Convegno "Riqualificazione urbana e progetti metro…politani"

Comune di Bologna, 19 aprile 2002/Palazzo D'Accursio-Sala del Consiglio Comunale

Intervento del Sottosegretario di Stato all'Ambiente On. Francesco Nucara

"La città è la più grande invenzione dell'uomo: un centro di forze intellettuali, un magazzino di cultura e delle più diverse energie.

Città e civiltà sono sinonimi. Niente può sostituire la funzione civilizzante dei contatti individuali e di gruppo, gli incontri faccia a faccia, l'intrecciarsi di gruppi, le società e le associazioni che costituiscono la parte più nobile della vita di ogni individuo. Solamente la Città (in quanto fornisce ad ognuno una vasta panoramica di società) può offrire ad ognuno la possibilità di trovare un amico.

In breve mentre in un villaggio o in un sobborgo conosciamo tutti, le persone che "vorremmo" conoscere le troviamo solo in città. La città è il grande palcoscenico, i cittadini sono gli attori: ognuno ha un ruolo da interpretare nel dramma della vita quotidiana". (Theo Crosby)

Naturalmente la città è anche indice di relazione tra pubblico e privato. E' difficile rimanere anonimi. Tuttavia nel reticolo di interscambi con le aziende commerciali, gli enti pubblici, le visite museali ecc. è possibile conservare la propria privacy.

Le città, come gli individui, hanno un carattere particolare, degli elementi particolari caratteristici e identificabili frutto di stratificazioni a volte secolari o frutto di modernità come le new towns.

Essere città non significa quindi essere un grande agglomerato urbano, ma significa avere una propria strutturazione, significa avere delle funzioni che integrandosi tra di loro formano la struttura della città stessa e non si tratta quindi di una sommatoria di funzioni studiate a tavolino ma di tutte quelle correlazioni che in un gioco di equilibrio dinamico si intersecano tra di loro tanto da divenire inseparabili.

L'architetto o il tecnico in genere non crea la situazione ma cerca di creare qualcosa di pregevole e interessante all'interno di una situazione preesistente.

Di questo si è parlato oggi.

C'è un solo modo per creare una città visivamente ed economicamente dinamica; bisogna preordinare un gruppo appropriato di forze costruttive attraverso una gerarchia di valori che va dai pianificatori agli architetti ai costruttori e infine, ma in primis per importanza, alle indicazioni politiche che rappresentano l'anello di congiunzione con la società che governano.

Il pericolo cui si potrebbe andare incontro è rappresentato dalla relazione di tutti questi valori e dalla loro interpretazione.

I pianificatori per esempio spesso sono lontani dalla realtà edificatoria ed è un vero miracolo quando una parte del piano viene realmente attuata; e altrettanto spesso tutto ciò può avvenire per quanto concerne le indicazioni politiche.

Bisogna peraltro rendersi conto che le teorie sull'architettura e sulla pianificazione cozzano spesso con i valori preesistenti dai quali non si può prescindere.

Come in un orologio ogni parte della forma urbana è concatenata e svolge una propria funzione.

Destinazioni, attività e armonie formali hanno un ritorno di movimento univoco verso l'obiettivo pur con diverse velocità.

Si deve proporre un esperimento straordinario: la rivisitazione della vita cittadina, la sopravvivenza dell'uomo sociale.

Dobbiamo prendere coscienza, e a Bologna mi pare che questa coscienza sia patrimonio acquisito, che le città non possono continuare ad espandersi.

Dobbiamo creare nuove infrastrutture per alimentare e sostenere le città.

Le "nuove" città, devono crescere come nei secoli passati, sulla base di scambi e interazioni sociali. Una città è per definizione, un modello specifico di associazione, un modello unico per ogni popolazione in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo.

Per raggiungere questo scopo la città si deve sviluppare da principi che diano consistenza e unità all'organismo.

Si può definire il piano della città come il metodo di applicazione di questi principi.

E tutto questo acquista oggi una grande urgenza come diceva Patrick Geddes "Il mondo sta ora rapidamente entrando in un nuovo periodo di sviluppo civico, in cui il "progresso" non è più definibile in termini quantitativi di ricchezza o di popolazione, ma piuttosto in rapporto a caratteri qualitativi. L'ultima generazione ha dovuto impegnarsi in lavori di prima necessità, per i rifornimenti idrici, per l'igiene, ecc.; anche l'educazione elementare è stata introdotta e diffusa per cui alcuni, anche se sono stati pionieri a loro tempo, non possono fare a meno di considerare riuscito lo sviluppo delle nostre città. Invece è ormai sempre più urgente una nuova fase di sviluppo che assicuri condizioni migliori, più felici e nobili".