"Italia Oggi" giovedì 23 settembre 2004/Il Sottosegretario per l'ambiente lancia l'allarme spesa e si dichiara contrario al ponte sullo Stretto

Contro il dissesto dirottare i fondi

Nucara: le risorse della protezione civile vadano al territorio

di Luigi Chiarello

Dirottare i fondi della protezione civile alla gestione del territorio. E incentivare il consumo di metano per far muovere le auto. Ma evitare che l'Ue attui da sola il protocollo di Kyoto, se Russia e Usa non dovessero ratificarlo. Francesco Nucara, sottosegretario per l'ambiente e il territorio, chiede un'inversione di rotta al governo e bolla come sbagliata la scelta di costruire il ponte sullo Stretto.

Nei giorni scorsi Pietro Armani (An), presidente della commissione ambiente alla camera, ha dichiarato: se Russia e Usa non ratificano il protocollo di Kyoto, i paesi Ue non dovranno attuarlo (Italia Oggi del 9 settembre 2004). Cosa ne pensa?

Gli Usa intendono comprare emissioni di gas serra dai paesi in via di sviluppo. Cioè non vogliono tagliare le emissioni sul loro territorio, ma ridurre le quantità di gas emesse da altri stati. In pratica, intendono continuare a inquinare il loro paese e vogliono disinquinare altri stati. Assurdo? No. Probabilmente, dietro, c'è una politica di carattere commerciale, basata sulla vendita di tecnologie ambientali ai paesi emergenti.

Il problema, dunque, è complesso e va letto nell'ottica di una strategia mondiale. Certamente, se solo Italia e Ue dovessero applicare il protocollo di Kyoto, i nuovi vincoli ambientali si tradurrebbero in un danno oggettivo per l'industria italiana, senza risultati per la salute del pianeta.

Il rischio che Usa e Russia si accordino sul rifiuto di ratifica è molto alto, nonostante oggi (ieri per chi legge) il consigliere di Putin, Serghei Yastrzhembskiy, abbia dichiarato che la Russia ratificherà il protocollo, anche se non è ancora possibile dire quando. Potrebbe saltare il lavoro di anni?

Sì. Potrebbe succedere. Gli Usa andranno al mercato delle emissioni. Anche la Russia, ma con minore interesse perché non ha la stessa capacità di spesa. Resta un fatto. L'inquinamento è un problema senza frontiere. E ci sono paesi avanzati a più elevato tasso d'inquinamento: l'Italia, per esempio, con le sue centrali a carbone inquina molto più della Francia con il nucleare.

Il 20 aprile scorso l'Italia ha varato il piano nazionale delle emissioni. Ma quando andrà realmente a regime il nuovo sistema?

Sono percorsi accidentati. E non bastano le affermazioni di principio. Il governo deve conciliare la propria azione politica alle esigenze di sviluppo industriale del paese. Questi provvedimenti subiranno un complicato processo di attuazione. L'applicazione severa dei vincoli Ue sull'ambiente, che spesso effettuiamo, penalizza la capacità di competere del nostro sistema economico, influisce sull'occupazione e stimola il trasferimento di aziende italiane all'estero.

Passiamo ad altro. In Italia il dissesto idrogeologico è un problema rilevante, così come la regimentazione delle acque. Sono previsti fondi nella prossima Finanziari ?

In Italia abbiamo sempre aspettato che i disastri si realizzassero. Tutti i governi hanno letto il problema come occasionale. Passato l'autunno tutti se ne dimenticano. Il ministero per l'ambiente, invece, ha condotto una mappatura delle zone a rischio, disponibile sul sito www.minambiente.it. E ha fatto i conti: per eliminare il rischio idrogeologico dalle aree R4, cioè le zone più esposte a disastri, servono circa 100 mila miliardi di vecchie lire, cioè cinque Finanziarie. Una somma non stanziabile.

Ma qualcosa andrà pur fatto.

Il governo sbaglia a non destinare risorse a riguardo, perché poi le uscite ci saranno comunque; quando dovrà trovare i soldi per gli interventi d'urgenza della protezione civile. Sarebbe meglio pianificare certi investimenti, tentando di evitare che i disastri succedano. Invece oggi, paradossalmente, i fondi destinati alla protezione civile per i danni causati da piogge e frane sono superiori a quelli del ministero dell'ambiente, che deve fare il lavoro di tutela del territorio.

Dunque, la scarsità di risorse penalizzerà le spese necessarie alla riduzione dei rischi.

Certamente. Ma l'attuale esecutivo può invertire la rotta, destinando prima le risorse alla tutela del territorio, piuttosto che stanziarle dopo alla protezione civile. Almeno per le zone a più alto rischio.

Negli ultimi giorni riecheggia il dibattito sul ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?

Io sono per il nucleare. Se importiamo energia dalle centrali nucleari di Lione o dalla Slovenia che senso ha vietarne la costruzione in Italia. Esistono i problemi scorie e attentati, ma anche le tecnologie valide per affrontarli.

E il ponte sullo Stretto?

Sono contrario alla sua costruzione. Va realizzato solo dopo aver migliorato le infrastrutture di Calabria e Sicilia, indecenti per un paese civile. E' come se un signore andasse in giro per Milano con una bella cravatta, ma senza camicia.

Il governo ha recentemente varato un provvedimento per ridurre lo zolfo in benzina e diesel. Arriveranno altri decreti a riguardo?

Sulla benzina ho i miei dubbi che non ci sia stata dietro una manovra industriale, come avvenne per la catalitica. Piuttosto credo che in Italia vada sostenuto l'uso del metano per far muovere le auto.

E sulla possibilità per la gdo di aprire distributori di carburanti?

Sono per la liberalizzazione in tutti i sensi.