Il percorso per un'intesa tra le forze di democrazia laica e socialista/Alle elezioni del ‘92 i partiti di quell'area presero il 25% di voti, 159 deputati e 66 senatori Un'alleanza per superare la crisi del sistema I segretari nazionali del Pri, del Nuovo Psi e del Pli, Nucara, De Michelis e De Luca hanno preso l'iniziativa di convocare una riunione con la quale avviare la ricerca delle condizioni programmatiche e politiche per un'azione coordinata degli stessi partiti e degli altri soggetti politici interessati al rafforzamento dell'area laica, liberal-democratica e riformista. Un'iniziativa, già approvata dall'ultimo C.N.del Pri, che nasce dalla consapevolezza comune che le forze che a quell'area storicamente hanno fatto riferimento, non hanno trovato spazio adeguato nei due schieramenti contrapposti. Questa situazione che discende da un "bipolarismo anomalo", ha impedito un'adeguata rappresentanza dei partiti di democrazia laica e socialista , che pure hanno avuto un ruolo di primo piano negli assetti politici e negli equilibri di governo della prima Repubblica. Tale carenza è derivata dalle vicende giudiziarie di Tangentopoli quando prese corpo, e non solo nella magistratura, un'esasperata concezione giustizialista che alimentò nell'opinione pubblica la ricerca di facili capri espiatori e determinò, dopo quarant'anni di impegno verso il Paese, la fine anticipata dei partiti. Alle elezioni del '92, la forza dei partiti che a quell'area facevano riferimento, raggiungeva il 24,8% ed esprimeva 159 deputati cosi suddivisi: il Psi 92, il Psdi 16, il Pri 27, il Pli 17 e 7 i radicali della lista Pannella. Di quell'area, alle successive elezioni del 94, soltanto la lista Pannella si presentò autonomamente riportando il 3,4% senza riuscire nemmeno a partecipare, per gli effetti della nuova legge, al riparto dei seggi. Gli altri partiti si frantumarono ed i loro rappresentanti confluirono nei due schieramenti contrapposti: il cosiddetto polo progressista di Occhetto e quello delle libertà di Berlusconi. L'area di centro, alla quale il Pri, indebolito dalla sua diaspora interna, aveva aderito assieme ai Popolari di Martinazzoli, eredi della vecchia D.C e al Patto Segni e ad alcune frange socialiste facenti capo ad Amato, non conquistò, anche per effetto della nuova legge elettorale che rende impossibile l'affermazione di terze posizioni, alcun collegio maggioritario riuscendo ad eleggere soltanto tredici rappresentanti nella quota proporzionale. Dopo le successive vicende, le elezioni europee del 13 giugno hanno messo in luce la crisi dell'attuale sistema politico istituzionale ed evidenziato come l'indebolimento dell'area laico-riformista abbia reso più fragile l'attuale sistema. In questi anni, sia la Casa delle Libertà che l'Ulivo, hanno continuato a dichiararsi portatori dei valori della tradizione politica democratico-liberale e riformista, ma non ostante tali dichiarazioni verbali, nelle nostre istituzioni, nelle nostre leggi e prima ancora nella stessa concezione posta a base della vita dello Stato i contenuti di quell'area sono rimasti inespressi o rappresentati in maniera inadeguata. Su questi temi, in questi anni, i Radicali italiani, il Nuovo Psi, il Pri e il Pli, pur tra mille difficoltà e di fronte ad un sistema elettorale che rende ineludibile una precisa scelta di campo, hanno cercato di salvaguardare con diverse iniziative la loro autonomia organizzativa e la loro identità, ma i recenti risultati delle europee hanno evidenziato come il "sistema bipolare anomalo" sia sostanzialmente bloccato e come il malcontento dell'opinione pubblica finisca per alimentare l'astensionismo, senza sostanziali modifiche nei rapporti di forza tra i due schieramenti contrapposti. Questi anni hanno fatto svanire, nei molti "liberal-democratici" che l'avevano coltivata, l'illusione che Forza Italia potesse diventare, partendo dal ristretto nucleo aziendale, un moderno "partito liberale di massa"mentre, nel campo opposto, si è definitivamente dissolta l'ipotesi della creazione di un nuovo partito democratico, basato, dopo la sconfitta storica del comunismo, su culture politiche diverse e di uguale peso, tra cui quella liberal-democratica e riformista. Il "blocco", evidenziato dalle recenti elezioni e dalla perdurante crisi dei due Poli, può essere superato soltanto con il rafforzamento dell'area laico-riformista, per cui vanno intraprese una serie di iniziative programmatiche e politiche capaci di mettere in movimento l'attuale situazione e dare voce ad un'area che può essere determinante nel superare la crisi del Paese. Non si tratta, chiariamo, di un'iniziativa tendente alla creazione di una terza forza, autonoma rispetto ai due poli, in quanto tale ipotesi è incompatibile con l'attuale sistema elettorale. Si tratta, in sostanza, partendo dall'attuale collocazione nella Casa delle Libertà di trovare su temi specifici della tradizione laica, radicale e riformista alcuni obiettivi comuni e di stabilire un'intesa di fondo per affrontare insieme le future scadenze politiche ed elettorali. A questo percorso, che è ancora una dichiarazione di intenti e che dovrà trovare forza concreta nelle diverse realtà regionali, partecipa a pieno titolo anche il gruppo di intellettuali d'area, raccolto intorno al quotidiano "L'Opinione" che ha portato e porta avanti una coerente battaglia per l'aggregazione delle forze di democrazia laica, liberale e socialista. Un obiettivo, che ha anche un carattere strategico, per cui occorre lavorare con pazienza e determinazione e al quale non deve mancare l'apporto dell'intero partito. Pino Vita responsabile nazionale Enti locali Pri |