Katrina, calamità già prevista/L'uragano era stato descritto da una nota rivista americana Rispettare i sistemi naturali, investire per proteggerli di Giovanni Pizzo Di fronte ad una catastrofe come quella di New Orleans, immane per entità dei danni e numero di essere umani coinvolti, è giusto, prima di ogni cosa, esprimere cordoglio, solidarietà e rispetto verso quegli uomini e quella nazione, ma non si può non riflettere di fronte ad eventi che sembrano preludere ad una sorta di resa dei conti della Terra contro le ferite inferte dall'uomo ai suoi equilibri. Quando le catastrofi colpiscono gli Stati Uniti ci prende sempre un certo senso di angoscia particolare perché quella nazione rappresenta il punto più avanzato della civiltà tecnologica e le sue sconfitte sono un campanello di allarme per tutti noi. Da tutte la parti del mondo sono arrivate considerazioni e analisi le più disparate: da quella del New York Times che l'ha definita "la vendetta della natura per il tradimento di Kyoto" a quelle cinicamente terribili dell'integralismo islamico della punizione divina contro il demonio occidentale. Qualcuno ha fatto paragoni di cattivo gusto (la bomba di Hiroshima) altri l'anno definita una sorta di Pompei americana. Questo accostamento è quello che ci fa molto riflettere, non solo perché ci ricorda che anche a Pompei si sfida la natura consentendo la più grande concentrazione di popolazione del Paese proprio sotto le narici del Vesuvio sperando di farla franca, ma soprattutto perché l'evento di Pompei colpì una società ricca (tardo impero romano), frutto di secoli di enormi avanzamenti tecnologici, ma erosa all'interno dalle sue stesse contraddizioni, ormai in una fase di inviluppo che ne ha evidenziato la fragilità intrinseca, proprio come è apparsa l'America di fronte all'uragano Katrina. Emblematici sono stati la impreparazione degli apparati di soccorso e l'esplosione delle violenze, ma anche la gaffe di chi invitava a collegarsi ad internet per avere informazioni. Eppure, a differenza dell'undici settembre 2001, l'uragano Katrina è stato un nemico presentatosi a "viso aperto", si è fatto fotografare, misurare la forza dagli evolutissimi sistemi di controllo satellitare, si è preso gioco delle previsioni dei modelli sulla sua traiettoria, facendo anche le "finte" per disorientare i suoi guardiani. Ma quello che è emerso è che la tecnologia sofisticatissima era stata progettata per "guardare", ma poco era stato studiato per "evitare", contrastare, mitigare! E bisogna chiedersi se la mano (più o meno visibile) che orienta gli investimenti sia più in grado di difendere i veri bisogni dell'uomo o produca solo profitti finanziari (per pochi) e istinti di supremazia bellica. L'irresistibile impatto economico ed umano dell'uragano Katrina ha evidenziato che le decisioni politiche ed economiche incentrate sul presupposto di risorse base sane risultano fallimentari. Le alterazioni del fiume Mississippi e la distruzione delle aree umide della sua foce hanno lasciato l'area attorno alla città di New Orleans enormemente vulnerabile nei confronti delle forze della natura; il riscaldamento globale ha poi ampliato il potere distruttivo di Katrina. La catastrofe deve essere un campanello di allarme per i potenti del mondo: se si prosegue nell'attuale folle corsa alla massiccia alterazione degli equilibri della terra e all'incremento dei consumi di combustibili fossili, le future generazioni si dovranno abituare ad una catena di disastri come questo. Le spaventose immagini di New Orleans dimostrano che le aree ricche del globo non sono immuni dalla necessità di rispettare i sistemi naturali e di investire nella loro protezione; quello di New Orleans potrebbe risultare il più costoso disastro legato all'acqua che il mondo abbia mai fronteggiato. La lezione che dobbiamo trarre da Katrina è che il mantenimento dell'integrità degli ecosistemi naturali deve diventare una priorità, che pensare per il breve termine è un approccio pericoloso della politica, e che i collegamenti fra i cambiamenti climatici e le catastrofi legate a uragani, inondazioni, siccità, ecc., devono essere sempre sottolineati ai Decisori e che c'è l'urgente bisogno di diversificare le fonti di energia. Infine un'altra lezione che si deve trarre è che nella gestione di questi enormi problemi i Decisori politici e il mondo scientifico dovranno trovare un terreno di dialogo diverso da quello attuale, fatto di linguaggi e comportamenti talvolta di sudditanza altre volte di contrapposizione. Invece servono una visione politica non miope e supporti scientifici corretti. Il numero di ottobre 2001 della rivista Scientific American (la più diffusa degli Stati Uniti) pubblicava un articolo di Mark Fischetti intitolato "Annegare New Orleans", che spiegava come e perché "un uragano di massima intensità può sommergere New Orleans sotto sette metri di acqua, uccidendo migliaia di persone". Quello di New Orleans era un disastro annunciato, e, soprattutto, evitabile. Un gruppo di scienziati aveva elaborato un piano battezzato "Coast 2050" approvato sotto la paura dell'uragano George che nel 1998 mancò la città per un soffio. Ma il piano era complesso e, soprattutto costoso; passata la paura i soldi non arrivarono mai. |