Intervista di Nucara alla rivista "Progress" "In principio furono Mazzini e Garibaldi…" Il nuovo segretario del Pri, Francesco Nucara guida un partito che si
è rinnovato, ma senza perdere di vista le proprie origini, che
risalgono al nostro Risorgimento. Segretario, in vista delle prossime amministrative il suo Partito come intende muoversi? Stringerete alleanze locali diversificate, oppure su tutto prevarranno gli accordi "nazionali"? Al Congresso di Bari il partito ha scelto una nuova collocazione politica
e pertanto dobbiamo riempire quella scelta di comportamenti coerenti,
anche in sede locale. Di conseguenza abbiamo deciso di compiere uno sforzo
e presentare, nei Comuni superiori ai 15.000 abitanti, il maggior numero
possibile di liste con il simbolo dell'Edera e collegate allo schieramento
delle forze politiche della Casa delle Libertà. Tale decisione
è stata presa in una riunione del Consiglio nazionale del Partito,
appositamente convocato per discutere i programmi e definire il quadro
delle alleanze per le elezioni amministrative del 26 maggio, in sintonia
con le decisioni congressuali di Bari. La riforma dell'articolo 18 rischia di costruire un vero e proprio "muro" tra le parti sociali ed il governo. Qual è la posizione del suo partito su un tema di scottante attualità? Rispondere a questa domanda dopo il barbaro assassinio del professore
Marco Biagi rischia di ingenerare possibili sospetti di strumentalizzazione,
che voglio assolutamente evitate, per cui farò esclusivo riferimento
a quanto, a proposito, pubblicato nella "Nota politica" del 19 marzo sul
Sito Internet del partito. In quella nota era testualmente scritto " L'esigenza
di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro- in Europa,
non solo in Italia- è stata di recente ribadita dal vertice di
Barcellona. Quanto all'articolo 18, l'Italia è ormai il solo paese
europeo ad adottare una forma di tutela (apparente) così rigida,
né dal sindacato sono venute proposte alternativa che non fossero
puramente tattiche. Conflitto d'interessi: la maggioranza ha approvato una legge alla Camera, molto molto discussa sia nel nostro Paese che dai nostri partners europei. Secondo Lei le proteste dell'opposizione sono destinate a modificare l'impianto della legge nella sua globalità? La legge sul conflitto di interessi varata di recente dalla Camera, dalla
sola maggioranza del Polo per l'abbandono dell'aula delle opposizioni,
ha avuto indubbiamente molte critiche, alcune anche molto sfavorevoli
come quelle del professore Sartori. Ma anche altre favorevoli come quello
del professori Cassese e di altri. Questo per sottolineare che su argomento
così complessi e nuovi, non vanno assunte posizioni superficiali
o pregiudiziali. L'attuale testo di legge sul conflitto di interessi nasce
dal vuoto legislativo del centro-sisnistra che pur avendo avuto a disposizione
alcuni anni non ha ritenuto opportuno definire legislativamente i complessi
problemi inerenti la questione, che non riguarda soltanto Berlusconi. L'opposizione di centro-sinistra sta cercando di riorganizzarsi e di trovare nuovi leader. Come crede che si risolverà questa "crisi d'identità" della sinistra? Ugo La Malfa ha svolto per lungo tempo un "confronto" sul ruolo della
sinistra in una società occidentale moderna. Anche se i tempi sono
mutati e la nostra attuale collocazione politica è oggi antitetica
a quella dei DS, cerchiamo di mantenere aperto nella distinzione dei ruoli
il filo di quel confronto. Siamo comunque interessati alla risoluzione
della crisi della sinistra, primo perché la logica "del tanto peggio,
tanto meglio" non ci appartiene e poi perché riteniamo che una
sinistra riformista, collegata con la sinistra europea, aiuti la dialettica
politica tra maggioranza ed opposizione. In Italia il bipolarismo sembra ormai alterarsi sempre più. Nel polo Ccd e Cdu si uniscono, mentre nell'Ulivo quattro partiti si sciolgono nella Margherita. In questo scenario che valore e valenza hanno un simbolo e un partito come quello che Lei dirige? I repubblicani, già negli anni del "bipartitismo imperfetto"
Dc- Pci, prediligevano, nel quadro di un sistema pluripartitico fondato
sul modello elettorale di tipo proporzionale , la politica dei contenuti
a quella degli schieramenti. A maggior ragione, sullo sfondo di un bipolarismo
incerto e non definito come quello odierno , sono ancora i contenuti che
dovrebbero caratterizzare le diverse componenti delle due coalizioni competitive.
Nella democrazia maggioritaria, centro-destra e centro-sinistra dovrebbero
confrontarsi e definirsi sulle grandi scelte poste dinanzi al Paese (nell'economia
e nell'amministrazione) e non già sui totem da agitare come bandiere
dei due contrapposti schieramenti. Ecco il senso della presenza del Partito
Repubblicano, oggi schierato con il centro-destra, in quanto ritiene che
soprattutto sui temi dell'economia e del lavoro il centro-sinistra è
segnato da contraddizioni insanabili, peraltro puntualmente denunciate
da settori, oggi minoritari, di quella che ama definirsi "sinistra di
governo". A. M. "Progress" maggio 2002 |