"Il Sole 24 Ore" 16 giugno 2002

Fiat ed energia, la parola al Governo

Gli accordi con le banche e il ruolo di Via Nazionale sollevano delicati interrogativi

Sono stati comunicati ieri i termini dell'accordo tra banche, Fiat e Italenergia. L'intesa prevede la cessione da parte della Fiat del 14% del capitale Italenergia alle tre banche e la costituzione in pegno del restante 24,6 % a fronte di un finanziamento Citicorp, il tutto accompagnato da un contratto put and call verso Electricité de France che la Fiat dovrà obbligatoriamente esercitare in un senso o nell'altro all'inizio del 2005. L'accordo - si è letto sui giornali ­ è stato seguito passo passo dalla Banca d'Italia che venerdì pomeriggio avrebbe dato il proprio via libera.

Come Presidenti delle due Commissioni Permanenti del Parlamento che hanno responsabilità e competenza nella materia delle banche e del sistema finanziario l'una e delle Attività Produttive l'altra, dobbiamo formulare alcuni rilievi su questa operazione, sulla connessa situazione del gruppo FIAT e sull'azione delle banche più pesantemente coinvolte nel suo finanziamento, nonché porre al governo, in base a tali rilievi, una domanda conclusiva.

Il problema Italenergia. Quando venne annunziata, lo scorso anno, l'OPA di FIAT e Electricité de France su Montedison esprimemmo la preoccupazione che l'operazione celasse una vendita differita all'ente pubblico francese. Domandammo conto delle ragioni per le quali l'Italia dovrebbe privatizzare il settore della produzione di energia elettrica (cosa alla quale noi siamo, ovviamente, favorevoli) per consegnarne una quota rilevante a un ente pubblico di un altro paese. Queste domande furono accolte con palese fastidio.Vennero date ampie assicurazioni che così non sarebbe stato, che la FIAT era il titolare effettivo dell'operazione, che la partecipazione di EDF era puramente finanziaria, che in nessun caso EDF, almeno finché fosse restato un ente pubblico e monopolista in un mercato non liberalizzato, sarebbe divenuto il proprietario della Edison.

Oggi invece sta avvenendo, o potrebbe facilmente avvenire, proprio questo. Se comprendiamo bene, la FIAT viene costretta dalle banche - che evidentemente non si erano accorte lo scorso anno che non potevano finanziare tanto la FIAT che la Edison poiché incorrevano nei limiti patrimoniali che la Banca d'Italia dovrebbe far rispettare - a impegnare tutto il suo pacchetto azionario con una possibilità di ricomprarlo entro una certa data, e l'obbligo di cedere, in caso contrario, tutto a EDF. In sostanza vi è una larga possibilità che EDF ottenga quello a cui punta dal primo giorno: occupare una quota importante di mercato che si liberalizza potendo tra l'altro indebolire come vuole Enel, che compra una parte dell'energia elettrica da lei. "Tutto l'accordo gira intorno ai soldi e alle garanzie di Edf " ha scritto Repubblica ed ha aggiunto con sarcasmo giustificato che se l'auto dovesse continuare ad andar male EDF sarebbe "costretta" a ingoiare tutto. E' accettabile tutto questo? E se questo avviene, non lo si deve forse al fatto che si cerca di aiutare le banche ad uscire da un ginepraio nel quale si sono cacciate per propria miopia e per incapacità a valutare i rischi? E' giusto, come conseguenza di questo, consegnare a un monopolista pubblico di un altro paese una quota rilevante del settore energetico italiano? Il Commissario europeo alla concorrenza Monti non ha nulla da dire a questo proposito?

Il problema FIAT. Sentiamo dire che questa operazione fa parte del piano di interventi e di sostegno della FIAT messo a punto dalle banche. Noi non riusciamo a vedere i contorni di questo piano. Un piano per la FIAT deve contenere, in primo luogo, la risposta al quesito se la FIAT resterà nel settore auto o ne uscirà. Noi riteniamo che, nell'interesse nazionale, la FIAT debba restare nel settore auto. Temiamo che le banche stiano premendo perché essa ne esca e ne esca al più presto in modo da riportare a casa i finanziamenti concessi. Qui vi sono, a nostro avviso, degli interessi in conflitto. Noi pensiamo che l'interesse nazionale oggi non coincida con quello delle banche. E il fatto che tutto questo avvenga sotto il controllo della Banca d'Italia non solo ci sembra istituzionalmente dubbio, ma non ci tranquillizza più dal punto di vista della difesa dell'interesse nazionale.

Il problema Banca d'Italia. Via Nazionale ha la responsabilità della vigilanza prudenziale sul sistema bancario. Si può discutere se, nel caso in questione, la abbia esercitata tempestivamente. Ma non rientra, a noi sembra, nei compiti di vigilanza la scelta di soluzioni ai problemi industriali. Se la Banca d'Italia diviene il regolatore delle scelte di politica industriale, essa assume responsabilità di governo e non può che essere soggetta agli stessi controlli di accountability ai quali è soggetta l'azione del Governo italiano: per esempio non potrebbe esimersi dall'esporre al Parlamento i propri orientamenti e di rispondere delle proprie decisioni. Questi avvenimenti, pertanto, imporranno al Parlamento una riflessione approfondita in sede di esame dei disegni e progetti di legge di riforma delle Autorità indipendenti.

Da questi rilievi segue una domanda al Presidente del Consiglio. Vista l'importanza del problema FIAT e del problema energia dal punto di vista dell'interesse nazionale, non ritiene Silvio Berlusconi che sia indispensabile che di questo complesso dossier si occupi direttamente ed esplicitamente il Governo stesso? E' ovviamente una questione delicata da molti punti di vista, ma il Governo non può essere assente, come oggi appare, davanti a problemi di questa portata o limitarsi ad annunziare provvedimenti che hanno addirittura l'effetto di paralizzare il mercato in attesa di decisioni che poi non si materializzano.

Giorgio La Malfa, Presidente della Commissione Finanze, Camera dei Deputati
Bruno Tabacci, Presidente della Commissione Attività Produttive, Camera dei Deputati