I dati dell'Ocse sulla scuola italiana. Il verdetto è una bocciatura/Un sistema sottoposto a continue riforme che non riesce a superare la sua arretratezza Ripensare l'insegnamento dalle sue fondamenta I dati OCSE sulla salute del sistema scolastico italiano, diffusi in questi giorni, sono impietosi. La scuola nostrana è bocciata. Il quadro tracciato è allarmante: un sistema scolastico che da oltre un decennio sta subendo continue riforme indirizzate a superarne l'arretratezza e l'inefficienza, continua a stagnare in fondo alle classifiche per quanto riguarda i risultati prodotti. Certo, qualsiasi riforma, compresa la tanto criticata "riforma Moratti", ha bisogno di continuità nella sua applicazione, di tempo per essere compresa e verificata al fine di giungere ad un giudizio complessivo che porti, se del caso, ad ulteriori modifiche. Anche se le molte ombre di questa stagione "riformista" (di centro-destra come di centro-sinistra) sono già visibili. Gli slogan Partendo da un'analisi concreta circa la situazione della scuola italiana (tralasciando, quindi, la condizione universitaria), non pare opportuno abbandonarsi a slogan e ad affermazioni come quelle per cui la scuola non è equa perché distingue tra chi è figlio di operai e chi di professionisti, come sostenuto dal Ministro Fioroni. È uno slogan ormai datato, sul quale non possiamo oggi basare la sfida per risollevare la condizione della scuola italiana. Porre la questione in termini esclusivamente di equità vuol dire, infatti, non comprendere a fondo i veri mali del sistema. Per allinearci ai livelli europei serve ben altro. Serve una scuola più competitiva e la chiave non sta tanto nell'affrontare questi problemi a livello di scuola primaria (la vecchia scuola elementare, che, secondo la graduatoria stilata dalla rivista Forbes, risulta essere tra le prime nel mondo, in termini di competitività), bensì a livello di scuola secondaria. È lì che il vero male si annida. I dati Passando ad un'analisi concreta, il primo dato, che ci consente di sgombrare il campo da molte polemiche, è quello relativo alla spesa. L'Italia, infatti, spende molto e ben al di sopra della media europea, se si ha riguardo alla spesa per studente: la più alta d'Europa. A ciò vanno aggiunti altri dati interessanti: il rapporto studenti-docenti è tra i più bassi d'Europa; il numero di ore di insegnamento annuo per docente è nettamente inferiore alla media europea; infine, l'età media del corpo docente è estremamente elevata, solo l'8,8% degli insegnanti della scuola secondaria, inferiore e superiore, ha un'età sotto i quarant'anni, e solo 1 su mille ha meno di 30 anni. Rileggendo questi dati verrebbe da chiedersi come sia possibile la situazione descritta dall'OCSE: spendiamo più della media europea per ogni studente; abbiamo tanti insegnanti che possono così seguire più da vicino le esigenze di apprendimento degli alunni; questi insegnanti hanno una lunga esperienza d'insegnamento alle spalle; considerando poi che all'aumentare delle ore di lavoro corrisponde una diminuzione della capacità produttiva, il fatto che il monte ore di insegnamento per docente sia relativamente basso dovrebbe comportare maggiore efficacia e più proficue energie spese per la trasmissione del sapere. Pochi laureati ma anche pochi diplomati Ed invece, i risultati sono assolutamente deludenti: il grado di istruzione del popolo italiano risulta essere tra i più bassi d'Europa. L'Italia "sforna" pochi laureati, ma anche pochi diplomati (solo il 48% della popolazione in età compresa tra i 24 e i 64 anni, a fronte di una media OCSE del 67%). E la performance nel test P.I.S.A. (Programme for International Student Assessment: programma per la valutazione internazionale dell'allievo) dei ragazzi italiani quindicenni, in Matematica e Lettura, è decisamente deludente. Per non parlare dell'alto livello di assenze annue e di abbandono scolastico. Insomma, da questi dati emerge con chiarezza che al forte impegno quantitativo (la spesa) non fa seguito uno sforzo qualitativo. Il male del mondo scolastico italiano non riguarda quindi le risorse, bensì un'atavica inefficienza organizzativa che si riflette quale concausa degli scarsi risultati degli studenti, in quanto a livello di interesse e conoscenza. Forse sarebbe opportuno, da una parte, una maggiore attenzione nella scelta dei libri di testo, affinché siano completi, interessanti e riescano a coinvolgere gli studenti nel corso del loro percorso formativo, e, dall'altra, ammodernare le strutture scolastiche dotandole tutte di sale computer con accesso ad internet, sale per l'insegnamento della lingua, palestre attrezzate, insomma rendere migliori le condizioni sia per l'insegnamento che per l'apprendimento. Troppo spesso insegnanti e alunni sono costretti in locali inadeguati, se non fatiscenti. I docenti Detto questo, però, a mio avviso, la principale causa di insoddisfazione e di scarso rendimento studentesco è da ricercare nella qualità del corpo docente. Ovviamente moltissimi insegnanti sono di straordinario valore e riescono a trasmettere agli studenti adeguata conoscenza e, alle volte, vero interesse e passione per le materie di loro competenza. Ma troppo spesso gli alunni si trovano in balia di scarsa preparazione, mancanza di motivazione, incapacità a rapportarsi con gli alunni, politicizzazione estrema. Uno studente passa la stragrande maggioranza della propria giornata in aula dove, più che nell'ambito familiare (dove la presunzione, l'arroganza e l'ignoranza di alcuni genitori de-pensanti contribuisce piuttosto a distruggere quanto di buono costruito dai docenti), forma il proprio carattere, impara a rapportarsi con i propri coetanei e con "l'autorità" rappresentata dall'insegnante. La qualità della formazione scolastica che viene offerta si misura, quindi, nella capacità di riuscire a trasmettere all'alunno quegli strumenti idonei per affrontare il mondo del lavoro, il proseguimento degli studi ed in generale la vita da adulto. Ebbene, ben pochi tra gli insegnanti possono vantare questa capacità, che alle volte assume i connotati di un vero e proprio dono. Posto di lavoro "sicuro" o di ripiego Troppo spesso l'insegnamento viene visto come un semplice posto di lavoro "sicuro" e non come una vera "missione". Insegnare è, invece, molto complesso, difficile, logorante ed ha una rilevanza sociale le cui ricadute sono troppo spesso sottovalutate. Occorre, quindi, garantire la presenza di un corpo docente più preparato ed aggiornato, meno anziano, maggiormente meritevole e che viva l'insegnamento non come un impiego qualsiasi, magari esercitato come ripiego di professioni più ambite, ma con passione ed entusiasmo. Certo, la demotivazione del corpo docente deriva in massima parte dalla bassa retribuzione. Ma a tal proposito vi è da dire che le rivendicazioni salariali del corpo docente non tengono conto del cosiddetto "salario ombra", costituito dalle innumerevoli agevolazioni di cui godono gli insegnanti (i tempi di lavoro, le assenze, le ferie, la mobilità, la sicurezza ed il trattamento pensionistico, la possibilità di svolgere altri lavori). Insomma, il livello retributivo è tra i più bassi d'Europa, ma il "salario ombra " è tra i più alti. Per alleviare i tanti problemi scolastici basterebbe, quindi, introdurre un valido criterio di valutazione degli insegnanti, che sia sostanziale e non formale. Per altro verso, occorre procedere ad una loro progressiva riduzione di numero ed al tempo stesso ad un reclutamento molto più rigido che consenta di analizzare bene il livello conoscitivo e il livello motivazionale di ogni candidato futuro insegnante. Il senso dell'educazione Dalle prime indiscrezioni su quanto contenuto nella finanziaria per il 2007 pare che vi siano provvedimenti che vadano nel senso di un incremento del rapporto alunni/docente, in linea con gli altri Paesi europei. Ovviamente i sindacati hanno da subito avviato la protesta, per altro alimentata dalla stesso Ministro Fioroni, che ancora una volta dimostra di non comprendere appieno i mali del sistema. La speranza, comunque, è che si chiuda questa stagione dominata da un frenetico spirito palingenetico e che si punti ad intervenire per correggere puntualmente le storture del sistema: le strutture, i libri di testo, il corpo docente e la burocrazia, che ha fatto assumere alla scuola i connotati di un vero agone politico. E' necessario puntare a riscoprire l'essenza primordiale di quella che deve considerarsi come una delle professioni più nobili. Educare, infatti, vuol dire fornire gli strumenti per essere liberi, per affrontare la vita con maggiore consapevolezza. Non risolvere adeguatamente e per tempo questi mali vuol dire consegnare il nostro Paese ed il nostro futuro a generazioni che non saranno mai in grado di affrontare le sfide che verranno. E sarà l'inizio della nostra stessa decadenza. Giovanni Postorino |