Intervento del sen. Del Pennino sulle dimissioni di Cossiga Signor Presidente, Colleghi senatori, i repubblicani nutrono nei confronti dei Presidente Cossiga sentimenti di antica stima ed amicizia. Sappiamo quante volte la sua storia di cattolico liberale si sia intrecciata con quella degli uomini più significativi della storia repubblicana del dopoguerra, da Ugo La Malfa a Giovani Spadolini. Abbiamo sempre apprezzato la sua passione civile e la particolare attenzione per il problema della garanzia delle libertà e dei diritti individuali, che ha rappresentato una costante del suo impegno politico, proprio perché nasce da una cultura giuridica autenticamente liberale. Anche i problemi sollevati da ultimo dal Senatore Cossiga in materia di intercettazione delle comunicazioni telefoniche dei parlamentari rispondono ad una corretta preoccupazione istituzionale. Non siamo infatti in presenza solo di accadimenti che incidono sulla tutela essenziale del diritto alla riservatezza di ogni persona, ma anche di una violazione di prerogative parlamentari che, malgrado in un recente stagione di ubriacatura giustizialista si sia cercato di ridurre a livello di privilegi castali, rispondono alla logica di tutela della libera funzione del parlamento. Il Presidente Cossiga ha voluto sottolineare la gravità del problema, rassegnando dimissioni da senatore a vita, che sono oggi al nostro esame, e ci ha sollecitato a prenderne atto, perché non intende dare al suo gesto valore meramente simbolico. Malgrado i sentimenti che nutrono nei confronti del senatore Cossiga e che ho prima ricordato , i repubblicani non possono però accogliere il suo invito. Riteniamo, invece, che proprio per la rilevanza del problema che egli ha sollevato, respingendo le dimissioni il Senato dimostrerà di far sua la denuncia del Senatore Cossiga sull'illiceità di ogni violazione dei diritti dei parlamentari, rafforzandola. E questo ci appare tanto più opportuno oggi, in presenza di un ingiustificato sciopero proclamato dalla Associazione Nazionale Magistrati, uno sciopero che suona quasi sfida a fronte delle sollecitazioni e le giuste preoccupazioni espresse dal Capo dello Stato. Uno sciopero che conferma il carattere di ordine e non di potere dello Stato, proprio della magistratura, come ha sempre sottolineato il Senatore Cossiga, ma che appare tanto più inquietante dal punto di vista costituzionale in quanto fatto contro il potere legislativo da parte di chi rivendica per sé il ruolo di potere dello Stato. Se vogliamo garantire che più non si ripeta quella indifferenza rispetto ad alcuni principi costituzionali che ha consentito, nel nome del primato dell'etica, indebite forme di supplenza che hanno caratterizzato la cosiddetta transizione italiana, vi è assoluta necessità di voci libere e autorevoli. Proprio il fatto che sciopero dei magistrati rischia di aprire una stagione di confusione, se non di conflitti istituzionali, rafforza la convinzione dei repubblicani sulla necessità che il Senato non sia privo di una voce autorevole e libera quale quella del Presidente Cossiga. |