomeni con lo spirito del pioniere ed acutezza impareggiabile, scevro dalla vincolante incombenza del dovere formulare teorie generali.

Ossequiato dall'Académie des Sciences, coccolato da Federico il Grande e da Giuseppe II, onorato da Albrecht von Haller e da Galvani che gli dedicarono le proprie opere più importanti, fu definito da Pasteur "uno dei più grandi sperimentatori che siano comparsi al mondo e una delle glorie più pure d'Italia". Conobbe, nondimeno, l'ostilità dei colleghi d'ateneo ed i "veleni accademici" lo contaminarono inaspettatamente al rientro da un viaggio di studio a Costantinopoli: venne accusato di furto per aver sottratto del materiale dal Museo di Storia Naturale dell'Università di Pavia allo scopo di arricchirne la sua collezione privata. Subì il processo e ne uscì pienamente riabilitato e ben deciso a vendicarsi nei confronti del naturalista Gianantonio Scopoli -scienziato di qualche valore- che aveva progettato l'odiosa macchinazione. Costui ricevette una mattina, da un medico di campagna, un vasetto contenente un verme conservato in alcool ed emesso (spiegava la lettera di accompagnamento) da un malato affetto da una colica. Lo Scopoli, studiato il verme, non avendolo identificato con alcuna specie nota, lo battezzò Phisis intestinalis e dedicò la pubblicazione al Presidente della Royal Society di Londra. Solo a questo punto gli venne comunicato che aveva scoperto l'esofago di un pulcino: scientificamente acclarato ed universale il principio del "chi la fa, l'aspetti"…

Spallanzani ha legato il suo nome alla fecondazione artificiale: tuttavia, la sua superiorità risiede altrove. Comprese con mirabile anticipo il determinismo fisico-chimico dei fenomeni vitali ed a ben ragione può essere considerato,dunque,il grande iniziatore della biologia antivitalistica. Il suo intendimento era di riprodurre al di fuori dell'organismo ciò che si verifica nel suo interno ed estese, intuendo il senso del polimorfismo dei fenomeni vitali, i risultati ottenuti a conclusioni generali: creò la biologia comparata.

Fu soprattutto un uomo di coraggio: di quel coraggio necessario per amare la vita, fino in fondo, senza falsi limiti. Sacerdote, senza ipocrisia: non temette di dimostrare che le funzioni vitali non discendevano da alcun influsso misterioso della vita stessa. Scienziato, senza rossori: praticò la vivisezione in ragione della materia delle sue ricerche. Nulla di ascetico fu in lui: ma neppure nulla di banale o di cinico o di freddo distacco. Celebrò, insomma,la vita anche nel nome dato alla sua più famosa sperimentazione: perché "fecondazione", come insegna la sua radice sanscrita e poi latina, è "ciò che porta", ciò "che nutre". E' la stessa etimologia di parole ­come feto, femmina, soprattutto figlio- che tributano onore alla vita, perché ne rivelano ­ per dirla sempre con lemma di identica radice- l'intrinseca felicità.

*Prof. Anatomia degli animali domestici
Componente Commissione tecnico scientifica Ministero dell'Ambiente