Il Pri e la costruzione di una forza trasversale/Le riflessioni di un "battitore libero" Un progetto riformatore senza nostalgie per il passato di Roberto Penna Dopo le recenti elezioni europee ed amministrative, si è aperto un certo dibattito all'interno del Pri che si manifesta non solo in occasione di riunioni dei maggiori organismi del Partito, dal Consiglio Nazionale alla Direzione Nazionale, ma anche attraverso interventi scritti di vari amici, che di tanto in tanto compaiono su "La Voce Repubblicana". Intendo anch'io offrire un contributo umile e, spero, costruttivo al dibattito in corso. Probabilmente, se il risultato elettorale del Pri, soprattutto alle europee, fosse stato positivo e se oggi all'Europarlamento sedesse un nostro rappresentante, non si discuterebbe all'interno del Partito, così come si discute attualmente. Del resto, è un fatto pressoché normale. Un po' in tutti i partiti, quando si vince, tutto va bene, ma quando si perde, iniziano i battibecchi. In ogni caso, un sano confronto all'interno del Pri può essere anche propedeutico ai fini di un rilancio dell'azione politica repubblicana. L'importante è non scendere a contrapposizioni personali. Ritengo che la maggioranza del Partito che sostiene Nucara e la minoranza di Riscossa, debbano fare attenzione a non far riesplodere vecchi rancori. Ci si confronti sul presente e sul futuro del Partito Repubblicano. Da battitore libero quale sono, iscritto al Pri dal mese di marzo di quest'anno, credo che scagliarsi contro l'attuale dirigenza sia una cosa anche piuttosto facile, poiché non siamo usciti benissimo dalle elezioni, ma poco utile. Certo, da parte dei vertici del Partito, sono stati fatti alcuni errori. Ad esempio, l'alleanza con Sgarbi di per sé non era un'idea totalmente sbagliata, ma è stata presentata all'opinione pubblica troppo tardi. Necessitava di essere affinata con un delicato lavoro politico di costruzione, prima di essere sottoposta agli elettori. Insomma, l'alleanza Pri-Liberal Sgarbi, ha dato un po' l'impressione di essere soltanto una mera unione temporanea fra due partitini, creata appositamente per le elezioni europee al solo fine di conquistare uno o due seggi al Parlamento europeo; quindi, senza grandi prospettive politiche future. Comunque, mi sembra giusto riconoscere che i vertici nazionali del Pri, da Giorgio La Malfa a Francesco Nucara e a molti altri ancora, hanno saputo, da Tangentopoli fino ai giorni nostri, tenere in vita il Partito Repubblicano che, diciamocelo, se non avesse avuto in questi anni, alla guida, persone coraggiose e testarde come Giorgio La Malfa, avrebbe fatto la stessa fine, ad esempio, del Pli, i cui dirigenti ebbero paura. I vertici repubblicani, fra mille difficoltà, hanno tenuto in piedi il Partito, hanno fatto rinascere "La Voce Repubblicana" e hanno preso varie decisioni importanti. Non sono mai stati immobili, ad aspettare il messia. Sono stati attivi, facendo il possibile per permettere al Pri di tornare a fare politica a 360 gradi. Avranno pure commesso degli errori, ma, del resto, solo chi non fa nulla, non sbaglia mai. Fino ad oggi, credo che tutto ciò vada riconosciuto ai dirigenti del Partito, indipendentemente poi dalle scelte future che prenderà il Pri. Dopo la delusione del risultato elettorale alle europee ed anche alle amministrative, senza dubbio si rende necessario un profondo rilancio del Partito Repubblicano. Non c'è ancora, mi pare, un'idea comune che accontenti e soddisfi un po' tutto il Partito. Per ora, ognuno mantiene la propria posizione, ma speriamo che presto possa concretizzarsi una sintesi. La proposta di una casa comune liberalsocialista, può rappresentare una soluzione e una via d'uscita, ma, se mal gestita, può correre seriamente il rischio di finire male come i vari tentativi di "poli laici", già sperimentati in passato. Con o senza il sistema maggioritario, sono sempre stato più a favore di soggetti simili che provano ad unirsi, piuttosto che a politiche settarie. Però i tentativi di unione o federazione, devono basarsi su pochi e comprensibili obiettivi e progetti politici condivisi, altrimenti tutto diventa soltanto un pastrocchio indigeribile, destinato ad essere bocciato dagli elettori. Sarò forse l'unica voce fuori dal coro, ma a me, già solo la denominazione, "liberalsocialista", piace poco. Parlo sinceramente, senza peli sulla lingua. Credo che, a parte la comune cultura laica, i repubblicani, i liberali e i radicali, siano abbastanza diversi dai socialisti. So bene che il Pri, in alcune zone, si è già presentato in varie consultazioni elettorali, insieme al Nuovo PSI e infatti, già in altri momenti, questo tipo di alleanza, mi ha sempre entusiasmato poco. Beninteso, non la prendo alla larga per arrivare poi a dire, magari indirettamente, più o meno le stesse cose che dicono con intolleranza i leghisti o i forcaioli alla Di Pietro. Anzi, credo che la storia di Mani Pulite, sia tutta da riscrivere, così come ritengo che la storia del Partito socialista italiano, non sia stata solo contrassegnata da ruberie e tangenti. Infine sono convinto che Bettino Craxi non meritasse di essere trattato, dal suo Paese, come un capobanda. Detto questo, le nostalgie per la cosiddetta Prima Repubblica, oggi sono, a parer mio, inopportune ed è questo il punto. Questo è il motivo per il quale non mi entusiasmo dinanzi ad ipotesi di alleanze con gli ultimi socialisti. Gli orfani di Craxi hanno una capacità innovativa pari allo zero, un po' come i neo-democristiani. Li vedo unicamente nostalgici del bel tempo che fu. Vorrebbero tornare alla Prima Repubblica così com'era, ma sappiamo tutti che indietro non si torna, benché attorno a Mani Pulite e al "mitico" pool di Milano, ci siano state più ombre che luci e nonostante l'attuale bipolarismo all'italiana dimostri tutti i suoi limiti. In politica, occorre sapersi adeguare ai tempi. Per esempio, anche il Pri proviene dalla Prima Repubblica, ma ho l'impressione che i repubblicani abbiano un approccio diverso con i tempi attuali. Ciò non deve sorprendere, perché già in passato, il Partito repubblicano, quando governava insieme al Psi e alla Dc, esprimeva una politica molto più riformatrice di quella dei suoi alleati di allora, anche a costo di andare all'opposizione. Oggi il Pri dovrebbe rimanere un tantino distante dal Nuovo Psi e avvicinarsi molto invece, ai vari liberali sparsi qua e là, ai riformatori e ai radicali italiani, per costruire insieme una forza liberale e liberista, trasversale e pragmatica, alleata alla Casa delle Libertà oppure in una posizione terzopolista. Un movimento liberaldemocratico con un progetto riformatore che miri al superamento di questo bipolarismo, ma non per tornare alla Prima Repubblica. Sono convinto che questo bipolarismo debba scomporsi per poi ricomporsi in un sistema serio di alternanza, in cui tutte le culture politiche possano avere spazio e soprattutto, la stabilità e la governabilità siano assicurate, come insegnano le democrazie anglosassoni. |